paola taverna giuseppe conte

“SE LO SPECCHIO NON PUÒ SPUTARVI, ALLORA FORSE POTREBBE INIZIARE A FARLO QUALCUNO DI NOI” - NEL M5S E’ CACCIA AI “TRADITORI” (CIRCA UNA TRENTINA) CHE POTREBBERO VOTARE LA FIDUCIA AL GOVERNO - LA SENATRICE GIULIA LUPO AZZANNA I DISSIDENTI: “OGNUNO FA LE SUE SCELTE, MA AI TIRATORI SCELTI RIMASTI NEL MOVIMENTO CHIEDO DI LASCIARE ADESSO” - NELLE CHAT CORRE IL DISSENSO: “SEMBRA L'INQUISIZIONE”, “BRUTTO CLIMA”, “CHI È IN DISSENSO VIENE ADDITATO COME UN PUPAZZO DI DI MAIO” - UNA SITUAZIONE CHE GONFIA LE FILE DEGLI SCONTENTI E DI CHI È CONVINTO CHE IL PARTITO ORMAI SIA NELLE MANI DEI CONTIANI…

Federico Capurso per “la Stampa”

 

mario draghi giuseppe conteu

C'è chi sta al mare, chi sul balcone di casa, chi in treno e chi prepara il pranzo. Alla ventiduesima ora di assemblea in videocall, iniziata sabato mattina, andata avanti a singhiozzo per tutta la giornata di domenica e rinviata a questa mattina (per concludersi? Chissà), i parlamentari del Movimento 5 stelle sono evidentemente sfibrati.

 

Persino Giuseppe Conte, dopo essere apparso in collegamento, decide di spegnere telecamera e microfono. «Ma Giuseppe è ancora connesso?», si chiedono gli eletti nelle chat. Qualcuno lo definisce «un momento di confronto», ma è il solito sfogatoio amplificato dalle paure e dai veleni che ormai, quando sembra non ci sia più nulla da perdere, scorrono a fiumi negli interventi di deputati e senatori.

 

conte taverna

Ore di riunioni, di «usciamo» e di «restiamo» lanciati l'uno contro l'altro, per poi non arrivare ad alcuna decisione sulla permanenza o meno nel governo. L'ordine del leader, d'altronde, è di aspettare: «Decida Draghi». I vertici stanno pensando a un documento in cui ribadire la linea del Movimento «per evitare che vengano distorte le nostre posizioni». Una trasposizione, in sostanza, dell'intervento in video di Conte affidato sabato sera ai social, integrato magari da una sintesi di quel che emerge dall'assemblea congiunta.

 

giuseppe conte mario draghi

L'obiettivo è renderlo pubblico prima di mercoledì, quando Mario Draghi parlerà alle Camera, ma è ancora un'ipotesi. Prima di prendere una decisione, tutti aspettano di capire quello che succederà in questi giorni, se arriveranno o meno dei segnali da palazzo Chigi.

L'assemblea congiunta, convocata ormai in modo permanente, alternata dalle riunioni ristrette del Consiglio nazionale, offre però uno specchio della spaccatura interna al partito. Serve a contarsi, a capire quanti sono con Conte e quanti invece potrebbero dire addio per rinnovare la fiducia al governo.

 

alessandra todde mario turco giuseppe conte paola taverna michele gubitosi 2

Un contiano con il pallottoliere alla mano, a fine giornata, fa di conto: «46 parlamentari intervenuti finora sono sulla linea del leader, 19 sono per dare la fiducia a Draghi, 3 gli indecisi». Bilancio che aiuta a tenere la nave in fase di galleggiamento, ma che non può lasciare sereni. Se si confermasse il trend, potrebbero salutare il Movimento una trentina di eletti, ma alcuni si dicono certi che il numero degli addii sia più alto, gonfiato dai malumori silenziosi e dalla «caccia ai traditori» animata dai falchi M5S.

 

giulia grillo a un giorno da pecora

Il ministro Federico D'Incà interviene per provare a portare temi e ragionamenti concreti sul tavolo, espone i rischi per il Pnrr, quelli di andare al voto- «con questa legge elettorale sarebbe un disastro» - e chiede una «tregua» tra Conte e Draghi. Gli altri esponenti di governo, pur con tutte le sfumature del caso, la pensano allo stesso modo. Si chiede calma, prudenza. L'ex ministra Giulia Grillo ricorda che «fare opposizione è legittimo, ma non darà risposte a chi oggi si lamenta, per dare risposte si deve stare nel governo».

 

giulia lupo

Le rispondono i contiani, ricordando le umiliazioni subite dal Movimento e la discussione prosegue animata ma serena fino a quando arriva il turno della senatrice Giulia Lupo. Un tempo vicina a Virginia Raggi, oggi ala dura, durissima dei falchi contiani: «Rispetto le idee di tutti, ognuno fa le sue scelte, ma ai tiratori scelti rimasti nel Movimento chiedo di lasciare adesso. Se lo specchio non può sputarvi, allora forse potrebbe iniziare a farlo qualcuno di noi». Occhi sgranati. Le truppe dei contiani d'assalto proseguono sulla stessa scia, lanciano «abbracci ai traditori», attaccano frontalmente chi ha espresso contrarietà. Maria Soave Alemanno, che ha annunciato che darà la fiducia al governo Draghi, viene messa all'angolo.

 

PAOLA TAVERNA GIUSEPPE CONTE

Leonardo Donno, Gilda Sportiello e Sebastiano Cubeddu sono i più agguerriti. «Sembra l'Inquisizione», «brutto clima», «chi è in dissenso viene additato come un pupazzo di Di Maio» si lamentano alcuni eletti nelle chat. Un atteggiamento che non fa altro che gonfiare le file degli scontenti e di chi è convinto che il partito ormai sia nelle mani dei contiani. «Padronale», come lo definisce proprio Di Maio. E sarà certo più compatto, di questo passo. «Fino a quando - dice con amarezza una deputata a La Stampa - sarà impossibile cacciare qualcuno, perché sarà rimasto solo Conte».

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....