meloni musk vannacci stroppa

PERSI I FAVORI DELL’AMATA GIORGIA, FEDELE A TRUMP, CHI DIVENTERÀ IL FRONTMAN DI MUSK IN ITALIA? – PER CAPIRLO, VANNO SEGUITI I MOVIMENTI DEL SUO REFERENTE TRICOLORE, IL MISTERIOSO ANDREA STROPPA. DA QUALCHE TEMPO CANNONEGGIA IL GOVERNO, E ORA EVOCA ANCHE LA NASCITA DI UN PARTITO CHIAMATO “ITALIA”, SUL MODELLO DELL’AMERICA PARTY DI ELON – STEFANO FELTRI: “UN MUSK IN ROTTA CON TRUMP POTREBBE DIVENTARE PROBLEMATICO DA GESTIRE PER LA DESTRA DI GOVERNO MA ALLETTANTE PER QUALCUNO CHE, SEMPRE A DESTRA, VUOLE COSTRUIRSI UN SUO PERCORSO, PER ESEMPIO IL GENERALE ED EUROPARLAMENTARE LEGHISTA ROBERTO VANNACCI…”

 

Estratto da “Appunti”, la newsletter di Stefano Feltri

https://appunti.substack.com/p/la-scelta-tra-musk-e-trump

 

DONALD TRUMP ELON MUSK E GIORGIA MELONI A PARIGI PER L INAUGURAZIONE DI NOTRE DAME

Negli Stati Uniti Elon Musk è passato all’opposizione di Donald Trump, ha annunciato il lancio dell’America Party che, per ora, ha l’obiettivo di far perdere le elezioni di Midterm ai Repubblicani, in modo che non abbiano più il controllo del Congresso. Poi si vedrà.

 

E in Italia? Musk è passato all’opposizione anche in Italia? Sì e no.

 

Di sicuro quello che sta succedendo negli Stati Uniti ha implicazioni anche qui, come è sempre stato, e in particolare negli ultimi mesi, quando il governo Meloni ha usato Elon Musk per accreditarsi verso l’amministrazione Trump.

 

andrea stroppa elon musk

Stiamo quindi assistendo a un singolare esperimento politico: Musk ha dimostrato di poter dare un contributo decisivo o quantomeno prezioso per far vincere le elezioni.

 

Lo ha fatto negli Stati Uniti, con 290 milioni di dollari di contributi elettorali a Trump, lo ha fatto in Germania con il sostegno ad Alternative fur Deutschland, ha provato a farlo in Romania con l’appoggio all’ultradestra.

 

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni dovrà presto scegliere tra Trump e Musk: ha ben chiari i vantaggi di avere un forte sostegno, almeno verbale, da parte del presidente degli Stati Uniti, potrebbe trovarsi presto a scoprire quali sono le implicazioni di perdere l’appoggio dell’uomo più ricco del mondo che finora è stato così utile.

 

TWEET DI ANDREA STROPPA SUL PARTITO ITALIA

Basti ricordare che Musk si è attivato perfino per il principale successo diplomatico del governo Meloni, cioè la liberazione a gennaio scorso della giornalista Cecilia Sala detenuta in Iran.

 

[…] Insomma, cosa vuole Musk dall’Italia? C’è questo strano personaggio che si aggira per i palazzi romani e ora perfino per le televisioni, i giornali e i festival culturali che si chiama Andrea Stroppa. Non è ben chiaro che ruolo abbia nella galassia di Musk, se sia dipendente di una qualche sua azienda, se sia un consulente, o un simpatizzante.

 

GIORGIA MELONI ELON MUSK

Di sicuro parla sempre a nome di Musk […], quasi un anno fa, a ottobre 2024, è stato indagato e perquisito dalla procura di Roma per i suoi rapporti con un ufficiale della Marina che gli avrebbe passato documentazione riservata del ministero degli Esteri relativa proprio al possibile impiego della tecnologia di SpaceX, l’azienda spaziale di Elon Musk.

 

Negli ultimi mesi, Stroppa ha parlato un po’ ovunque: non è il primo e non sarà l’ultimo di questi personaggi che cercano di trasformare in opportunità di business la vicinanza alla fazione politica dominante.

 

ELON MUSK GIORGIA MELONI ANDREA STROPPA

Certo, Stroppa è piuttosto esplicito nelle sue richieste, che non sono solo tecnologiche: intervistato dal direttore del Giornale Alessandro Sallusti a un festival alla Versiliana, Stroppa ha suggerito alla premier Meloni di licenziare i ministri inadeguati.

 

Il bersaglio di Stroppa è soprattutto Adolfo Urso, ministro per le Imprese e il made in Italy che non ha aderito alla narrazione della necessità assoluta di ricorrere ai satelliti Starlink prodotti da SpaceX e si è opposto a ogni contratto con Musk.

 

ANDREA STROPPA ALLA FESTA DEL FOGLIO A VENEZIA

Stroppa dice che mandare via i ministri inadeguati è cosa buona e giusta. E’ probabile che i piani sovranisti di Urso, cioè di costruire una costellazione di satelliti italiani in orbita bassa alternativa a quella di Starlink, siano destinati a non andare oltre il livello degli slogan.

