mario corti putin

“PUTIN? UN DITTATORE. L’HO ANCHE CONOSCIUTO, A MIA INSAPUTA, DURANTE UNA PARTITA DI CALCIO” – L’INCREDIBILE STORIA DI LIBERTA’ (E LIBERTY) DI MARIO CORTI, LO SCRITTORE CHE TRASMETTEVA IN URSS CON RADIO LIBERTY: “ERA FINANZIATA DALLA CIA PER I DISSIDENTI” - IL GIORNALISTA FECE ARRIVARE IN OCCIDENTE I MESSAGGI DI SACHAROV, SOLŽENICYN, POLITKOVSKAJA DIFENDENDO LA LORO CAUSA - "LO SPETTRO DELLA BOMBA ATOMICA AGITATO DA MOSCA? UN RATTO STRETTO ALL’ANGOLO REAGISCE IN MODI INASPETTATI" - LA BOTTIGLIA CHE GLI PASSO’ A POCHI CENTIMETRI DALLA TESTA E...

Stefano Lorenzetto per il Corriere della Sera - Estratti

 

MARIO CORTI 6

La passione per ciò che è più caro agli esseri umani si manifestò in Argentina a 6 anni, nel 1950, al primo giorno di scuola nelle elementari di Las Heras, quando all’alzabandiera del mattino gli fecero cantare l’inno nazionale: «Udite, mortali, il grido sacro: “Libertà, libertà, libertà!”». La repulsione per la violenza arrivò l’indomani: «Mio padre mi portò da una coppia di amici, immigrati da Pavia. Uscii a giocare con i loro due figli e i tre cugini. Fui gettato a terra e riempito di calci e pugni. Mi urlavano “Tano!”, spregiativo di italiano».

 

Ora si capisce perché Mario Corti, il messo dei samizdat, già dai tempi dell’Urss abbia speso l’intera vita a difendere e aiutare i dissidenti, da Andrej Sacharov ad Aleksandr Solzenicyn, frequentati con sua moglie Elena Gori, traduttrice delle loro opere e di quelle di Vladimir Bukovskij, Elena Bonner, Aleksandr Zinovev, Aleksandr Jakovlev, fino a Disastro Putin (Spirali) di Boris Nemtsov, l’ex vice primo ministro ucciso nel 2015 nei paraggi del Cremlino dai sicari del leader ceceno Ramzan Kadyrov, «il macellaio»: fra loro, c’era chi ha guidato l’assedio a Mariupol, una pagina nera della guerra che Corti ripercorre in L ’ Ucraina e la vetrina delle distorsioni (Gaspari), appena uscito.

vladimir putin

 

Il giornalista e scrittore digita in russo persino i suoi saggi pubblicati in italiano. Fu il primo a intervistare Andrej Tarkovskij quando il regista sovietico scelse la via dell’esilio. Per 26 anni ha lavorato a Monaco di Baviera e poi a Praga per Radio Liberty, fondata nel 1953. Con la gemella Radio Free Europe, captata nei Paesi del Patto di Varsavia, era finanziata dalla Cia. Dal 1975 le due emittenti dipendono dal Congresso degli Stati Uniti.

 

Lei era il capo del Servizio russo.

«Trasmettevamo in ucraino, tartaro, armeno, georgiano, in tutte le 15 lingue dell’Unione Sovietica. Caduto il Muro di Berlino, nel 1991 aprimmo studi a Mosca e San Pietroburgo. Sono stati chiusi».

 

(...)

 

In che modo riusciva a portare fuori dall’Urss gli scritti degli oppositori?

MARIO CORTI 5

«Con il corriere diplomatico. Potevo far partire la posta privata una volta a settimana racchiusa in plichi inviolabili».

 

Ricorreva anche ad altri mezzi?

«Sì. Le faccio l’esempio di Solzenicyn. Era stato espulso. A Mosca restava la suocera, un’ingegnera aeronautica. Mi contattò. Doveva mettere al sicuro cinque valigie, pesantissime, contenenti manoscritti e schedari del genero. Mi rivolsi alla figlia di un ambasciatore italiano munita di passaporto diplomatico, diretta a Parigi. Da lì le valigie finirono a Tolosa, dov’era console il fratello. Un autista le portò ai miei genitori a Milano. Io decollai da Mosca, le recuperai e le consegnai a Solzenicyn, che stava a Zurigo».

 

Sacharov, Solzenicyn. E chi altro?

Anna Politkovskaja

«La povera Anna Politkovskaja. Ci s’incontrava nella sede moscovita di Radio Liberty. E Aleksandr Zinovev. Credo d’essere stato il primo a farlo parlare. Lisa Giua, la moglie di Vittorio Foa che fu collaboratrice di Palmiro Togliatti a Rinascita , fece pubblicare la mia intervista su Lotta Continua , pensi un po’».

