angela merkel frans timmermans

BUON VISEGRAD A CATTIVO GIOCO – I PAESI DELL’EST E UNA FRONDA DEL PPE STOPPANO LA CANDIDATURA DI TIMMERMANS COME PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, GRADITO DALLA MERKEL – LA VENDETTA DI ORBAN E LA FINE DELLO STRAPOTERE DI ANGELONA, CHE NON RIESCE PIÙ A IMPORRE LA SUA VOLONTÀ AGLI ALTRI PAESI IN EUROPA – BCE, PARLAMENTO E CONSIGLIO: IL RISIKO DELLE NOMINE...

 

1 - NOMINE UE, RIVOLTA CONTRO MERKEL

Ivo Caizzi per il “Corriere della Sera”

 

FRANS TIMMERMANS

Una sollevazione nel partito popolare e dei quattro Paesi dell' Est del gruppo Visegrád ha frenato la candidatura del vicepresidente socialista della Commissione europea, l' olandese Frans Timmermans, come prossimo numero uno dell' istituzione al posto dell' uscente lussemburghese Jean-Claude Juncker. Ma nel Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo dell' Ue a Bruxelles, prolungato nella notte per concordare i presidenti di Commissione, Consiglio dei governi, Banca centrale europea (Bce), Europarlamento, e il responsabile Esteri dell' Ue, una mediazione del premier bulgaro Boris Borisov ha poi cercato di recuperare il «pacchetto» con l' olandese, gradito alla cancelliera tedesca Angela Merkel anche per la presidenza dell' Europarlamento al suo connazionale e compagno di europartito Manfred Weber.

 

MERKEL ORBAN

«Non sarà molto facile prendere decisioni», ha ammesso Merkel già entrando nel summit. Il presidente francese Emmanuel Macron dei liberali RE ha addirittura ridotto il negoziato a «tre nomi», rinviando «quello della Bce un po' più avanti» e la soluzione per la Camera Ue.

 

merkel con manfred weber

«Per me è importante evitare un conflitto interistituzionale tra il Consiglio e il Parlamento», ha spiegato Merkel, riferendosi alla volontà degli eurodeputati di difendere il sistema degli Spitzenkandidat , i candidati dei due maggiori partiti, Weber dei popolari (Ppe) e Timmermans per i socialisti (S&D), presentatisi alle elezioni europee come successori di Juncker. Il Ppe ha avuto più seggi e, quindi, Weber sarebbe dovuto prevalere sull' olandese.

 

EMMANUEL MACRON PEDRO SANCHEZ DONALD TUSK ANGELA MERKEL

Ma, per la prima volta, Ppe e S&D hanno bisogno del liberali di RE e forse anche dei verdi per fare maggioranza. A quattro, Weber è rimasto minoritario. Al vertice del G20 a Osaka il presidente polacco del Consiglio Ue Donald Tusk, dopo incontri con Merkel, Macron e il premier spagnolo Pedro Sánchez, ha mediato il «pacchetto» con Timmermans alla Commissione e Weber a capo dell' Europarlamento. Ma il premier ungherese Vicktor Orbán, che è stato messo sotto accusa da Timmermans per violazioni dello Stato di diritto in Ungheria e ha replicato contestando i noti rapporti dell' olandese con George Soros, ha definito «errore storico» l' eventuale nomina.

Frans Timmermans

 

Gli altri tre premier di Visegrád (Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia) e, a distanza, il vicepremier Matteo Salvini hanno appoggiato Orbán. Ma, soprattutto, altri leader popolari hanno bocciato Timmermans. «Come Ppe non abbiamo approvato il pacchetto di Osaka», ha detto il premier irlandese Leo Vardkar. Il presidente dell' Europarlamento Antonio Tajani ha detto di continuare a «sostenere il principio dello Spitzenkandidat e la candidatura di Weber» per il dopo Juncker.

 

TIMMERMANS MAGLIETTA ROMA

Il summit è continuato oltre le due di notte con esito incerto. Vanno accontentati i tre o quattro partiti della futura maggioranza nella Camera Ue. Serve rispettare equilibri tra Paesi grandi e piccoli come tra quelli di Nord, Sud ed Est. In più ci sono le «quote rosa». Il premier Giuseppe Conte ha incontrato separatamente Merkel, Macron e i quattro premier di Visegrad.

 

Ha evidenziato dubbi giuridici sul principio dello Spitzenkandidat e di avere «le mani libere» per la scelta. Punta a ottenere uno dei commissari Ue «con portafoglio economico di peso», che verranno decisi successivamente. Ha anche cercato alleanze per evitare il rischio di una procedura d' infrazione Ue per l' alto debito, offrendo in cambio appoggio nel solito «mercato delle vacche» per le euronomine, dove la competenza e le capacità dei candidati spesso risultano trascurate.

