sovranismo

POPOLO CONTRO ÉLITES - IL SUCCESSO DEI MOVIMENTI POPULISTI E SOVRANISTI NASCE DAGLI ECCESSI DELLA TECNOCRAZIA – BARICCO LEGGE WILLIAM DAVIES: “QUEL CHE È ACCADUTO È CHE UNA BUONA PARTE DEGLI OCCIDENTALI SI È MESSA A GUARDARE BENE QUELLA RICCHEZZA, QUEL PROGRESSO, QUELLA LIBERTÀ: CI HA VISTO UNO SPORT RISERVATO A POCHISSIMI E CAPACE DI GENERARE IN TUTTI GLI ALTRI SOFFERENZA MENTALE E FISICA, SENSO DI ESCLUSIONE, CROLLO DELLE ASPETTATIVE, REGRESSO ECONOMICO, RABBIA DIFFUSA E, IN REGALO, UN PIANETA SPREMUTO COME UN LIMONE’’

WILLIAM DAVIES

Alessandro Baricco per “Robinson – la Repubblica”

 

Trump e la Brexit non sono passati invano, così se entri in un libreria di Londra o New York ne trovi a chili di libri che cercano di spiegare perché, capire come, sostenere che. Sono sotto scacco, le élites anglosassoni (le élites per eccellenza, solo i francesi reggono quel ritmo) e poiché una delle cose che fanno da secoli è scrivere libri, ci danno dentro alla grande.

 

WILLIAM DAVIES

Ogni tanto, ne arriva qualcuno anche in Italia, di quei libri. Adesso per esempio Einaudi Stile Libero ne ha pubblicato uno che si intitola Stati nervosi. Sottotitolo: Come l’emotività ha conquistato il mondo. Detto così ci si può aspettare l’ennesima lamentazione sul fatto che la gastro-intelligenza dei populisti ha fatto fuori la cristallina cultura di noi che abbiamo studiato, ma la verità è che no, il libro dice qualcosa di più interessante, e utile. Parte da quella sfida lì — esperti contro predicatori, élites contro popoli, razionalità contro emotività, fatti contro favole — ma appena può chiarisce bene una cosa: se pensate di cavarvela stando dalla parte degli intelligenti state prendendo una bella cantonata.

baricco cover

 

baricco

Dato che l’autore si chiama William Davies, insegna all’University of London e collabora con testate come The Guardian o London Review of Books, e insomma è chiaramente iscritto al club degli intelligenti, la cosa appare abbastanza curiosa, se non anomala. Per cui mi son messo a leggere con attenzione. Quel che dice Davies è che l’idea di gestire la realtà in modo razionale, usando i numeri, affidandoli a gente competente e isolando una serie di fatti universalmente condivisi e non discutibili, è nata in Europa dopo il macello della Guerra dei Trent’anni, quindi nella seconda metà del ‘ 600.

 

brexit

Troppe sofferenze per troppi anni fecero collassare quasi tutti i modelli preesistenti, che fossero militari o economici, e se ne venne fuori quell’idea di Nazioni tecnocratiche, organizzate in modo che l’insidia del caso e il veleno delle emozioni venissero messi ai margini dei processi decisionali. Non era un’idea campata in aria, anzi in qualche modo era coerente con tutto un habitat culturale che si stava formando. Rivoluzione scientifica, Cartesio, Hobbes: gli umani occidentali stavano facendosi un nuovo nido mentale.

 

proteste brexit 2

Davies fa l’esempio, molto puntuale, della Royal Society, in Inghilterra (1660): una comunità di esperti che, lasciando da parte sentimenti, opinioni ed emozioni, cercava di collezionare fatti, da tutti condivisi, su cui si potesse costruire una governance della realtà: come bene riassume Davies «si cercava qualcosa che fosse al di là delle dispute, ma che non fosse Dio». Il culto dei fatti nasce lì.

 

trump 2

Come progetto, bisogna dirlo, era visionario ed elettrizzante. Oggi un dirigente del Fondo Monetario Internazionale non è una figura che inclini alla simpatia, ma se lo prendete e lo collocate nel 1660 quello fa la figura del genio visionario, ve l’assicuro. E in effetti, registra Davies, quell’idea di rifarsi a una realtà più possibile oggettiva e di capirla con la forza dei numeri e degli esperti è un’idea che ci ha portato dentro la modernità, alleviando sofferenze e smantellando un bel po’ di assurdità. Bene. Solo che, come tutte le religioni, anche quella dei fatti ci ha messo poco a diventare una forma di idolatria cieca e uno strumento di dominio per una casta sacerdotale. E qui Davies ci va giù duro.

