vladimir putin xi jinping

DALLA PADELLA ALLA BRACE: PER LIBERARCI DELLA DIPENDENZA ENERGETICA DALLA RUSSIA FINIREMO NELLE FAUCI DELLA CINA - FEDERICO FUBINI: "BATTERIE, FOTOVOLTAICO E TURBINE: IL PASSAGGIO DALLE FONTI FOSSILI A QUELLE RINNOVABILI CI OBBLIGA A DIPENDERE DA PECHINO, CHE ESTRAE E LAVORA LE MATERIE PRIME NECESSARIE. INSOMMA, LA CINA AVEVA CAPITO TUTTO PRIMA DI NOI: AVEVA CAPITO DOVE SAREMMO ANDATI..."

Federico Fubini per www.corriere.it

 

Xi Jinping e Vladimir Putin

In trentaquattro anni di mestiere, ho finito per accettare una legge del giornalismo alla quale il mio ego aveva resistito a lungo: quando afferro io un’idea “nuova”, le persone più smart d’Europa la conoscono da un pezzo.

 

Ne ho avuto conferma il mese scorso quando sulla Cina mi è arrivato lo stesso messaggio da Jens Stoltenberg, il segretario generale della Nato, e dal top manager ucraino che gestiva Azovstal. Detto in termini brutali: è ora di chiedersi se non stiamo passando dalla dipendenza verso la Russia a una dipendenza, più subdola, verso la Cina.

 

La nuova dipendenza: batterie, fotovoltaico e turbine

Il grafico che vedete qua sopra, tratto dal sito del National Renewable Energy Laboratory dell’amministrazione americana, ci fa capire che ovviamente il rischio c’è: il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili sul quale l’Europa sta scommettendo il proprio futuro - per ragioni indiscutibili qui spiegate da Sara Gandolfi - ci rende dipendenti dal Paese al centro del processo di estrazione e lavorazione della materie prime necessarie per le batterie dell’auto elettrica, per i pannelli fotovoltaici o per le turbine a vento.

 

xi jinping vladimir putin

Il rischio è peraltro anche maggiore di quanto appaia perché la Cina ha spesso una posizione dominante anche quando la provenienza di un certo materiale strategico, in sé, non lo farebbe pensare.

 

È il caso per esempio del cobalto, un metallo presente per circa 14 chili in una tipica batteria di un’auto elettrica: il 70% del cobalto estratto al mondo viene dalla Repubblica democratica del Congo, spiega l’Fmi; ma vai a vedere meglio e ti accorgi che lì 15 delle 19 miniere attive sono possedute o controllate in qualche altro modo da entità cinesi.

putin xi jinping

 

Insomma, la Cina aveva capito tutto prima di noi: aveva capito dove saremmo andati, mentre noi ci dibattevamo nella crisi finanziarie, nelle dispute fra Italia e Germania sull’euro, fra populisti e globalisti in tutti i principali Paesi. È inquietante anche solo da dire, ma la leadership cinese ha letto strategicamente il nostro futuro prima di noi e ora sembra sul punto di diventare una superpotenza dell’energia di nuova generazione.

 

Il fotovoltaico

Il grafico successivo ha in sé un messaggio di natura finanziaria che non abbiamo ancora assimilato del tutto: nei prossimi due decenni, al 2040, trasferiremo probabilmente verso Pechino (e i suoi vassalli) somme superiori ai 10 mila miliardi di dollari, simili a quelle versate degli ultimi due decenni dall’Occidente alla Russia o ai Paesi del Golfo per il gas e il petrolio.

 

impianto fotovoltaico spaziale

Questa dominanza presenta anche vantaggi di tipo informativo per Pechino, perché solo chi produce pannelli fotovoltaici sa, per esempio, quanto inquina veramente nel farli e venderli in giro per il mondo. Cioè, onestamente, ha una conoscenza da insider e ci può prendere per il naso.

