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PE’ FA’ LA GIUSTIZIA MENO AMARA… - "COSÌ CONDIZIONAMMO LA NOMINA DEL CAPO DELLA PROCURA DI MILANO, ATTRAVERSO LA LOGGIA MASSONICA COPERTA DENOMINATA UNGHERIA". PROTAGONISTI DELL'OPERAZIONE: FERRI E PALAMARA – ‘’AVERE IL PLACET DI LOTTI A QUELL'EPOCA SIGNIFICAVA AVERE LA MAGGIORANZA AL CSM’’ - LA “CELLULA MESSINESE PARTICOLARMENTE FORTE” DELLA LOGGIA UNGHERIA CAPEGGIATA DALL'EX P2 GIANCARLO ELIA VALORI

PIERO AMARA

Giuseppe Salvaggiulo per "la Stampa"

 

«Devo fare una premessa: io facevo parte di una loggia massonica coperta denominata Ungheria». Poche parole, alle 15 del 6 dicembre 2019 in una stanza del palazzo di giustizia di Milano, per terremotare la magistratura italiana.

 

Il controverso avvocato siciliano Piero Amara, già condannato a Roma per corruzione, viene interrogato dai pm Laura Pedio e Paolo Storari. Parla da uomo libero, ma sa che in un paio di mesi il pronunciamento definitivo della Cassazione potrebbe, come in effetti accadrà, riportarlo in carcere.

luca palamara a passeggio con cosimo ferri

 

Lo spunto dell' interrogatorio è un appunto trovato sul suo computer nell' ultima perquisizione, in cui si fa riferimento a rapporti con alcuni magistrati. Amara è tutt' altro che sorpreso o reticente.

 

Al contrario, premette che «era mia intenzione rendere dichiarazioni in merito agli stessi fatti alla Procura di Perugia», dov' è già stato sentito «e so che è pendente un procedimento su fatti analoghi che riguardano il Csm». Si riferisce al processo Palamara, che nasce dai mille rivoli dell' inchiesta madre per cui Amara fu arrestato nel 2018.

 

«Guidati» dall' appunto, i pm gli chiedono conto dei nomi citati e degli episodi a cui si riferiscono. Per lo più si tratta di nomine giudiziarie decise dal Csm tra il 2008 e il 2017. Ma il perimetro delle «rivelazioni» è variabile, gelatinoso. Amara sguazza nelle guerre intestine nell' Eni per cui ha lavorato fino all' arresto, come nei retrobottega giudiziari e correntizi.

PAOLO STORARI

 

Posto che tutte le persone citate hanno già smentito, negando di aver mai conosciuto Amara e tantomeno di far parte della loggia Ungheria, l' esegesi dei verbali è necessaria non solo per l' indispensabile scrutinio di attendibilità (da gennaio affidato alla Procura di Perugia, a cui è stata trasferita l' indagine) ma anche per provare a dare un senso a questo storia.

 

Sin dalla prima risposta compaiono le nomine giudiziarie, le correnti del Csm, la politica. Amara racconta di aver garantito la sua intercessione a Carlo Maria Capristo, nel 2015 aspirante procuratore di Taranto, per superare «il veto nei suoi confronti ricollegabile a Luca Lotti».

luca lotti

 

Amara spiega ai pm milanesi come funzionava: «Avere il placet di Lotti a quell' epoca significava avere la maggioranza al Csm in quanto Lotti aveva rapporti sia con Ferri che con Palamara che con la componente laica del Pd».

 

Capristo fu nominato dal Csm procuratore di Taranto il 23 marzo 2016. Nel maggio 2020 è stato arrestato, attualmente è sotto processo. Amara accenna e passa oltre. Altre nomine, altre intercessioni. Nel 2008, dice, per garantire l' appoggio dell' Udc a Lucia Lotti, candidata alla Procura di Gela (dal 2016 è aggiunto a Roma). 

 

E qui spunta la «cellula messinese, particolarmente forte», della loggia Ungheria, capeggiata dall' ex P2 Giancarlo Elia Valori e nella quale Amara racconta di essere stato «introdotto» dal potente magistrato Gianni Tinebra (morto nel 2017, già citato 30 anni fa nella maxi inchiesta di Palmi sulla massoneria).

francesco greco

 

I pm gli chiedono i nomi dei magistrati «ungheresi» e Amara rivela di avere «un elenco delle persone che aderiscono», elenco però mai consegnato. Dietro l' ex vicepresidente del Csm Michele Vietti spuntano le consulenze dell' allora premier Conte.

 

Con l' amico magistrato Maurizio Musco, pm siracusano specializzato in reati ambientali e poi radiato proprio per i suoi rapporti con Amara, si entra nel territorio vischioso dell' Eni, con annessi dossieraggi contro altri magistrati.

 

Giancarlo Elia Valori

Alla fine Amara spiega che «la rete relazionale di Ungheria fu utilizzata per condizionare la nomina del procuratore di Milano, sollecitando candidature di persone amiche o alle quali si poteva in qualche modo accedere». Protagonisti dell'operazione: Ferri e Palamara.

 

Quaranta nomi in tre ore, quando l' interrogatorio viene sospeso. Riprenderà dopo pochi giorni. Altri nove ne seguiranno. In segreto ma, tutto sommato, non troppo.

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