 

2 - LITE SUL NOME DELL' OLANDESE LA NOTTE IN CUI ANGELA CAPÌ I NUOVI LIMITI DEL SUO POTERE

Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

salvini orban

Doveva essere l' ultimo atto, il capolavoro finale con cui Angela Merkel si congedava dall' Europa. Come sempre «leading from behind», guidando da dietro, la cancelliera aveva individuato il possibile compromesso, quello in grado di accontentare un po' tutti e soprattutto salvaguardare l' interesse della Germania, o meglio quello suo personale.

 

Il socialista olandese Frans Timmermans alla presidenza della Commissione; il popolare bavarese Manfred Weber consolato con la presidenza del Parlamento europeo, possibilmente per l' intera legislatura; la Banca centrale a un francese. Il resto intendenza di lusso, cercando di trovare due nomi, per la presidenza del Consiglio europeo e l' Alto rappresentante per la politica estera, in grado di conciliare platonicamente i criteri di genere, provenienza geografica, appartenenza politica, non necessariamente in quest' ordine.

Viktor Orban

 

E invece è diventato il finale di una tragedia wagneriana, un Götterdämmerung , una caduta degli dei dove Angela Merkel ha toccato con mano i nuovi limiti del suo potere, l' improvvisa inabilità a convincere tutti, per forza e per amore, ad accettare il suo schema. Comunque andrà a finire, mentre nella notte i capi di Stato e di governo si infilavano nell' ennesima maratona nel tentativo di giungere a un compromesso, nulla sarà più come prima. L' era di Angela Merkel, che per 14 anni è stata la madre d' Europa, volge al termine.

 

manfred weber

Come avevamo anticipato sabato scorso, non era affatto scontato che il piano di Merkel andasse in porto. Quello che non era possibile immaginare era il copione drammatico che ha scandito le ultime ore. Che lo schema merkeliano fosse osteggiato dai Paesi di Visegrád, Polonia in testa,non era un mistero per nessuno.

 

andrej babis

«Temo che questa persona non sia veramente quella in grado di unire l' Europa», ha detto il premier ceco, Andrej Babis arrivando al vertice, riferendosi a Timmermans. Che l' Italia avesse molte perplessità e probabilmente avrebbe chiesto precise contropartite era anche abbastanza prevedibile. Fra l' altro, con i quattro di Visegrád e l' astensione inglese, un no eventuale di Roma costituirebbe una minoranza di blocco all' interno del Consiglio europeo, che deve votare sulla presidenza della Commissione Ma nessuno aveva previsto la virulenza della fronda interna. «Merkel non parla per sé, parla per la Germania», ha detto il premier lettone, Krisjanis Karins, uno dei negoziatori del Ppe, uscendo dal meeting dei popolari. Una dichiarazione inaudita, impensabile ancora pochi mesi fa.

conte merkel

 

Una dichiarazione che tradisce la rivolta dei peones cristiano-democratici, cui non sono estranei anche i repubblicani francesi e Forza Italia, ancorché ormai a ranghi ridotti.

Poi è arrivata la lettera di Viktor Orbán al presidente del Ppe, Joseph Daul. Attualmente sospeso, ma abilissimo nel saper toccare le corde profonde dei popolari, il premier ungherese ha definito «un errore storico» l' eventuale nomina di Timmermans al vertice della Commissione e in ogni caso una «umiliazione» per il Ppe.

 

Ma la lettera di Orbán ha anche il valore di un avvertimento: sono pronto a uscire dal Ppe, sembra dire il tribuno magiaro, adombrando lo spettro di una disintegrazione di quella che a tutt' oggi è ancora la più grande famiglia politica europea.

TIMMERMANS

 

Così è cominciata la lunga notte di Angela Merkel e di Frans Timmermans, l' Olandese Volante, l' uomo che parla sei lingue e ieri pomeriggio sembrava vicino a vincere la partita della vita e invece dovrà ancora aspettare per conoscere il proprio destino. Quando in campagna elettorale, in una fase nelle quale le sue chance sembravano davvero pochine, gli avevo chiesto se fosse più facile che lui diventasse presidente della Commissione europea o che la Roma arrivasse in finale di Champions League, Timmermans aveva risposto: «Nel calcio come in politica, bisogna giocarsela». Non è detto che gli vada meglio della sua squadra del cuore.

ANDREJ BABISANGELA MERKEL TREMORI

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