vladimir putin yair lapid

PUTIN HA FATTO UNA CAZZATA DI CUI SI PENTIRÀ: SI È MESSO CONTRO ISRAELE – L’UTILIZZO DEI DRONI IRANIANI NELLA GUERRA IN UCRAINA HA FATTO SUBITO SCATTARE LA “VENDETTA” DELLO STATO EBRAICO, CHE HA RISPOSTO ANNUNCIANDO AIUTI MILITARI A KIEV. PER ORA FORNISCE SOLO INTELLIGENCE SUGLI AEREI SENZA PILOTA, MA PRESTO POTREBBE FORNIRE ANCHE QUALCHE ARMAMENTO MOLTO SOFISTICATO – PER ORA CI VANNO CAUTI: HANNO BISOGNO DEGLI IMMIGRATI RUSSI, E NON POSSONO (ANCORA) FARE A MENO DI PUTIN NELLO SCACCHIERE MEDIORIENTALE…

 

1 - MISSILI E ROBOT DAGLI AYATOLLAH ADESSO ISRAELE ENTRA IN GIOCO?

Andrea Marinelli e Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

 

Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi

I droni kamikaze sono stati definiti «democratici» perché possono usarli anche Paesi più «piccoli». Ma hanno un impatto sulla vita di una città e sono al centro di una partita internazionale. Mosca, dopo mesi di conflitto, ha visto calare le scorte di missili, dunque si è rivolta ad un alleato di convenienza, l'Iran.

 

Che ha venduto centinaia di Shahed 136 e quelli da ricognizione (Mohajer 6), «schierati» insieme a istruttori dei pasdaran. I mezzi hanno affiancato quelli russi nella campagna di terrore. Volano a 185 chilometri orari, hanno un raggio d'azione sui 1.800-2.000 chilometri, lanciabili da camion, con cariche esplosive da 36 chilogrammi, sono una minaccia concreta per le aree urbane. Comparsi in agosto sul campo di battaglia sono stati riconvertiti in strumento di rappresaglia sulle zone civili mentre alcuni esemplari sono stati dislocati in Bielorussia.

 

DRONE KAMIKAZE SI ABBATTE SU KIEV

Poco sofisticati, diventano insidiosi se impiegati «a sciame», ossia con un alto numero di pezzi. Perché saturano le difese della resistenza. Kiev li contrasta con i caccia, i cannoncini a tiro rapido e missili portatili - ne sono stati abbattuti molti - però ha chiesto alla Nato di potenziare il proprio scudo. Perché distruggono e uccidono, non importa se sbagliano di qualche metro. Gli Shahed sono «veterani», testati dall'Iran contro impianti petroliferi in Arabia Saudita, negli Emirati, in Kurdistan. E ora lo scenario si ripete in Ucraina.

 

L'intelligence Usa ha rivelato che il regime sciita sarebbe pronto a inviare droni con testata esplosiva maggiore e missili in grado di raggiungere target a 300-700 chilometri (Fateh 110 e Zolfaghar). Teheran, oltre a incassare valuta, potrebbe ricevere tecnolo-gia per portare avanti programmi strategici. Da qui una dimensione ancora più larga.

Zelensky sperava in una sponda di Israele ed aveva auspicato la fornitura di apparati di difesa, a cominciare dagli Iron Dome.

 

JOE BIDEN YAIR LAPID

Gerusalemme si è limitata a rivelare dettagli su come arginare la «pioggia» di droni che ben conosce. Una posizione dovuta alla linea di equidistanza e al desiderio di non alterare il modus vivendi creato con Putin in Siria. Gli israeliani hanno eseguito centinaia di strike su siti iraniani e di Hezbollah nel quadrante siriano nonostante la tutela del Cremlino nei confronti di Assad.

 

La contraerea è controllata dai russi, tuttavia ha fatto poco, anche per incapacità nel fronteggiare l'aviazione dello Stato ebraico. Gli attacchi su Kiev creano una situazione nuova. Washington potrebbe fare pressioni e gli israeliani temono che l'Iran acquisisca maggiore conoscenza bellica. Infatti qualche membro del governo di Gerusalemme è sembrato anticipare un cambiamento. Lo hanno capito anche a Mosca: Dmitri Medvedev ha subito minacciato ritorsioni nei rapporti bilaterali.

vladimir putin ali khamenei

 

2 - ISRAELE SI SCHIERA MOSCA MINACCIA GIÀ «RELAZIONI A RISCHIO»

