1. UN PAESE IN BALÌA DELLA SCHIZOFRENIA DEL BANANA: DALLA PISTOLA ALLA TEMPIA ALLA TREGUA. MA TRA UN’ORA POTRÀ CAMBIARE DI NUOVO IDEA, A SECONDA DI CHI LO CONSIGLIA 2. IL RINVIO DELLA RIUNIONE PDL È IL SEGNO CHE NON È ANCORA IL MOMENTO DI SPARARE IL COLPO CONTRO LETTA. SI ASPETTA FINO A VENERDÌ, QUANDO IL VOTO CONTRARIO ALLA RELAZIONE DI AUGELLO INNESCHERÀ LE DIMISSIONI DEI MINISTRI BERLUSCONIANI 3. IERI SERA, QUANDO LE LUCI DELLA GIUNTA ERANO GIÀ SPENTE, È TORNATO DI NUOVO ALLA CARICA CON NAPOLITANO PER OTTENERE UNA GRAZIA “TOMBALE”, PRESENTE E FUTURA 4. QUESTA È L’UNICA TRATTATIVA CHE GLI INTERESSA. PERCHÉ NONOSTANTE TUTTI I TRUCCHI PER RITARDARE LA GIUNTA, IL 19 OTTOBRE LA CORTE D’APPELLO DICHIARERÀ BERLUSCONI INTERDETTO, E QUINDI INDEGNO DI SEDERE TRA I RAPPRESENTANTI DEL POPOLO

Ugo Magri per "La Stampa"

La Colt del Cavaliere appare e scompare come in un gioco di prestigio, a seconda dei momenti. Era puntata sul governo e sull'Italia lunedì sera, quando lo scontro nella Giunta delle elezioni faceva presagire una conclusione fulminea (decadenza da senatore); è tornata ieri nella fondina quando il relatore Augello gli ha raccontato via telefono che no, non c'era motivo di premere il grilletto perché nulla di drammatico sarebbe accaduto nelle ore seguenti.

E così pure l'adunanza solenne dei parlamentari Pdl, convocata oggi alle 13 per recitare il «de profundis» del governo Letta, alla fine è stata annullata. Qualcuno spiffera alle redazioni che il rinvio sarebbe stato disposto su suggerimento del «duro» Verdini, per non sprecare una cartuccia inutilmente, «meglio tenerla in canna fino al prossimo incidente causato dalla sinistra».

Altri invece precisano che a smobilitare la riunione è stato lui, Silvio, in quanto a questo punto non sa più bene che fare, l'inatteso calo della tensione politica gli ha tolto l'alibi per mandare tutto all'aria. Peggio: l'ha ripiombato nel solito dilemma. Trattare o non trattare? Fidarsi o non fidarsi? Fare un passo avanti o due indietro?

Seguire i ragionamenti di Berlusconi rischia di venire a noia, perché triste è il Paese dove il dramma di un uomo ossessiona così tanto la vita pubblica. Per fortuna, ad Arcore l'ora delle decisioni irrevocabili sembra scoccata. Silvio ne è consapevole, e nell'incertezza si dibatte. Arriva a supplicare snervato le persone amiche: «Basta, fate quello che volete, io vi seguirò...».

Quando si rivolge a un «falco», il suo appello viene subito interpretato come via libera allo scontro cruento che secondo la «Pitonessa» Santanchè è questione di giorni, magari già venerdì la Giunta boccerà la relazione Augello rendendo automatiche le dimissioni dei ministri Pdl.

I quali ieri si sono riuniti per fare i loro piani non alla sede nuova del partito, come nel galateo politico d'antan sarebbe stato doveroso, ma addirittura a Palazzo Chigi, nello studio del vice-premier Alfano. Chi è transitato da quelle parti, cogliendo frammenti di discorso, descrive la comitiva ministeriale «speranzosa che nulla accada, ma tutta quanta allineata al Capo casomai qualcosa dovesse accadere».

Il «fate quello che volete» viene inteso dalle «colombe» ministeriali come un incitamento a darsi pure loro da fare, E non solo Alfano, ma Quagliariello, Lupi, la De Girolamo, la Lorenzin mai sono apparsi così propositivi, vere fabbriche di machiavelli volti ad allontanare giorno dopo giorno, ora dopo ora, l'amaro calice dell'addio al Parlamento che Berlusconi dovrà mandar giù comunque il 19 ottobre, quando la Corte d'Appello di Milano lo dichiarerà interdetto dai pubblici uffici, dunque indegno di sedere tra i rappresentanti del popolo.

Inutile dire che regna sulla destra l'anarchia tattica più totale, chi dice una cosa e chi ne fa un'altra, nell'indifferenza quantomeno apparente del Líder Máximo. L'ultima da Villa San Martino, quando nella Giunta al Senato i commessi stavano ormai spegnendo le luci, raccontano di un'ultima disperata carica del Cavaliere sul Capo dello Stato per ottenere da lui una grazia «tombale», un vero e proprio colpo di spugna per il presente e per il futuro, che gli consenta di dedicarsi anima e corpo alle sue aziende...

Giurano ad Arcore che sia l'unico negoziato di cui a Silvio importi veramente qualcosa. Se andasse a buon fine, potrebbe compiere forse il «beau geste» di dimettersi con qualche giorno d'anticipo sulla Corte d'Appello, o addirittura di affrontare senza drammi il «plotone d'esecuzione» Pd. Verdini ha colto lo stato d'animo. Gli ha mandato una lettera di sette pagine che sono un inno alla lotta e al contempo mettono le mani avanti: «Qualunque scelta farai, Presidente, io sarò sempre al tuo fianco...».

 

 

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