LA BUONA SÒLA - RENZI HA CAPITO CHE AGLI EX DELLA "DITTA" NON FREGA NIENTE DELLE RIFORME: VOGLIONO RIPRENDERSI IL PARTITO - IERI HANNO VOTATO CONTRO IN 28 NONOSTANTE LE MODIFICHE. E AL SENATO SI BALLA

Francesco Bei e Goffredo De Marchis per “la Repubblica

 

BERSANI LETTA RENZI BERSANI LETTA RENZI

La scuola ormai c’entra poco, la posta in gioco — per entrambi i fronti — è tutta politica: la riconquista del Pd per i nostalgici della Ditta, la definitiva renzianizzazione del partito per il capo del governo. Il luogo dello scontro sarà palazzo Madama, dove i 23 senatori della minoranza, se restassero compatti, potrebbero in teoria mandare agli archivi la Buona scuola. Renzi è furente per quanto accaduto ieri in aula.

 

Certo, i 38 dissidenti dell’Italicum si sono ridotti a 28 (29 con la Bindi), ma la ferita brucia lo stesso: «Gli siamo venuti incontro, abbiamo accettato molte modifiche, abbiamo persino ritirato l’articolo sul 5 per mille. E non hanno votato lo stesso. È evidente che puntano ad altro».

 

luca lotti  rosy bindi (2)luca lotti rosy bindi (2)

Gli occhi sono fissi sul Senato, è lì che i ribelli vogliono consumare fino in fondo la loro rivincita. Tanto più se le regionali dovessero risolversi con la perdita della Liguria e con un arretramento del Pd in termini di voti assoluti per via dell’astensionismo record.

 

Perché è lì che la maggioranza è in bilico. E il dissenso appare più solido che a Montecitorio. A guidare la pattuglia dei ribelli ci sono i tre civatiani — Mineo, Ricchiuti e Tocci — e bersaniani irriducibili come Miguel Gotor e Maurizio Migliavacca. Così la strategia di palazzo Chigi prevede anzitutto di assottigliare e dividere il blocco della minoranza. Separando chi punta realmente a migliorare il testo da chi, invece, «persegue solo l’obiettivo di far cadere il governo costruendo un partito dentro il partito».

Walter TocciWalter Tocci

 

Il malumore dei renziani è a livelli di guardia. «Dopo il voto alle regionali - si sfoga Edoardo Fanucci, renziano della primissima ora - non è più prescindibile un chiarimento tra di noi. Non parliamo di Costituzione o di legge elettorale. Ogni provvedimento dell’esecutivo viene ostacolato da una corrente. Non può durare a lungo».

 

Le contromisure al Senato sono già state studiate. Si punta anzitutto su quella parte di Area riformista interessata a consolidare un rapporto con il premier. «Claudio Martini è una persona autorevole - spiega Roberto Rampi, uno degli esponenti del- la corrente di mezzo tra sinistra e renziani - e può convincere molti a votare a favore se il testo sarà modificato. Alla fine scommetto che di quei 23 ne rimarranno al massimo 8».

 

LUCREZIA RICCHIUTILUCREZIA RICCHIUTIer separare gli “irriducibili” dai “ragionevoli” Renzi ha già pronto un pacchetto di modifiche, discusse nei giorni scorsi da Matteo Orfini e Lorenzo Guerini con i sindacati. Compresa la Cgil. Un tris di emendamenti che il presidente del Consiglio si è tenuto nella manica per gettarli sul tavolo verde di palazzo Madama: saranno previsti criteri oggettivi per assegnare i premi - un tesoretto da 200 milioni - ai professori più meritevoli in modo da attenuare la discrezionalità dei presidi, e gli stessi presidi avranno meno libertà nella scelta degli insegnati; infine qualche ulteriore apertura ci sarà per una delle tante categorie di precari rimasti esclusi dall’infornata dei 160 mila.

 

Maurizio Migliavacca Maurizio Migliavacca

E tuttavia, dopo tutte le mediazioni, esauriti tutti i tentativi di convincimento e se il dissenso dovesse restare consistente, molti renziani non escludono nemmeno di usare l’arma finale, quella fin qui smentita in maniera ufficiale: la fiducia. Il clima in effetti è già surriscaldato.