 

(...)

Neanche un appoggio politico?

«Bettino Craxi invitò Sacharov a Milano e mi pare che per l’occasione raccolse dei fondi. Ebbi il sostegno del senatore Umberto Terracini quando nel 1977 organizzai le Udienze Sacharov a Roma. Le presiedette Simon Wiesenthal. Faticai a convincerlo. “Accetto solo se viene Leo Valiani”, fu la condizione. Perciò mi recai da Valiani, che aveva l’ufficio presso la Banca commerciale a Milano. Il quale mi disse: “Accetto solo se viene Wiesenthal”. Su Izvestija uscì un articolo contro “gli antisovietici occidentali” che mi associava all’ebreo cacciatore di nazisti».

MARIO CORTI COVER

 

Ci sono ancora dissidenti in Russia?

«Tanti. Penso a Vladimir Kara-Murza, che era il pupillo di Nemtsov, e ad Alexei Navalny. Oggi li chiamano oppositori».

 

Che fine fanno?

«In galera o espulsi. Quando non vengono assassinati, come Politkovskaja».

 

Non c’è più l’Arcipelago Gulag.

«Nelle isole Solovki sotto i regimi di Lenin e Stalin furono fatti fuori almeno 2 dei 12-15 milioni di internati. Le regioni della Mordovia e di Perm’ erano piene di prigionieri politici. Restano le “colonie di lavoro correzionale”, questa è la dizione ufficiale. Ma nella lingua russa si chiamano lager. Ogni tanto bisognerebbe rileggere I racconti di Kolyma di Varlam Šalamov».

 

Che cosa pensa di Vladimir Putin ?

«Tutto il male possibile. È un dittatore.

Fa uccidere i giornalisti. Chiude le tv.

L’ho pure conosciuto, a mia insaputa».

 

Questa è davvero notevole.

«A Radio Liberty avevamo una squadra di calcio. Giocammo due volte contro i cantanti russi. Un giorno leggo che un mio collega, di cui non faccio il nome, va a cena con il suo amico Putin.

valerij gerasimov

 

Nel 2004 mi ritrovo a essere l’unico italiano invitato alla prima riunione del Club Valdai, il think tank che supporta il presidente. C’è anche il mio amico. Putin c’invita in una delle sue residenze di Mosca e resta con noi dalle 20.30 all’1 di notte. Il mio collega gli dà del tu. Si figuri la mia sorpresa. Chiedo: si può sapere come l’hai conosciuto? Quello mi risponde: “Ma come? C’eri anche tu!”. Per farla breve, nella partita disputata nel 1994 a San Pietroburgo un tizio aveva preso posto in panchina fra me e il mio amico: era Putin».

 

Di Volodymyr Zelensky che mi dice?

«Tutto il bene possibile. È molto criticato, ma se si comportasse in modo diverso verrebbe deposto all’istante. Esegue la volontà del suo popolo, che è una sola: resistere all’invasione russa». Come finirà questa guerra? «La questione non è il “come”, bensì il “quando”. Se l’Occidente tiene duro, l’Ucraina vincerà. Ma noi abbiamo pensato di delegare il lavoro sporco agli aggrediti e mandiamo le armi con il contagocce».

sergej shoigu

 

(…)

Lo spettro della bomba atomica agitato da Mosca è una minaccia reale?

«Credo di no. Ma un ratto stretto all’angolo reagisce in modi inaspettati. Comunque Putin non potrebbe schiacciare da solo il bottone rosso. Devono essere in tre. E io non penso che i due generali, Sergei Shoigu, ministro della Difesa, e Valery Gerasimov, capo di stato maggiore, gli presterebbero il loro dito».

 

vladimir putin

Qualche volta ha temuto per la sua vita quando viveva in Russia?

«No. Ho rischiato di più con le sigarette: cinque pacchetti al giorno. Adesso mi trattengo, ne fumo una ogni ora. Ci fu un solo episodio strano. Abitavamo in una casa per gli stranieri, piantonata da un poliziotto che non faceva entrare nessuno. Una mattina, andando verso il parcheggio, udii un sibilo fortissimo e poi un botto. Mi era passato qualcosa a pochi millimetri dal cranio: una bottiglia che s’infranse sul cofano della mia auto. La Coca-cola era arrivata anche lì».

Se lei scendesse da un aereo a Mosca, che cosa le accadrebbe?

MARIO CORTI 32

«Niente, spero. I russi si sono fatti furbi. Ma forse non mi darebbero il visto. In ogni caso non ci torno. Non si sa mai».

libro scitto da anna politkovskajastor Vladimir Putin sergei surovikin

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)