giorgia meloni matteo salvini

IL PIU’ GRANDE AVVERSARIO NELLA CORSA DELLA MELONI VERSO PALAZZO CHIGI RESTA SALVINI: IL CENTRODESTRA SI SPACCA SULLE SANZIONI ALLA RUSSIA – MELONI: "NON CI SFILIAMO, E’ IN GIOCO LA NOSTRA CREDIBILITÀ” - SALVINI: “NON VORREI CHE LE SANZIONI DANNEGGIASSERO PIÙ CHI LE FA CHE CHI LE SUBISCE” (E DONNA GIORGIA SI METTE LE MANI SUGLI OCCHI, IN EVIDENTE SEGNO DI DISSENSO) – AVVISATE LA "DRAGHETTA", CHE VUOLE CAMBIARE IL PNRR, CHE IL PIANO DI RIPRESA E RESILIENZA NON SI PUO’ RINEGOZIARE

Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

salvini meloni letta calenda cernobbio

Guerra e sanzioni alla Russia, caro bollette e inflazione, Pnrr e scadenze alle porte. L’ultimo giorno del Forum Ambrosetti di Cernobbio è, come da tradizione, in gran parte per la politica. Che non si sottrae: nella tavola rotonda conclusiva a cui partecipano tutti i leader di partito, i toni sono beneducati, prudenti addirittura.

 

Ma le differenze emergono tutte. Anche nel centrodestra che i sondaggi vedono come favorito. E se l’applausometro probabilmente premia Carlo Calenda, tutti i presenti — moderati dal direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana — godono comunque di una platea attenta che applaude in modo pragmatico le diverse argomentazioni.

 

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI BY VUKIC

La fascia di attrito più vistosa è proprio tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La leader di Fratelli d’Italia parla prima del segretario leghista ma, anche sulla base di quello che si legge sui giornali del mattino, è nitida.

 

Sulle sanzioni alla Russia, è impossibile tornare indietro: «Qualcuno è convinto che se l’Italia si sfilasse, cambierebbe qualcosa per le altre nazioni? Assolutamente nulla». Ma il punto su cui tutto si gioca «è la nostra decisione, la nostra posizione, la nostra credibilità». Secondo la leader FdI ci sono numeri che dicono molto: «Noi abbiamo un volume di esportazioni in Russia dell’1,5%. Il volume delle esportazioni con l’Occidente è dell’80%».

 

E dunque «una nazione seria deve avere una postura credibile», e proprio per questo Meloni ricorda la risoluzione del suo partito per un fondo di solidarietà europeo ai Paesi più colpiti dalle sanzioni: «Anche per non far mancare il sostegno dell’opinione pubblica alla fermezza contro l’aggressione russa». E del resto, la guerra in Ucraina «è la punta dell’iceberg di un conflitto che ha per obiettivo la revisione degli assetti mondiali. Se l’Ucraina cade e l’Occidente perisce, il grande vincitore non sarà solo la Russia ma anche la Cina».

 

TAJANI SALVINI MELONI LETTA CALENDA A CERNOBBIO

Salvini parte con una rivendicazione: «La Lega ha votato in Italia e in Europa con convinzione tutti i provvedimenti a favore dell’Ucraina, sanzioni comprese. Dobbiamo difendere l’Ucraina? Sì, ma io non vorrei che le sanzioni danneggiassero più chi le fa che chi le subisce».

 

Insomma: «Avanti con le punizioni per l’aggressore, ma proteggiamo i nostri lavoratori. Non è un reato chiedersi dopo mesi di guerra se tutto stia funzionando come previsto». Nessuno ha comunque intenzione di sottolineare le diversità: «Ci sono differenze e sfumature — dice Meloni - ma sulla visione siamo d’accordo, per esempio sul principio di abbassare le tasse».

 

Cosa su cui insiste Antonio Tajani. Anche se la presidente FdI avvisa: «In questa fase bisogna essere molto prudenti e seri nelle promesse, poi nel programma ci sono cose molto chiare che per me fanno fede».

