HOLLYWOOD NON PUNTA SUL CAVALLO - LA RAI ORMAI VEDE GLI OSCAR COL BINOCOLO: “LA GRANDE BELLEZZA” (COME “MEDITERRANEO”) L’HA PRODOTTO BERLUSCONI - A VIALE MAZZINI SI PREFERISCE INVESTIRE NEL LEGHISTA “BARBAROSSA” O NEI FILM DELLA BONEV

Paolo Martini per "Sette - Corriere della Sera"

Gli esempi virtuosi d'integrazione fra cinema e tv non cominciano certo con J.J.Abrams (alla cui nuova serie post-umana dedichiamo una segnalazione) né finiranno con Matthew McConaughey, protagonista acclamato del nuovo telefilm Hbo True Detective alla vigilia del 'red carpet' hollywoodiano. Per l'Italia La Grande Bellezza che viaggia tra i favoriti diventa motivo di legittimo orgoglio in casa Mediaset.

E fonte di nuovi possibili buoni affari: appena annunciata la candidatura ufficiale del film di Sorrentino, Mediaset l'ha messo a disposizione con il prezzo civetta di 0,99 centesimi sulla nuova piattaforma Infinity, versione nostrana dei servizi "on demand" che spopolano negli Stati Uniti, come Netflix.

E' una presenza che pesa, quella del gruppo televisivo di Cologno Monzese nel film di Paolo Sorrentino, e non solo economicamente: aldilà della storia stessa del film e di quel sapore così platealmente critico nei confronti della sinistra da Terrazza romana, aldilà dell'operazione di riscatto per l'attrice femminile simbolo delle fiction Mediaset Sabrina Ferilli, aldilà insomma di tanti dettagli su cui si può spigolare, pesa la sostanza di una sorta di passaggio di consegne tra le aziende televisive.

Era targato Rai il maestro del cinema italiano di ieri Federico Fellini, di cui più che mai con questo film Sorrentino - autore vanto per Medusa da anni - si dichiara erede; e ancora l'ultimo Oscar, Roberto Benigni, alla fin fine era un personaggio della tv pubblica. Ma non è che RaiCinema non investa anche su ottimi registi, è che poi ai telespettatori non arriva granché. Un nome per tutti: Uberto Pasolini, che con il delicato e struggente Still Life ha firmato il film più bello del 2013, long-seller di piccole sale d'essai. Purtroppo l'ingranaggio del rapporto organico tra la tv di Stato e gli autori si è proprio inceppato.

Di recente a papa Francesco, nell'udienza per la Rai, qualche suggeritore eccellente ha fatto citare l'esempio di Carlo Maria Martini chiamato a collaborare per lo sceneggiato sugli Atti degli apostoli del 1969. E' un episodio tra i più divertenti della storia orale della tv, stando al racconto che ne faceva il capo-progetto Rai Luciano Scaffa.

Il futuro cardinale di Milano, allora solo insigne studioso di Nuovo Testamento che ascendeva alla carica di rettore del Pontificio Istituto Biblico, fu convocato per disperazione dalla Rai all'ultimo momento per correggere le scivolate meno ortodosse che erano scappate al regista Roberto Rossellini: Martini dovette chiudersi in moviola e sovrintendere a una sorta di secondo doppiaggio, parola per parola, ponendo la massima attenzione a non stravolgere il labiale degli attori.

Ah, la qualità di una volta! Sia quel che sia, la Rai per molte stagioni ha dimostrato di saper far convivere anche in televisione i grandi del cinema italiano, anche i meno ortodossi rispetto alla linea editoriale del servizio pubblico. Sarebbe ora che il circolo virtuoso si rimettesse in moto.

 

 

Carlo Rossella Luigi Abete e Carlo Rossella TONI SERVILLO NEL FILM DI SORRENTINO "LA GRANDE BELLEZZA" FOTO GIANNI FIORITO La grande bellezza di Paolo Sorrentino ai Bafta con Francesca Cima e Nicola giuliano h partb Nicoletta Braschi e Roberto Benigni SORRENTINO Giampaolo Letta al biliardino con il giudice Marini e la moglie

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