 

Ma di sicuro Urso si fa interprete di una diffidenza verso Musk che è anche del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in un paio di occasioni ha respinto i tentativi di ingerenza via social di Musk nella politica italiana.

 

SATELLITI STARLINK IN ORBITA SULL EUROPA

Il ministro della Difesa Guido Crosetto è molto meglio visto dal collaboratore italiano di Musk, che continua a parlare molto bene di Giorgia Meloni e pure di Matteo Salvini, che rivorrebbe al ministero dell’Interno al posto di Matteo Piantedosi.

 

Negli ultimi giorni Stroppa ha contestato al ministro dell’Interno sia il nuovo decreto flussi, che regola l’accesso di immigrati regolari per ragioni economiche, sia l’acquisto di auto elettriche a prezzi superiori a quelli di mercato da parte del ministero. Si immagina che se fossero state Tesla, invece, Piantedosi avrebbe ricevuto applausi.

 

 

elon musk matteo salvini

Non è neanche chiarissimo cosa voglia Stroppa e quindi, forse, Musk: si era parlato di una sperimentazione per usare i satelliti Starlink per la crittografia delle comunicazioni della difesa, poi dell’uso di Starlink per garantire connessione Internet con i soldi del Pnrr alle aree dove non arriva la fibra ottica, una soluzione costosa e tecnicamente poco affidabile che nessuno ha mai preso sul serio.

 

Difficile dire se questo hacker romano che si atteggia un po’ a lobbista un po’ ad ambasciatore un po’ ad influencer parli davvero a nome di Elon Musk […]

 

tweet di andrea stroppa 4

Se Musk parla per bocca di Stroppa, ha scritto l’editorialista della Stampa Marcello Sorgi, “c'è da pensare a una sorta di vendetta. Il risentimento, appunto, dell'amico che si sente tradito, tutti insieme, senza preavviso”.

 

[…] In uno dei suoi ultimi tweet ha anche evocato la nascita di un partito “chiamato Italia”, sul modello dell’America Party che Musk vuole lanciare negli Stati Uniti. I punti programmatici sono i soliti del muskismo politico, almeno di quello di questa fase: tagli alla spesa pubblica e alla burocrazia, controllo dell’immigrazione, più una riforma della scuola “per preparare il Paese al 2050”.

NICK CANDY, ELON MUSK E NIGEL FARAGE A MAR A LAGO

 

Inutile cercare qualche idea particolarmente originale negli sproloqui di Stroppa, ma non va sottovalutato l’impatto che possono avere.

 

Musk si comporta sempre come un venture capitalist della politica: individua partiti laterali, di solito di estrema destra, che hanno un potenziale di crescita. Come AfD in Germania o Reform in Gran Bretagna. Poi ci investe, garantisce visibilità, sostegno, se serve anche soldi.

 

In Italia non ha avuto bisogno di farlo, la destra era già al governo e condivideva alcune delle sue ossessioni, quella identitaria in funzione anti-woke e anche quella demografica.

 

ROBERTO VANNACCI RICEVE LA TESSERA DELLA LEGA DA MATTEO SALVINI

Ma ora niente è più sicuro. Un Musk in rotta con Trump potrebbe diventare problematico da gestire per la destra di governo ma allettante per qualcuno che, sempre a destra, vuole costruirsi un suo percorso, per esempio il generale ed europarlamentare leghista Roberto Vannacci.

 

Matteo Salvini lo ha nominato vice-segretario della Lega con il preciso scopo di frenare le sue ambizioni di costituire un suo progetto politico autonomo. E chissà se in queste ore Vannacci non ha esplorato con Musk, tramite Stroppa, le reali possibilità di pensare qualcosa di nuovo, visto che la leadership di Salvini è comunque nella fase terminale.

 

tweet di andrea stroppa 1

[…] Gli investitori per ora sono scettici sulla capacità di Musk di resistere, o almeno sulla sua capacità di proteggere Tesla dalle conseguenze dello scontro con Trump. Il titolo continua a scendere, da inizio anno ha già perso oltre un terzo del suo valore e non risente della spinta - quasi certamente irrazionale - che sostiene il resto di Wall Street in attesa dei nuovi sviluppi sui dazi del presidente.

 

DONALD TRUMP - ELON MUSK - GIORGIA MELONI

Però pensiamo allo scenario alternativo, che - come tutti quelli che Musk persegue - è ad altissimo rischio: immaginiamo che Musk ce la faccia, che con i suoi soldi e questa nuova reputazione da perseguitato politico che non si piega alla propaganda del demagogo al potere riesca a far perdere qualche seggio decisivo ai candidati trumpiani a novembre prossimo.

 

Sarebbe un colpo di Stato oligarchico e tecnologico, ma sarebbe anche un successo. E a quel punto chi, negli Stati Uniti come in Italia o nel resto d’Europa, riuscirebbe a opporsi a Elon Musk, ai suoi miliardi e al suo impatto social?

 

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giorgia meloni - elon musk

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