Roberto Fabbri per “il Giornale”

 

In principio fu l'Iran. Quell'Iran che ora tenta di negare di aver mai fornito droni alla Russia, arrampicandosi su vetri scivolosissimi. Perché è da un mese ormai che i droni iraniani Shahed e Mohajer hanno fatto la loro comparsa nei cieli dell'Ucraina, fornendo ai russi che li utilizzano un'arma insidiosa in grado di distruggere carri armati e blindati, fare strage nelle posizioni di combattimento, colpire infrastrutture civili e compiere atti di terrorismo nelle aree urbane: tanto che gli ufficiali di Kiev l'hanno subito identificato come «un enorme problema».

 

 Zelensky ha chiesto aiuto agli alleati occidentali per migliorare la sua difesa aerea, ma l'intervento indiretto dell'Iran nell'aggressione russa all'Ucraina ha avuto come effetto anche una svolta da parte di Israele. Perché lo Stato ebraico, fino a pochi giorni fa restio a sostenere Kiev, ha fatto sapere che il momento è giunto.

 

JOE BIDEN YAIR LAPID

Già la scorsa settimana il New York Times aveva rivelato che Israele fornisce all'Ucraina intelligence sui droni iraniani. Ma siccome Gerusalemme dispone anche di armamenti sofisticatissimi, non sorprende che il falco del Cremlino Dmitry Medvedev abbia subito reagito minacciandola, se davvero comincerà a fornirne all'Ucraina, di interrompere le relazioni bilaterali. Una mossa che pesa soprattutto su due ambiti.

 

PUTIN MEDVEDEV

Il primo è il flusso continuo, molto cresciuto dopo lo scoppio della guerra lo scorso 24 febbraio e che ora Putin potrebbe bloccare, di ebrei russi che emigrano verso Israele; l'altro è la complessa relazione tra i due Paesi nello scacchiere mediorientale, già messa sotto stress dallo stringersi dei rapporti tra i regimi di Mosca e di Teheran.

 

Com' è noto, dallo scioglimento dell'Unione Sovietica, Israele ha accolto oltre un milione di immigrati russi, non sempre spinti da pura motivazione identitaria ebraica.

 

Ma dal febbraio scorso si è assistito a una nuova ondata, motivata dalla paura della guerra e dal timore che le frontiere russe vengano di nuovo chiuse: oltre a 13mila ebrei ucraini, ne sono già arrivati 26mila dalla Russia, e si calcola che siano 35mila quelli in attesa che le loro pratiche per l'aliyah (la «salita», come la chiamano in Israele) siano svolte. E da quando Putin ha ordinato la mobilitazione, chi aveva un passaporto israeliano non ha perso tempo a precipitarsi in aeroporto.

 

attacco russo a kiev 17 ottobre 2022 4

Ci sono stati casi clamorosi. L'ex rabbino capo di Mosca Pinchas Goldschmidt ha lasciato la Russia già nel marzo scorso invitando tutti gli ebrei russi a imitarlo finché era possibile (uno su otto l'ha fatto), mentre la regina della canzone pop russa, Alla Pugacheva, una decina di giorni fa ha rilanciato le sue critiche alla guerra annunciando la sua fuga in Israele con il marito, che ha origini ebraiche.

 

vladimir putin ali khamenei

In seguito alle iniziative di Goldschmidt, il ministero della Giustizia di Mosca aveva chiesto la liquidazione dell'agenzia ebraica in Russia, che si occupa di facilitare l'aliyah: il suo ricorso viene valutato proprio in questi giorni e questa è certamente un'arma potente nelle mani di Putin, proprio mentre Israele si sta organizzando per ricevere un'ondata migratoria.

 

Quanto alle relazioni Russia-Israele, migliorate per complesse ragioni con l'intervento di Mosca in Siria, la guerra in Ucraina le ha molto raffreddate: nessuno dimentica la greve uscita del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov sulle presunte origini ebraiche di Adolf Hitler, che costrinse Putin a pubbliche (e rarissime) scuse.

 

Mentre se è vero che finora Israele ha evitato di unirsi alle sanzioni contro la Russia, è anche vero che il premier Yair Lapid considerato vicino a Joe Biden - ha espresso sostegno alla causa ucraina. E ora il Cremlino dopo il caso dei droni iraniani potrebbe perfino considerare di porre fine alla politica di mano libera ai raid israeliani su bersagli iraniani in Siria.

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