giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

GIORGIA TORNA IN MODALITÀ “SFASCIO TUTTO IO” – MELONI ORGANIZZA IL VERTICE DI MAGGIORANZA A CASA SUA , SCORTATA DA GIORGETTI, E INVITA SALVINI E TAJANI A DARSI UNA CALMATA CON LE  RICHIESTE DI MODIFICA ALLA MANOVRA PERCHÉ I SOLDI NON CI SONO: “NIENTE BANDIERINE, DECIDE IL MINISTRO DELL'ECONOMIA” – LA DUCETTA HA FATTO SAPERE AGLI ALLEATI CHE SI TERRA’ LE DELEGHE DEL MINISTRO FITTO “ALMENO FINO ALL’INIZIO DEL 2025”

Estratto dell’articolo di Francesco Olivo per “la Stampa”

 

meloni salvini tajani

Nella nuova casa di Giorgia Meloni, sulla strada che porta al mare, vanno messe a punto alcune cose. Non molte, non ce n'è il tempo (Antonio Tajani arrivando precisa di avere una cena con il suo omologo francese) ma importanti. C'è la manovra da sistemare, ma anche un andamento generale, nella maggioranza, da riaddrizzare. Il clima tra i leader, oltre ai vicepremier c'è anche Maurizio Lupi, non è teso, d'altronde tra la vittoria della Coppa Davis e l'atmosfera domestica di una domenica prenatalizia non si presta ad asprezze.

 

VORTICE DI MAGGIORANZA - IL GIORNALONE - LA STAMPA

[…] Gli alleati litigano sulle misure da inserire in manovra e vengono invitati a darsi una calmata. La padrona di casa mette in chiaro alcuni aspetti, anche per evitare ulteriori zuffe. Il primo è la sostituzione di Raffaele Fitto, che fra due giorni diventerà vicepresidente della Commissione europea. Meloni informa gli alleati che le deleghe del ministro trasferitosi a Bruxelles resteranno a Palazzo Chigi, «quantomeno fino all'inizio del prossimo anno». Una maniera per prendere tempo su una decisione complessa.

 

Altra urgenza è la nomina di quattro giudici costituzionali: il parlamento si riunirà in seduta comune giovedì prossimo, ma anche stavolta la fumata sarà nera, perché l'accordo con le opposizioni ancora non c'è. I leader della maggioranza concordano: tutto rimandato di una settimana.

 

raffaele fitto giorgia meloni - foto lapresse

Ma è la manovra il piatto forte. Il passaggio chiave della nota diffusa da Palazzo Chigi, secondo gli esegeti notturni della maggioranza, è questo: «I leader hanno dato mandato al ministro Giorgetti di valutare, alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte».

 

Parole che vanno lette così: nessuno si deve intestare le misure della manovra, che vanno sempre condivise. E in ogni caso quello che decide è il ministro del Tesoro, uno che per ruolo e indole non è amante delle avventure. È in definitiva la riproposizione del solito monito della premier: «Niente bandierine».

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 2

Quello che, per l'appunto, è un film già visto, stavolta assume altri significati. I vessilli, infatti, non vengono esibiti dai partiti soltanto in occasione della manovra. Il discorso di Meloni va molto più in là, visto che i temi su cui ognuno sta andando per conto suo, all'interno della maggioranza, sono diventati, ai suoi occhi, troppi. I parlamentari sono i primi a notarlo, ormai su quasi tutti i provvedimenti c'è una corsa a distinguersi che non promette nulla di buono per i prossimi mesi.

 

[…]  Anche questo vertice, come quello della scorsa estate, è stato sollecitato da Antonio Tajani. Secondo l'interpretazione che ne dà Fratelli d'Italia, lo scopo di fondo di questa richiesta è certificare che i post berlusconiani hanno ormai consolidato il sorpasso sulla Lega e che «siamo il terzo partito nazionale», come ricordato da Tajani dopo le elezioni in Umbria. Il ministro degli Esteri sottolinea di non voler passare all'incasso, ovvero di non pretendere ministri o sottosegretari in più. Ma, senza disconoscere il politichese, Tajani chiede un «riequilibrio» sui temi.

 

s-fascio tutto io - poster by macondo

Un parlamentare azzurro è più esplicito: «Abbiamo dovuto accettare l'autonomia, che tanti problemi ci sta creando e dobbiamo essere ricompensati». Forza Italia spera che il primo terreno della compensazione possa essere la manovra, ma Giorgetti e Meloni non lasciano speranze.

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…