trump salvini

PRIMARIE FATTE A MAGLIE - CHISSÀ PERCHÉ TRUMP NON AVREBBE DOVUTO INCONTRARE MATTEO SALVINI, VISTO CHE HILLARY FA I NOMI DEI LEADER EUROPEI, RENZI COMPRESO, CHE LE SI RIVOLGONO PERCHÉ SAREBBERO TANTO PREOCCUPATI DI UNA ELEZIONE EVENTUALE DI TRUMP!

Maria Giovanna Maglie per Dagospia

 

DONALD TRUMP E MATTEO SALVINIDONALD TRUMP E MATTEO SALVINI

Chissà perché Trump non avrebbe dovuto incontrare Matteo Salvini, visto che Hillary Clinton fa i nomi dei leader europei, Renzi compreso, che le si rivolgono perché sarebbero tanto preoccupati di una elezione eventuale di Trump! Salvini è andato a Filadelfia con quelli dell’associazione Italiani d’America, ha pazientemente atteso con un cartello da fan in mano che Trump finisse l’ultimo comizio prima delle primarie, e poi si sono stretti la mano, fatto una photop, scambiato quattro parole. Stai a vedere che ora diventa uno scandalo questo, e non le cavolate di Obama in tour in Europa.

 

SALVINI ALL INCONTRO CON TRUMPSALVINI ALL INCONTRO CON TRUMP

Pennsylvania, Delaware, Connecticut, Rhode Island e Maryland. Si vota nel big Tuesday della East Coast in una atmosfera di inevitabilità della nomination di Donald Trump, inutile negarlo. I sondaggi lo danno avanti di almeno venti punti in percentuale sui concorrenti, l’accorduccio tra Ted Cruz e John Kazich, una sorta di disperata desistenza per non farlo vincere in Indiana, lo Stato più importante prima del gran finale il 7 giugno in California, si sta già sgonfiando nel discredito generale, semplicemente perché così non si fa.

 

Domani mattina Trump potrebbe avere almeno 150 dei 185 delegati in palio, toccare quota mille, dimezzare i 390 voti che gli servono per arrivare al magico numero di 1237, soprattutto diventare un candidato talmente forte da screditare l’intero partito repubblicano che continuasse a ostinarsi contro di lui. I dati sono stati accuratamente tenuti bassi per mesi, o liquidati come “Drudge things”, cose da Drudge, dal nome del mitico sito on line di Matt Drudge, che fu inaugurato contro Bill Clinton, e quella battaglia gli andò male ma lo laureò come luogo di informazione conservative imprescindibile, e che ora fa apertamente il tifo per Trump.

Donald Trump (s), Ted Cruz (c) e John Kasich Donald Trump (s), Ted Cruz (c) e John Kasich

 

I dati di oggi dicono che erano partiti in sedici nel Gop, non in due come i democratici, eppure Donald Trump ha vinto il numero più alto di Stati, 21, la più alta percentuale nelle vittorie,82 per cento,la più alta percentuale di delegati, 68 per cento, e il voto complessivo più alto, 58 per cento, più di Hillary Clinton, per capirci.

 

I dati sono tali che il miliardario newyorchese può permettersi di essere beffardo invece che incazzato, e dichiarare che “due politici di professione si sono dovuti coalizzare per affrontare uno che è in politica da dieci mesi”, e che “io non sarò popolare nel Gop, ma l’80 per cento del partito non vuole Cruz”, o che “John Kazich ha vinto in un solo Stato,non si capisce a che titolo si senta ancora in corsa”.

 

TRUMPTRUMP

La tre giorni dei 168 del Comitato elettorale del partito Repubblicano a Hollywood, quella in Florida, è finita senza che nessuno si sia preso la responsabilità di autorizzare una contested convention, né, come i nemici di Trump avevano a gran voce richiesto, di cambiare le regole della convention per consentire a Kazich di avere delle possibilità. Certo, masticano amaro, ma che mandino ambasciatori a chiedere prove di pacificazione allo staff di Trump è quasi una resa. E più di qualcuno ha rotto la consegna del silenzio.

 

DONALD TRUMPDONALD TRUMP

Dice Steve Duprey, del New Hampshire: “all’incontro di gennaio eravamo convinti che il suo successo sarebbe svanito, ma il risultato di New York è impressionante, la gente non parla d’altro”. L’idea che si sta affermando è che Trump dovrebbe fare dichiarazioni distensive verso il presidente del Comitato, Priebus, del quale ha giustamente detto che si dovrebbe dimettere perché ha consentito l’imbroglio dei delegati non votati in Colorado. Un altro membro del Comitato,Bob Kapel, Washington Dc, ex delegato di Marco Rubio, attualmente di John Kazich,ma di nuovo in movimento, fa notare che nel discorso dopo la vittoria a New York i toni di Trump suonavano davvero e sul serio distensivi, e che il punto è scegliere un nominato che vinca la casa Bianca, non le simpatie personali.

vote for trumpvote for trump

 

Tutti fanno notare che aver assunto Rick Wiley, un veterano repubblicano di molte campagne, è un buon segnale. A Hollywood Wiley ha lavorato molto, come Jeff Roe,il manager capo della campagna di Ted Cruz che si è incontrato a porte chiuse con i big del Comitato per chiedere una convention farlocca, nella quale il senatore del Texas possa vincere al terzo turno di votazione. Ma gli è andata male.

nope di illma gorenope di illma gore

 

Gli è andata male anche perché analisti politici di tv e giornali cominciano insistentemente ad evocare, meglio tardi che mai, l’effetto Reagan, e chiedono al vertice del partito se intenda ripetere il clamoroso errore del 1976, quando per giustificare l’attacco al governatore della California, ritenuto rozzo e neofita, continuarono a ripetere come solo con Ford fosse possibile vincere il democratico Carter, e poi andò come andò.

 

TRUMP HILLARYTRUMP HILLARY

E un altro dato eclatante è questo: Trump ha ottenuto finora più di due milioni in più di quanti ne aveva ottenuti il candidato Mitt Romney nel 2012. E questo nonostante Cruz ne abbia presi solo 300mila in meno di Romney, insomma ha portato al voto due milioni di indifferenti. In totale nei 21 Stati dove finora si è votato Trump ha avuto 8.776.586 voti, mentre il candidato Mitt Romney era a quota 6.654.029.

 

Gli va male al texano Cruz, che fino a qualche settimana fa era certo di farcela in una contested convention, e ancora ci spera, perché oggi i conti potrebbero chiudersi. O prende due delegati su tre dei 185 in palio, o è matematico che non potrà arrivare a 1237 anche se dovesse vincere tutto il resto fino al 7 giugno; e i sondaggi di oggi non solo dicono che i due delegati non li prenderà mai, ma che in alcuni Stati è addirittura terzo, dopo Kazich.

donald e melania trumpdonald e melania trump

 

E allora? Ve l’ho detto che si respira aria di ineluttabilità Qualche giorno fa, un anchor popolare come Sean Hannity ha proprio perso la pazienza con Cruz intervistato in studio. Gli chiedeva come potesse sostenere una campagna in cui prende delegati con l’inganno, come in Colorado, o compra superdelegati, approfittando anche della scarsa esperienza di Trump. Lui provava a non rispondere,a sostenere che si trattava di bugie alla Drudge, che lui segue le regole e che le regole le ha fatte il vertice del partito, ma Hannity incalzava.

donald trump celebra la vittoria di new yorkdonald trump celebra la vittoria di new york

 

Allora Cruz ha provato la carta del “non sono queste le cose che interessano alla gente, Sean, chiedimi dell’economia, chiedimi della sanità, delle armi”, e Hannity ha perso la pazienza “Queste cose, senatore, gliele ho chieste centinaia di volte. Ora  le chiedo del suo comportamento etico, ricevo migliaia di telefonate in cui gli americani esigono di sapere, e sono stufo della sua reticenza”. Ecco, questa è l’aria nuova, il clown ora è qualcun altro. Domani sapremo se the real Donald sta a mille.

 

 

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