“NESSUNA DECISIONE” – SULL’UCRAINA L’EUROPA È PARALIZZATA. ANCHE TRA I CINQUE PAESI CHE PIÙ SUPPORTANO KIEV (GERMANIA, FRANCIA, ITALIA, POLONIA E GRAN BRETAGNA) NON È EMERSA UNA RISPOSTA IMMEDIATA ALL’AVANZATA RUSSA. TUTTO FERMO IN ATTESA DELLA SCELTA DELL’UE CIRCA L’USO DEI 200 MILIARDI DI EURO DI BENI RUSSI CONGELATI – GLI IMBARAZZI PER LO SCANDALO CORRUZIONE NEL GOVERNO DI ZELENSKY E LA FRENATA ITALIANA SULLE ARMI DOPO I DUBBI NELLA LEGA DEL FILOPUTIN SALVINI - L’ALTO RAPPRESENTANTE PER LA POLITICA ESTERA DELL’UNIONE, KAJA KALLAS: “SE VOGLIAMO LA PACE, PREPARIAMOCI ALLA GUERRA”
Claudio Tito per repubblica.it - Estratti
TUSK - VON DER LEYEN - STARMER - MELONI - ZELENSKY
«Non ci sono decisioni». È questa la formula utilizzata a Bruxelles per descrivere la linea scelta dell’Europa dinanzi alla nuova e violenta offensiva russa in Ucraina. Un rischio paralisi che si è materializzato con evidenza venerdì scorso pomeriggio a Berlino, nel corso vertice del “Gruppo dei Cinque” (i ministri della Difesa di Italia, Germania, Francia, Polonia e Gran Bretagna).
Anche tra i cinque Paesi che più supportano Kiev non è infatti emersa una risposta immediata all’avanzata russa. Alcune divergenze sono emerse anche in quella occasione. L’Italia, ad esempio, non ha nascosto qualche incertezza anche in virtù dei dubbi emersi nella maggioranza di governo e nel caso specifico nella Lega di Matteo Salvini.
Ma soprattutto la situazione sembra imbalsamata in attesa della scelta da parte dell’Ue circa l’uso dei beni russi congelati. Quei 200 miliardi di euro che potrebbero essere “scongelati” per aiutare l’Ucraina.
VERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI
La Commissione europea dovrebbe formulare nei prossimi giorni uno stratagemma giuridico per attingere senza rischi al “pozzo” dei beni di Mosca bloccati nel Vecchio continente. E poi toccherà al Consiglio europeo di fine dicembre la scelta. Fino ad allora, però, l’Ue non appare pronta a fare altro.
Perché nessuno degli Stati membri sa con certezza se nel 2026 dovranno essere messi a bilancio al tre risorse per supportare Kiev. Il “niet” del Belgio (ma non solo il suo) e i moniti della Bce - che non vuol sentire parlare di confische - sta di fatto bloccando nuove operazioni a sostegno dell’Ucraina e ulteriori consegne di armi.
foto di gruppo vertice alla casa bianca con zelensky e i leader europei foto lapresse
Dinanzi alle richieste di aiuto di Volodymyr Zelensky, infatti, sono in particolare la Germania (che ha stanziato altre risorse ad hoc) e la Francia a rispondere con continuità. Non a caso l’unico concreto messaggio lanciato dal “Gruppo dei Cinque” riguarda «la cooperazione dei partner euro-atlantici rafforzando le connessioni tra le rispettive industrie belliche e sforbiciando la burocrazia sugli appalti».
«La verità – ha detto ieri l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’Unione, Kaja Kallas in un videomessaggio alla maratona per la pace organizzata a Roma dalla Cisl - è che se si inizia a investire nella difesa quando ne abbiamo veramente bisogno, è già troppo tardi, e lo è anche oggi. Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra». E «se non siamo preparati mettiamo a rischio ogni euro che spendiamo per scuole, ospedali e settori culturali». Non è la prima volta che la vicepresidente estone della Commissione europea usa parole nette per contrastare la minaccia russa, avvertendo che il Cremlino conosce una sola lingua: «Quella della forza».
Nello stesso tempo la Nato e l’Ue puntano sull’idea che l’offensiva dell’esercito putiniano possa finire nei prossimi giorni. L’inverno ha infatti sempre rallentato le manovre russe e questo dovrebbe dare il tempo anche ai rifornimenti europei di prendere consistenza dopo questa fase di stasi.
GIORGIA MELONI VOLODYMYR ZELENSKY
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conferenza per la ricostruzione dell ucraina a roma
ursula von der leyen olena e volodymyr zelensky giorgia meloni - conferenza per la ricostruzione dell ucraina a roma
