SVEGLIA, EUROPA! – IL SONDAGGIO “ONLYNUMBERS” CERTIFICA CHE PER SEI ITALIANI SU DIECI QUESTA UE BALBETTANTE STA PER ESSERE SCHIACCIATA TRA GLI USA E L’ASSE RUSSIA-CINA – LA METÀ DEI CITTADINI HA CAPITO CHE L'ASSE ATLANTICO SI STA SPOSTANDO VERSO L’ASIA, CON TRUMP INTERESSATO ALLO SCONTRO TECNOLOGICO ED ECONOMICO CON PECHINO – GHISLERI: “LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI RITIENE CHE IL VECCHIO CONTINENTE NON SIA PRONTO A REGGERE L'URTO DI QUESTO CAMBIAMENTO DI PARADIGMA. IL 59% VEDE L'EUROPA FRENATA DALLA SUA LENTEZZA ISTITUZIONALE E DALLE SUE DIVISIONI INTERNE. E PER IL 52,3% IL FUTURO È VERSO L’AFRICA…”
Estratto dell’articolo di Alessandra Ghisleri per “la Stampa”
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato uno spartiacque nella politica internazionale; forse in parte ce lo si aspettava, tuttavia non in queste dimensioni.
Non soltanto per l'inevitabile ricalibratura delle priorità statunitensi, ma soprattutto perché sta costringendo tutti gli attori globali - Europa in testa - a ridefinire il proprio posto nel mondo.
Gli italiani, a giudicare dai dati raccolti da Only Numbers, sembrano percepire con grande lucidità la portata di questo cambiamento. Quasi un cittadino su due (46,9%) percepisce che l'asse atlantico - per decenni spina dorsale della sicurezza occidentale - si stia progressivamente spostando verso il Pacifico.
SONDAGGIO ONLY NUMBERS SU EUROPA STATI UNITI E CINA
Si tratta di una sensazione trasversale agli elettorati di tutti i principali partiti, con la sola eccezione della Lega, i cui simpatizzanti continuano a mostrarsi fiduciosi nella solidità dell'architettura tradizionale (50%), rimanendo ancorati a una visione trumpiana di un Occidente compatto e prevedibile.
Questa percezione maggioritaria nel Paese intercetta un dato reale della geo-strategia contemporanea: lo sguardo degli Stati Uniti è sempre più rivolto all'Asia, al confronto con la Cina e alla competizione tecnologica, militare ed economica che caratterizza la nuova era globale [...]
A questo bisogna aggiungere anche la mai celata simpatia del presidente Donald Trump per Vladimir Putin, un elemento che contribuisce a complicare ulteriormente il quadro strategico e a ridefinire le dinamiche interne dell'alleanza occidentale.
donald trump e ursula von der leyen
In questo scenario, l'elettorato leghista rimane, dunque, l'unico grande gruppo politico a non condividere pienamente questa lettura del mutamento globale, distinguendosi da un'opinione pubblica che, nel complesso, riconosce lo spostamento del baricentro strategico occidentale.
È in questo contesto di riequilibrio globale che si innesta un'altra convinzione diffusa nel Paese: la percezione di un'Europa in affanno. La maggioranza degli italiani, infatti, ritiene che il Vecchio Continente non sia pronto a reggere l'urto di questo cambiamento di paradigma.
Il 59% lo vede schiacciato tra Oriente e Occidente, frenato dalla sua lentezza istituzionale e dalle sue divisioni interne e timoroso del rischio di non disporre più del tempo necessario per riposizionarsi. Di fronte a un mondo che si sposta verso il Pacifico, l'Europa appare dunque vulnerabile e lenta, elemento che rafforza la sensazione - già emersa - di un Occidente in trasformazione e di un equilibrio internazionale sempre più precario.
Ed è proprio da questa percezione di fragilità che nasce un'altra indicazione chiara dell'opinione pubblica: se il mondo cambia, anche l'Europa deve cambiare direzione.
Ed ecco allora che, per oltre metà degli italiani (52,3%), il futuro dell'Europa dovrà guardare altrove. Non solo America, non solo Asia: l'Africa emerge come nuovo punto di riferimento, non per idealismi, ma per necessità strategica.
È vicina, ricca di materie prime, di terre rare, di energia; è giovane, è dinamica, rappresenta un mercato e un'opportunità di cooperazione senza paragoni, con un tema in più legato alla regolamentazione dei flussi migratori e alla distribuzione dei migranti all'interno dell'Unione. Una sfida che rende il rapporto con il continente africano ancora più cruciale. Mentre noi discutiamo, i cinesi investono proprio lì in porti, infrastrutture, miniere…
donald trump e xi jinping meme by edoardo baraldi
Una presenza imponente che sta ridisegnando le relazioni di potere nel continente africano e che rischia di lasciarci ai margini di un'area che dovrebbe essere invece una priorità europea. L'Italia, con la sua posizione di "trampolino" nel Mediterraneo, sarebbe naturalmente avvantaggiata nel tessere relazioni, costruire partenariati, favorire scambi energetici e commerciali con l'Africa. Tuttavia, emerge un altro dato che fa riflettere: il 62,1% degli italiani è convinto che finora la diplomazia dei singoli Stati europei abbia ottenuto risultati migliori di quella dell'Unione europea.
DONALD TRUMP ALLA CASA BIANCA MOSTRA LA SUA FOTO CON VLADIMIR PUTIN - FOTO LAPRESSE
Una percezione che fotografa il cortocircuito della politica estera comune: un'Europa che parla con cento voci, dove gli Stati spesso si muovono meglio quando agiscono da soli.
Ecco allora la domanda centrale, inevitabile: l'Italia deve trattare con l'Africa da sola o come parte dell'Europa? La risposta non è semplice. Da sola, l'Italia guadagnerebbe agilità, rapidità decisionale, una presenza diretta e meno vincolata. [...]
Il Piano Mattei promosso da Giorgia Meloni rappresenta oggi il vero banco di prova: può diventare il ponte tra iniziativa nazionale e azione europea, oppure restare l'ennesimo progetto incompiuto.
URSULA VON DER LEYEN DONALD TRUMP A NEW YORK
[...] L'Africa e il Mediterraneo tornano al centro di un "risiko" globale in continua trasformazione. Gli italiani lo hanno già compreso: il tempo a disposizione si sta esaurendo. Adesso serve una politica che sappia anticipare i nuovi assetti mondiali, invece di inseguirli, conducendo il Paese verso il futuro e non semplicemente per custodire l'esistente eternando sé stessa.
vladimir putin donald trump e xi jinping vecchi - immagine generata dall intelligenza artificiale

