
ORO ALLA PATRIA! - GIORGIA MELONI PARE ESSERSI DIMENTICATA LA SUA BATTAGLIA PER RIPORTARE NEL NOSTRO PAESE L'ORO ITALIANO CUSTODITO NEGLI USA - CON QUELLO SVALVOLATO DI TRUMP ALLA CASA BIANCA, LE 1061 TONNELLATE DI LINGOTTI (PIÙ DEL 40% DEL TOTALE DELLE RISERVE AUREE) CHE SI TROVANO IN AMERICA NON SONO AL SICURO - IL CAMALEONTISMO DELLA PREMIER, CHE NEL 2019 STREPITAVA: "IL FUTURO GOVERNO CON FRATELLI D’ITALIA RESTITUIRÀ L’ORO AGLI ITALIANI. È UNA PROMESSA!"
Estratto dell'articolo di Alessandro Barbera per "la Stampa"
«Rimpatriare e salvare subito l’oro italiano! Mentre Russia e Cina da anni continuano a comprare oro per liberarsi del dollaro, in Europa nazioni come Germania e Austria stanno riportando in patria i loro lingotti custoditi nelle banche estere per mettersi al riparo da eventuali crisi.
La nostra mozione per il rimpatrio è stata bocciata da tutte le altre forze politiche, ma il futuro governo con Fratelli d’Italia restituirà l’oro agli italiani. È una promessa! » Corre il 21 ottobre del 2019. Giorgia Meloni scrive su Facebook un post che fa discutere. A quel tempo la premier è leader di un partito di opposizione, Donald Trump invece è già alla Casa Bianca. Sei anni dopo quello che a molti suonò come un’inaccettabile retaggio di epoca fascista è di grande attualità. Per capire di cosa stiamo parlando riavvolgiamo brevemente il nastro.
Fino al 1971, nell’ambito del sistema di cambi fissi previsto dagli accordi di Bretton Woods, il dollaro veniva convertito in oro dalla Federal Reserve. Per questo, e a causa della guerra fredda, sin dalla fine del secondo conflitto mondiale conservare lingotti nei forzieri americani era considerata una garanzia contro il rischio di invasione sovietica. Se si fa eccezione per la nuova minaccia russa, il mondo da allora è radicalmente cambiato. Un sondaggio di pochi giorni fa del World Gold Council riportato dal Financial Times racconta che tre quarti degli intervistati fra i funzionari di settanta banche centrali prevedono entro cinque anni una riduzione delle riserve in dollari.
È la naturale conseguenza della nuova geopolitica della Casa Bianca: quanto più abbandona il ruolo di guardiano del mondo, tanto più gli alleati rafforzano la propria autonomia strategica. Vale per l’ombrello bellico, vale per la gestione delle riserve auree. In Germania se ne discute da anni, al punto da spingere nel 2013 la Bundesbank a trasferire nei caveau di Francoforte 674 tonnellate di lingotti prima depositati a New York e Parigi. Restano su suolo americano ancora il 37 per cento delle riserve auree tedesche, di qui la richiesta di molti partiti, anche di quello del premier Friedrich Merz – di riportare in Europa altre tonnellate di lingotti. E in Italia?
DONALD TRUMP - GIORGIA MELONI - ILLUSTRAZIONE FINANCIAL TIMES
Fin qui la promessa di Meloni è rimasta tale. Secondo quanto scrive il sito della Banca d’Italia, nei confini nazionali (per la precisione nel caveau della Banca d’Italia, nella centralissima via Nazionale) sono conservati 1.100 tonnellate di oro, il 44,86 del totale, poco di più delle 1.061 tuttora custodite dall’altra parte dell’Atlantico. Per inciso: le riserve auree italiane sono le terze al mondo (poco meno di 2.452 tonnellate) dietro quelle americane e tedesche, superiori persino alle 2.279 della Cina. Come spesso accade a chi ha l’onere di governare, oggi per la premier è complicato tenere fede all’impegno scritto in quel post di Facebook sei anni fa. [...]
Persino il leghista Claudio Borghi, appassionato difensore delle riserve auree nazionali, getta acqua sul fuoco: «In passato ho presentato una proposta di legge sulla titolarità di quelle riserve, perché formalmente nell’azionariato della Banca d’Italia ci sono le banche private. Il tema di dove sono custodite c’è, discutiamone, ma non è una priorità». Insomma, la questione è politicamente delicata, e per questo a precisa domanda l’ufficio stampa della Banca d’Italia si trincera dietro al no comment.
donald trump accoglie giorgia meloni alla casa bianca 6
Chi ne approfitta per mettere il dito nella piaga è il responsabile economico del Pd Antonio Misiani: «Con un presidente che un giorno dice una cosa, un giorno un’altra, il tema è più che attuale. La premier ci dovrebbe spiegare perché ha abbandonato quella battaglia». A onor del vero, solo Meloni ha posto seriamente il problema, e il problema - lo testimonia il sondaggio prima citato - nel mondo se lo stanno ponendo in molti. [...]