 

SIPARIETTO SALVINI MELONI A CERNOBBIO

In effetti, gli attriti nel centrodestra non colpiscono più di tanto il segretario del Pd Enrico Letta. Sulle sanzioni accusa Salvini di usare «frasi irresponsabili sulla pelle del Paese» e quindi spiega: «È il solito giochino, in campagna elettorale fanno tanto rumore, poi si mettono d’accordo su una posizione più o meno istituzionale». Ma di quello che fu il campo largo non resta più nulla. Da una parte, il leader dem che punta sulla riduzione delle tasse sul lavoro: «È la nostra proposta centrale sul fisco. Una riduzione delle tasse che serve all’imprese, serve a dare stabilità».

 

Dall’altra, il presidente stellato Giuseppe Conte — che nel suo intervento propone di «abolire l’Irap per tutti» — è durissimo: «Chiedo a Letta che spieghi alla comunità Pd perché ha abbandonato l’agenda Conte 2 ed è rimasto folgorato dall’agenda Draghi, passando da un milione di cittadini salvati dalla povertà in pandemia a 6 euro lordi al mese in busta paga per i lavoratori». Insomma: «Basta mistificazioni sul voto utile, basta trattare gli elettori così come se fossero persone non avvedute».

 

matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio

Carlo Calenda è meno pessimista: nel centrodestra «si detestano tutti e si sfascerà. Se noi prendiamo molti voti cerchiamo di tenerci Draghi». E su Salvini, che in più di un’occasione cerca di prendere le distanze da chi «risolve le questioni con i carri armati», è durissimo: «Non è che diciamo che sei amico di Putin perché ci siamo svegliati male, ma perché stavi al Parlamento europeo con la maglietta di Putin e andavi dicendo che avresti dato Mattarella per mezzo Putin».

 

Giorgia Meloni ribadisce la sua convinzione. Il Pnrr va rinegoziato con l’Ue e il caro energia non va sostenuto con «uno scostamento di bilancio, dato che già abbiamo abbastanza debiti». Semmai, «si può provare a parlare con l’Ue per utilizzare le risorse della programmazione europea».

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni cernobbio

 

Anche per Letta «il Pnrr è la stella polare. Si può discutere, ma diciamo no alle rinegoziazioni. Perderemmo soldi e le prospettive per il futuro». Ma Meloni è convinta. «Le modifiche sono previste, e lo stesso commissario Gentiloni ha detto che ci sono Paesi pronti a chiederle».

 

Se Salvini dello scostamento è convinto da tempo («Mettiamo un tetto al costo del gas e la differenza la mette lo Stato»), possibilista è anche il coordinatore azzurro Antonio Tajani: «L’extra-deficit come obiettivo in sé non va perseguito, ma può essere uno strumento per proteggere tessuto imprenditoriale e sociale». In ogni caso, Tajani chiede «un’azione dell’Europa cui da mesi abbiamo chiesto un secondo Recovery plan per affrontare tutto ciò che ha provocato la guerra».

SIPARIETTO SALVINI MELONI A CERNOBBIO

 

La proposta meno attesa arriva da Salvini: «Se il centrodestra vincerà le elezioni propongo un ministero per l’Intelligenza artificiale, l’Innovazione e la Digitalizzazione a Milano». Per radunare «nella città dei brevetti le competenze sparse, senza togliere nulla a nessuno». L’idea, racconta, gli sarebbe arrivata da una chiacchierata con uno dei presenti al Forum Ambrosetti («Non dico chi è, se no lo rovino...») e aggiunge di averlo poi ringraziato dell’idea inviandogli un messaggio in cui lo ha «chiamato “ministro”, perché qui ci potrebbe essere almeno una decina di persone che sarebbero in grado di dare un contributo al prossimo governo».

SALVINI MELONI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...