“NON SARANNO LE CORRENTI DEM AD AFFONDARE ELLY SCHLEIN” – L’ANALISI DI STEFANO FOLLI DOPO LE RIUNIONI DEL CORRENTONE DI FRANCESCHINI-ORLANDO-SPERANZA A MONTEPULCIANO E DEI RIFORMISTI DEM A PRATO: “I PASSAGGI DECISIVI PER LA SEGRETARIA PD SONO ALTRI: IL REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA DI PRIMAVERA, LA NUOVA LEGGE ELETTORALE E INFINE LA POLITICA ESTERA. SI PARLA SEMPRE DI PIÙ DI "GUERRE IBRIDE" E QUESTO GENERA INSTABILITÀ NELL'OPPOSIZIONE, DOVE LE LINEE SUL CONFLITTO IN UCRAINA SONO PIÙ DI UNA E CONTRADDITTORIE FRA LORO…”
Stefano Folli per "la Repubblica" - Estratti
DARIO FRANCESCHINI - ELLY SCHLEIN
È cambiato poco o nulla nel Pd dopo il convegno di Montepulciano. Certo, il "correntone" di Franceschini può esibire numeri interessanti, ben dislocati nelle geometrie di partito. Ma Elly Schlein ne è uscita bene: nel senso che ai fini del potere e delle strategie prossime venture, lei continua ad avere in mano le carte che le servono.
Per il congresso si vedrà, ma quel che conta adesso nella maggiore forza del centrosinistra non sono i convegni e nemmeno i congressi. C'è altro di cui preoccuparsi, come tutti hanno compreso.
A Montepulciano si sono riuniti quanti avevano bisogno di riconoscersi e di sentirsi ancora parte di una comunità politica. Ci sono riusciti in parte, attraverso una lunga sessione di riflessioni e discorsi, alcuni ben costruiti (non tanti, per la verità: eccellente Gianni Cuperlo).
LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD
(...) Per quanto Elly Schlein sia poco amata e anzi spesso mal sopportata, non c'è al momento un'alternativa e non ci sarà nel prossimo futuro.
Quindi una nuova corrente, sia pure corposa, serve forse a guadagnare qualche spazio non decisivo nell'organigramma interno, ma soprattutto a farsi rispettare quando si faranno le liste elettorali. In altre parole, se l'istinto della segretaria fosse quello di divorare tutta intera la vecchia guardia per far posto ai propri fedeli della prima e dell'ultima ora, Franceschini e i suoi dovrebbero avere la forza per opporsi e spuntare qualche risultato con le candidature.
Viceversa i passaggi decisivi, quelli in grado di cambiare gli equilibri anche prima della fine della legislatura, sono altri. In primo luogo il referendum sulla giustizia di primavera. Una vittoria del Sì, quindi a favore della riforma Nordio, avrebbe effetti di non poco conto nel centrosinistra, inteso come alleanza (e rivalità) privilegiata tra Pd e M5S.
Avverrebbe lo stesso, è naturale, in caso di successo del No: in questo caso sarebbe la maggioranza a subire un serio contraccolpo.
Ma restiamo all'ipotesi del Sì. Verrebbe meno un caposaldo della campagna anti-meloniana come minaccia costante alla democrazia. Tutta l'architettura massimalista all'insegna di "nessun nemico a sinistra", come si diceva un tempo, andrebbe ripensata. E questo coinvolgerebbe il Pd della Schlein molto più dei 5S di Conte, inattaccabili nella loro logica. Certo, in quel caso le ambizioni dell'avvocato — farsi candidare a Palazzo Chigi a nome della coalizione — verrebbero ridimensionate.
Viceversa, se vincesse il No e nel contempo fosse approvata una nuova legge elettorale, la minaccia a Elly Schlein verrebbe ancora una volta dall'alleato-rivale, più che mai proteso verso l'indicazione come premier per il centrosinistra.
Diversa, ma non troppo, la situazione con l'attuale modello elettorale: il più idoneo se l'obiettivo è una sostanziale "impasse" tra Camera e Senato, risultato che offrirebbe a Mattarella un considerevole margine d'intervento.
Altro tema in grado di smuovere il terreno sotto i piedi della segretaria, la politica estera. Si parla sempre di più di "guerre ibride" e questo genera instabilità nell'opposizione, dove le linee sul conflitto in Ucraina sono più di una e contraddittorie fra loro.
giorgio gori lorenzo guerini filippo sensi marianna madia pina picierno lia quartapelle
ANDREA ORLANDO - ELLY SCHLEIN - MEME BY EDOARDO BARALDI

