luigi di maio matteo salvini

IL PIANO DI DI MAIO PER TORNARE TRA LE BRACCIA DI SALVINI - SE IL GOVERNO BIS-CONTE DOVESSE CROLLARE, IL M5S TORNEREBBE AL VOTO RIDIMENSIONATO (MANDANDO VIA I PARLAMENTARI MALPANCISTI), FACENDO LA STAMPELLA MERIDIONALE DELLA LEGA, CHE NEL FRATTEMPO SI SARA’ LIBERATA DI “FORZA ITALIA” - NEGLI ULTIMI GIORNI LUIGINO HA DIFESO QUOTA CENTO, I DECRETI SALVINI E SI E’ OPPOSTO ALLO IUS SOLI: PER LUI C’E’ FUTURO SOLO NELL’ALLEANZA A DESTRA - IL RITORNO DI “DIBBA”, IL RUOLO DI PARAGONE, LA NOSTALGIA PER LE PIAZZE: “LE ‘SARDINE’ ERAVAMO NOI”

1 - DI MAIO: "IL FUTURO È IL SOVRANISMO" PIANO POST-VOTO PER RIUNIRSI A SALVINI

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO COME BUD SPENCER E TERENCE HILL

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

«Il futuro è il sovranismo». Non è Vladimir Putin, teorico della fine del liberalismo, ad aver pronunciato queste parole, né qualche seguace di Steve Bannon in cerca di proseliti in giro per il mondo. Ma il ministro degli Esteri di un governo considerato progressista ed europeista. Luigi Di Maio ha incontrato tanta gente nei giorni scorsi. In riunioni allargate e ristrette ha parlato a lungo con ministri, sottosegretari, deputati, senatori.

 

matteo salvini luigi di maio

Il momento è quello raccontato dai retroscena che il suo staff continua a smentire: i gruppi parlamentari sono fuori dal suo controllo, gli chiedono di lasciare il ruolo di capo politico, a livello regionale ancora non è dato sapere se il M5s sarà candidato e dove, e adesso anche tra i ministri che considera la sua ombra si è insinuato il sospetto che il leader abbia un piano preciso in mente e che quel piano preveda un ritorno al vecchio amore mai dimenticato: Matteo Salvini.

 

Salvini Di Maio

Qualcuno pensa che stia cercando il casus belli. E forse potrebbe essere l'Emilia visto che ieri ha deciso di non decidere e sarà Rousseau a decretare se il M5s si candiderà contro il Pd. Se il governo Conte II dovesse crollare, magari grazie alle quotidiane picconate del suo capo, il M5S tornerebbe al voto con ambizioni numeriche molto ridimensionate ma con una certezza, che lui sarebbe ancora il capo politico, e una strategia che guarda a Sud sintetizzata in quella frase che Di Maio non si stanca mai di ripetere: «Saremo sempre l'ago della bilancia».

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

Il perché lo dica è chiaro a chi nei colloqui della settimana scorsa ha sentito come la pensa: «Io vorrei portare a compimento il programma iniziato con la Lega». In quell' agenda Di Maio si specchia e si ritrova, lui che invece fatica a vedersi a sinistra o a braccetto del Pd. Lo ha ribadito durante gli incontri con alcuni parlamentari dopo il catartico bagno tra la sua gente: «Ho capito che l'unico modello vincente è il sovranismo. Quello è il futuro». La cronaca degli ultimi giorni delle dichiarazioni di Di Maio è un rosario di salmi del salvinismo: «Quota Cento non si tocca», «il decreto Sicurezza resta», «provo sconcerto a sentire parlare ora di ius soli. Non sarà mai nel programma».

SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO

 

Nel frattempo Di Maio è tornato a rispolverare il vocabolario anti-sistema, ascolta molto di più Gianluigi Paragone e ha ritrovato Alessandro Di Battista, come aveva fatto ai tempi dei gilet gialli, prima di ripudiare l'orientamento massimalista e agita-folle dell' ex deputato in nome di una linea moderata, istituzionale e filo-Ue.  Ora si torna al "dibattistismo" e l'ultima occasione per risfoderare lo spirito sovranista è il duro messaggio rivolto a Conte sul fondo salva-Stati. Argomenti e parole - notano i suoi - identiche a Salvini. Ma dopotutto basta parlare con Giancarlo Giorgetti per sentir rievocare gli occhi di venerazione di Di Maio nei vertici di governo. E il leghista è convinto che l'amore politico non si sia estinto.