 

Mi ha molto colpito leggere i risultati di uno studio di un analista indipendente come Enrico Mariutti: la Cina domina nell’industria del fotovoltaico (di nuovo, date un po’ un’occhiata al grafico qui sopra), ma il processo di produzione e distribuzione è così opaco che alla fine l’elettricità prodotta da quei pannelli potrebbe avere un’intensità carbonica - cioè, potrebbe inquinare - praticamente come una centrale a gas.

impianto fotovoltaico

 

Oggi lo sanno solo loro, i cinesi. Ma fosse confermato, sarebbe il più grande scandalo del settore dopo il Dieselgate di sette anni fa. Ma la cosa per me più problematica è che né Stoltenberg della Nato né Yuriy Ryzhenkov, il ceo dell’ucraina Metinvest che ha la proprietà legale di Azovstal mi hanno parlato di questa forma di dipendenza dell’Europa dalla Cina. Ma di altre.

 

Il 5g

Stoltenberg ha posto a Davos il problema della penetrazione delle imprese cinesi (Huawei e Zte soprattutto) nei Paesi della Nato per le reti del 5G: un tema che conosciamo molto bene anche in Italia. Ma è soprattutto Ryzhenvov che mi ha fulminato alla fine di un’intervista che ho avuto con lui qualche settimana fa. Ha spiegato che Azovstal produceva, come processo a latere della fabbricazione dell’acciaio, quote importanti del gas neon necessario alla filiera globale dei microchip.

 

apple 5g modem

Riforniva i colossi del settore, la taiwanese TSMC e l’americana Intel. Ma, dopo una fase di adattamento, secondo Ryzhenkov quel posto sarà preso dalle grandi acciaierie cinesi. Traduco con parole mie: un effetto collaterale della guerra in Ucraina sarà la conquista di una posizione chiave da parte di Pechino in un settore strategico a 360 gradi come quello dei semiconduttori.

 

Cioè i cinesi lavorano già per prendere la posizione dominante di Azovstal in questo segmento critico della produzione dei semiconduttori che sono nelle nostre auto, nei nostri frigoriferi, nei dispositivi da cui mi state leggendo. E’ quello che vogliamo? Non c’è davvero niente che possiamo fare noi europei (e italiani, a Taranto) per produrre nelle nostre acciaierie parte del gas neon che non arriverà più dall’Ucraina?

tecnologia 5g 3

 

Ci è rimasta una modica dose di capacità di pensiero strategico nel “mondo libero” o abbiamo delocalizzato anche quello in Cina? Avevo promesso in questa newsletter, non avendo risposte pronte, per lo meno di porre qualche domanda giusta e questo è il mio sincero tentativo di farlo. Non senza però aver coinvolto nell’esercizio anche Christine Lagarde, la presidente della Banca centrale europea che ha perturbato la scorsa settimana.

 

tecnologia 5g 2

Quello che vedete qui sopra è il mio tentativo, al solito grezzo e artigianale, di mostrare come il tasso di cambio dell’euro abbia iniziato a deprezzarsi con particolare velocità da giovedì scorso non appena Lagarde ha aperto bocca nella sua ultima conferenza stampa. Anzi, il cambio era salito un po’ all’uscita della nota della Bce che annunciava l’aumento dei tassi a luglio, a settembre e poi in seguito.

 

Sono proprio le parole di Lagarde che hanno depresso l’euro (venerdì si è svalutato su 25 delle 31 monete del paniere di riferimento della Banca centrale europea). Perché è interessante? Perché l’annuncio di Lagarde, che ha sprigionato volatilità e fatto salire moltissimo i rendimenti dei bond sovrani di una mezza dozzina di Paesi in area euro, è riuscito a produrre l’opposto di quello che era logico aspettarsi: appunto l’euro è scivolato all’ingiù, invece di apprezzarsi.

 

tecnologia 5g 1

Il mercato evidentemente teme che la Bce porterà recessione anche là dove recessione ancora non c’è. Ora, poiché Lagarde reagisce non a un’inflazione da eccesso di domanda interna, ma soprattutto a un’inflazione importata da petrolio, gas e derrate alimentari, provocare un deprezzamento del cambio è autolesionista - è un’eterogenesi dei fini - perché fa salire ancora di più l’inflazione proprio aumentando il prezzo in euro dei beni importati. Mi pare il segno più indicativo che giovedì scorso la Bce ha fatto flop: deprimendo l’euro, invece di combattere il carovita, accentua ancora di più l’effetto-Putin sui prezzi che oggi alimenta l’inflazione. O no?

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...