 

donald trump presenta il suo libro

Quel che è successo, dice, è che definire i fatti, stilare i numeri e formulare le decisioni è diventato nei secoli un giochino riservato a un’élite di esperti sempre meno interessata a capire il mondo nella sua complessità e sempre più ossessionata dalla necessità di semplificarlo per poterlo controllare e dominare meglio (vedi le statistiche, splendido esempio di non-sapere utile al dominio).

 

Volendo riassumere, la razionalità è diventata una forma di pensiero unico al servizio del Capitale. Negli ultimi cinquant’anni, conclude Davies, il neoliberismo ha dato la spallata finale, arruolando i fatti, i numeri e la razionalità nella sacra missione di perseguire il progresso, aumentare la ricchezza collettiva, santificare la figura dell’Imprenditore Privato e difendere il Mercato dalle pericolose ingerenze degli Stati.

DONALD TRUMP CON IL PADRE TYCOON

 

Da quel momento il valore dei fatti ha iniziato a crollare, la razionalità è diventata qualcosa di infido e i numeri si sono svelati per quel che sono: pura narrazione travestita da oggettività. C’è tutto un mondo che si fida ormai più dell’istinto, dei ricordi, del buon senso, e delle parole. Può non piacere, dice Davies, ma è così. « Il successo dei populisti sia di destra sia di sinistra dovrebbe dirci che il desiderio di cambiare rotta e di giungere a una sicurezza collettiva è molto più importante per le persone rispetto al bisogno di verificare i fatti». È quasi un cammino irreversibile. «Gli eccessi della tecnocrazia sono responsabili di questo declino della ragione politica ». Amen.

 

populismo social 1

In una situazione del genere, affonda Davies, ostinarsi a reclamare il valore dei fatti e della razionalità è una forma di inutile "machismo" (la definisce proprio così) che «serve in parte a nascondere una scomoda verità, cioè che gli appelli delle élite all’oggettività sono sempre più vulnerabili ». Abbastanza feroce. Voglio ricordare che in tutto il libro non c’è una sola riga in cui i populismi siano ritenuti anche solo lontanamente un fenomeno di cui essere lieti. Tuttavia Davies è convinto che i populisti non facciano che cavalcare qualcosa che è già successo prima di loro: quando il neoliberismo ha iniziato a crollare si è trascinato con sé quell’ideale di oggettività, di freddezza scientifica, di competenza di cui si era servito cinicamente per i propri scopi.

POPULISMO - SALVINI LE PEN . PETRY

 

Da quel momento, pensare di invertire la rotta è illusorio. Probabilmente, conclude Davies, dobbiamo prendere atto che questa è una guerra diversa, che si combatte su un piano diverso, con materiali e tecniche diversi. È un nuovo terreno da gioco, mi sembra di capire, in cui lo statuto dei fatti è velocemente cambiato, e in cui porre l’alternativa tra razionalità e emotività è da stupidi. Davis la dice così: «Che sia arrivato il momento di prendere esempio dai populisti e nazionalisti e accettare il fatto che siamo tutti in una situazione di quasi guerra?[…] Può darsi che le "guerre culturali" si debbano combattere da entrambi i fronti. Questo non è necessariamente spaventoso come potrebbe sembrare».

 

populismo

Spaventoso no, ma magari un tantino vago? Certo, mentre rileggevo qua e là il libro, mi è venuto in mente perché alla fine Davies mi è sembrato uno da leggere, pur nei suoi limiti: rappresenta bene un preciso tipo di smarrimento molto diffuso tra un certa élite outsider. Si incrociano, in quelle coscienze, tante cose — il disprezzo per il neoliberismo, il trauma di vedere i deboli rappresentati dalla destra, la difesa del pianeta terra, la quasi paranoica paura del Game, la fiducia negli esperti ma non in quegli esperti, la fascinazione per il sapere, l’empatia per l’ignoranza: alla fine è molto difficile convogliare tutta quella intensità — quella passione — a combattere su un fronte, perché non si trova il fronte.

Populismo web

 

Sono intelligenze orfane di una guerra, perché sono circondate dal nemico ma non riescono mai, veramente, ad arrivargli davanti. Adorerebbero combattere, ma è dubbio che ci sia ancora una gente, o una terra, dietro, da difendere. Così bruciano quantità immense di giovinezza nel buio, a scaldarsi ai falò delle retroguardie. Non posso escludere che sia il posto da cui, senza accorgermene, scrivo queste righe.

grillo la benzina e il populismo L HSPaIH populismo c pia jpeg

Ultimi Dagoreport

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)