 

Nessuno conferma se si siano riaperti i canali con Salvini, ma nella Lega e nel M5S leggono più di un messaggio nei comportamenti del grillino. E di questo hanno parlato alcuni ministri anche a Palazzo Chigi: il capo politico del M5S sarebbe disponibile a tornare con il segretario del Carroccio dopo il voto, portando in dote il consenso ancora abbastanza alto che il M5S ha nella sua ridotta, nel Mezzogiorno, dove invece il leghista non riesce a sfondare più di tanto. Un partito del Sud, di cui Salvini, potrebbe avere bisogno. Soprattutto quando si libererà di Silvio Berlusconi. E che questa sarebbe l'obiettivo ormai non lo smentiscono più neanche le fonti del Carroccio. Il M5S subentrerebbe a Fi in una coalizione nuovamente sovranista.

 

matteo salvini luigi di maio

Di Maio intanto a stento trattiene l'insofferenza verso il gruppo di oltre trecento eletti, verso deputati che non riescono nemmeno a eleggere un capogruppo alla Camera, verso la piattaforma Rousseau e le pretese di Davide Casaleggio. «Così il Movimento è ingovernabile» ha confidato. Secondo queste tesi Di Maio non temerebbe l’idea di un M5S ristretto, anche al 10% o meno, però più compatto, più gestibile, con parlamentari (60-70?) più fidati, guidati dall'unico dei volti noti rieleggibile secondo le regole, che è Di Battista. Per questo, anche in vista di un ricambio totale, rispetto al passato sta lasciando meno ambiguità sul secondo mandato. Ora dice: «Nessuna deroga» .

 

2 - NOSTALGIA 5 STELLE PER LE PIAZZE: LE «SARDINE» ERAVAMO NOI

Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”

 

DI MAIO SALVINI

Rammarico e speranza. Nostalgia del V-day o dello Tsunami Tour da centinaia di migliaia di persone assiepate in ascolto e allo stesso tempo voglia di rilancio dai palazzi romani: i Cinque Stelle guardano alle «sardine» come spettatori indecisi di fronte a una fenomeno politico, quello delle piazze piene, che fino a pochi anni fa li ha visti protagonisti. Roberto Fico ha apprezzato l' evento di Bologna postando un eloquente «Piazza Grande» di Lucio Dalla, c'è chi dice con spirito nostalgico. Molti - a partire da Nicola Morra - hanno guardato con interesse le sardine bolognesi e modenesi. E con qualche perplessità.

 

«Sono piazze meravigliose, non sono piazze politiche, ma piazze culturali - dice Massimo Bugani -. Sono un segnale forte di persone che non accettano la barbarie che sta avanzando». Il socio di Rousseau vede le sardine come «un mondo che si è affidato al M5S e che oggi cerca nuovi interlocutori e se non saremo noi Cinque Stelle saranno sicuramente altri».

SALVINI DI MAIO

 

Un' analisi che trova la sponda, più critica, di Gianluigi Paragone. «In piazza ci vai se hai delle cose da dire. Quella delle sardine è una piazza viva, mi piace, ha quella coralità, quella densità che non si ferma nemmeno davanti alla pioggia». Poi il senatore lancia la sua stoccata: «A me dispiace che il Movimento non riesca a fare altrettanto, ma è impossibile finché non capiamo che cosa vogliamo essere. Io non voterò questa manovra perché non riusciamo a incidere nella vita delle persone. Diamo dei fondi ad Alcoa ma non riusciamo ad aiutare le famiglie come con il caro bollette».

 

salvini di maio

C' è anche chi ammette candidamente: «Le sardine sono noi dieci anni fa: che cosa abbiamo perso? L'identità». C'è chi sottolinea che «a loro basta Facebook, non servono piattaforme: dobbiamo riflettere», ma tra i big pentastellati prevale l' amarezza per il presente. Un parlamentare di peso sottolinea: «Bisogna tornare nelle piazze, ma bisogna anche sapere che cosa dire, avere un' idea di Paese senza aver paura di dire dei no, ma con proposte e valori da difendere». E lancia anche una stilettata sui cambiamenti in atto. «Il team del futuro? - commenta - è una perdita di tempo o temo lo sia. Servirà per scaricare il peso delle sconfitte».

 

MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO

L' ex sottosegretario Michele Dell'Orco, invece, traccia la sua parabola: «Prima le #SardinecontroSalvini, poi quello risponde con i #gattiniconSalvini, poi qualcuno twittera' #DuduperSilvio. La politica trasformata nella fiera dell' Est... Se la filastrocca dura ancora molto, forse alla fine vince Razzi».

 

Ultimi Dagoreport

romana liuzzo

DAGOREPORT - UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO