mifsud trump scotti

PRONTO, CHI SPIA? - I TELEFONINI DI MIFSUD SONO NELLE MANI DEGLI AMERICANI, DUE BLACKBERRY CHE POTREBBERO FARE LUCE SU TUTTE LE RELAZIONI PERICOLOSE INTRECCIATE DAL DOCENTE DELLA LINK UNIVERSITY - L' OBIETTIVO È CHIARO: PROVARE CHE MIFSUD NON STAVA LAVORANDO PER IL CREMLINO, MA ERA UN AGENTE PROVOCATORE CHE DOVEVA FARE FINIRE NEI GUAI I COLLABORATORI DI TRUMP. E CHE SI MUOVEVA AGLI ORDINI DI 007 EUROPEI

Gianluca Di Feo per “la Repubblica

 

Mifsud con Olga Roh

Nella partita a scacchi di spie e veleni del Russiagate giocata tra Washington e Roma c' è una nuova rivelazione destinata a fare clamore. Il Dipartimento di Giustizia americano avrebbe "di recente" messo le mani su due telefonini usati dal misterioso professore maltese Joseph Mifsud. Due Blackberry che potrebbero fare luce su tutte le relazioni pericolose intrecciate dal docente della Link University capitolina. E a guidare il Dipartimento di Giustizia è proprio William Barr, protagonista dei due discussi incontri con i vertici dell' intelligence italiana che saranno oggetto dell' audizione di Giuseppe Conte davanti al Copasir.

 

MIFSUD MANGIANTE BARR

La controinchiesta della Casa Bianca sembra accelerare, per contrastare l' avanzata dell' impeachment: una sfida decisiva per le sorti della presidenza. Donald Trump vuole dimostrare che le accuse contro di lui nascono da una trappola, preparata da servizi segreti europei con la complicità dell' Fbi e dell' amministrazione democratica. Ieri ha annunciato che Barr concluderà presto le sue indagini «sulla corruzione nelle elezioni del 2016», vagheggiando scenari senza precedenti: «Il complotto potrebbe arrivare fino a Obama». E poi davanti a Sergio Mattarella ha dichiarato: «L' Italia potrebbe essere coinvolta».

 

JOSEPH MIFSUD BORIS JOHNSON

Joseph Mifsud è sempre più l' uomo chiave dell' operazione imbastita dalla Casa Bianca. E martedì un' istanza processuale ha fatto emergere la vicenda dei due cellulari. L' hanno presentata i legali dell' ex generale Michael Flynn, primo consigliere per la sicurezza di Trump e primo degli uomini del presidente a dimettersi per l' istruttoria dell' Fbi sui rapporti con Mosca. Gli avvocati sostengono che si sia trattato di una macchinazione ordita da «agenti dei servizi segreti occidentali incaricati nel 2014 di trovare legami con russi da utilizzare poi per formulare accuse false».

 

 E sono convinti di avere un asso nella manica, che scagionerà l' ex generale: i due Blackberry, di cui indicano numeri di serie e di scheda, in grado di svelare la rete di contatti del professore maltese. L' avvocato Sydney Powell ha messo nero su bianco che i cellulari sono stati «di recente acquisiti dal Dipartimento di Giustizia». Come abbiano fatto i funzionari di Barr a ottenerli è top secret. Il procuratore generale nominato da Trump negli scorsi mesi ha fatto il giro delle capitali coinvolte nella controinchiesta: Sydney, Londra e Roma.

scotti di maio

 

Ma è proprio sull' Italia che si concentra l' attenzione delle indagini presidenziali. Con il sospetto che Mifsud, scomparso da più di un anno, sia stato protetto da parte dei nostri apparati di sicurezza. L' ultimo a vederlo è stato l' avvocato svizzero Stephan Roh, azionista dell' università privata romana: «Mi ha detto che nell' ottobre 2017 il capo dei servizi segreti italiani avrebbe contattato il presidente della Link University Vincenzo Scotti e gli avrebbe raccomandato di far sparire il professore e tenerlo per un po' di tempo in un luogo sicuro». Scotti ha smentito, ma la frase è finita nel dossier di Barr.

 

TRUMP FLYNN

Adesso la difesa dell' ex generale Flynn ingigantisce la figura di Mifsud, trasformandolo nel pilastro dell' intero Russiagate. Ipotizza che non si sia limitato a offrire al giovane consigliere di Trump George Papadopoulos le mail di Hillary Clinton rubate dai russi, ma abbia anche rivelato all' Fbi la cena moscovita di Flynn alla presenza di Vladimir Putin nel 2015: un elemento decisivo nel provocare le dimissioni dalla Casa Bianca, con la contestazione di avere mentito ai detective federali.

 

GIUSEPPE CONTE

Per corroborare questa ricostruzione, i legali hanno domandato al Dipartimento di William Barr l' accesso a tutte le relazioni del Federal Bureau of Investigation, inclusi i brogliacci in cui vengono sintetizzati i colloqui con gli informatori. L' obiettivo è chiaro: provare che Mifsud non stava lavorando per il Cremlino, ma era un agente provocatore che doveva fare finire nei guai i collaboratori di Trump. E che si muoveva agli ordini di 007 europei, avvisando contemporaneamente l' Fbi: una manovra internazionale per stroncare l' ascesa del businessman alla Casa Bianca.

 

Credibile? Di sicuro Trump andrà avanti a ogni costo. Ed è difficile valutare l' impatto della sua determinazione sugli equilibri politici romani.

 

simona mangiante george papadopoulos 1

La prossima settimana il premier Conte si presenterà al Copasir guidato dal leghista Raffaele Volpi. Palazzo Chigi sostiene di avere agito correttamente nell' autorizzare gli incontri tra Barr e i capi della nostra intelligence. Summit in cui agli americani non sarebbe stato consegnato nulla. La linea degli apparati di sicurezza è netta: Mifsud era un faccendiere con cui non hanno mai avuto rapporti. Agli investigatori della Casa Bianca però non sono sfuggite le costanti presenze di alti dirigenti dei nostri 007 alla Link University, così come la provenienza dall' ateneo di ministri e sottosegretari pentastellati del primo governo Conte.

 

george papadopoulos simona mangiante

Ma nel mirino degli americani ci sono soprattutto le frequentazioni di Mifsud con esponenti del Pd, che guidava l' esecutivo quando il professore agganciava gli uomini del futuro presidente. Un labirinto all' italiana, che rischia di venire sconvolto dalla brama di rivalsa dell' uomo più potente del mondo.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…