 

Enza Bruno Bossio e Nico Stumpo, che ieri non hanno votato, avvertono: «In uno Stato democratico nessuna riforma può farsi senza il consenso». Anche da parte dei renziani la tensione si tocca conmano. E lo dimostra la sfuriata fatta ieri in aula dal solitamente diplomatico Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd, a Gianni Cuperlo e agli altri della minoranza che chiedevano di intervenire, in sede di dichiarazione di voto, in dissenso dal gruppo. «Adesso basta, è inaccettabile che ogni passaggio qua dentro sia segnato da una dichiarazione di corrente!».

Miguel Gotor Miguel Gotor

 

Oltretutto gli esponenti della maggioranza accusano gli oppositori dem di essere venuti meno ai patti. «C’era un’intesa - rivela Anna Ascani -, un gentlemen’s agreement sottoscritto tra noi e loro. Se noi avessimo ritirato l’articolo sul 5X1000 loro avrebbero votato il provvedimento. Ma non l’hanno fatto: la verità è che or- mai non riescono a mantenere più nulla».

 

lorenzo guerinilorenzo guerini

I renziani ritengono che la scelta di non votare la riforma sia stata presa proprio per coprire le divisioni interne alla minoranza fra dialoganti e duri. I primi favorevoli a sottolineare le modifiche ottenute nella discussione parlamentare, i secondi che puntavano a mettere in difficoltà il governo.

 

Qualche strascico della discussione interna lo si è visto anche al momento del voto, quando un bersaniano come Enzo Lattuca, ad esempio, alla fine ha optato per il sì differenziandosi dagli altri 28.

 

Pur firmando più tardi la lettera della minoranza ai senatori per spronarli alla pugna. Sono segnali di una sofferenza che lasciano intravedere sviluppi più grandi dopo le regionali. Lo stesso Lattuca, sospirando, ammette che esiste «un rischio di assimilazione progressiva della minoranza da parte di Renzi. Soprattutto se il premier continuerà a restare così sulla cresta dell’onda».

Ultimi Dagoreport

donald trump mondo terra brucia guerra iran nucleare

DAGOREPORT – BENVENUTI AL CAOS MONDIALE! AL DI LA' DEL DELIRIO DI PAROLE, ANNUNCI E BOMBARDAMENTI DI TRUMP, C’È LA DURISSIMA REALTÀ DEI FATTI. L’ATTACCO ALL’IRAN AVRÀ CONSEGUENZE POTENZIALMENTE DEVASTANTI IN OGNI ANGOLO DEL MONDO – UN'EVENTUALE CHIUSURA DELLO STRETTO DI HORMUZ FAREBBE SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, CON CONTRACCOLPI ENORMI SULLA CINA (PRIMO CLIENTE DEL GREGGIO IRANIANO) E DANNI PESANTI SULL'EUROPA – I TRE POSSIBILI SUCCESSORI DI KHAMENEI SONO TUTTI PASDARAN: SE MUORE LA GUIDA SUPREMA, IL REGIME DIVENTERÀ ANCORA PIÙ OLTRANZISTA – UN'ALTRA FACCIA DEL BUM-BUM TRUMPIANO E' LA FRATTURA NEL PARTITO REPUBBLICANO USA: L'ALA “MAGA” CAPITANATA DA JD VANCE SI SENTE TRADITA DAL TRUMP BOMBAROLO (L’HA VOTATO PERCHÉ SI OCCUPASSE DI FAR TORNARE "L'ETA' DELL'ORO" IN AMERICA, NON PER BUTTARE MILIARDI DI DOLLARI PER ARMI E INTELLIGENCE IN UCRAINA E ISRAELE)

giorgia meloni francesco acquaroli antonio tajani matteo salvini donald trump

DAGOREPORT: A CHE PUNTO È L'ARMATA BRANCA-MELONI? TORNATA SCORNATA DAL G7 MENO UNO (TRUMP SE NE FOTTE DI LEI E DELL'EUROPA), I PROBLEMI REALI BUSSANO ALLA PORTA DI PALAZZO CHIGI. A PARTIRE DALL'ECONOMIA: LA GUERRA IN MEDIORIENTE POTREBBE FAR SCHIZZARE IL PREZZO DEL PETROLIO, E CONSEGUENTE AUMENTO DI OGNI PRODOTTO - AGGIUNGERE LA LOTTA CONTINUA CON SALVINI, LA PIEGA AMARA DEI SONDAGGI NEI CONFRONTI DEL GOVERNO E LA POSSIBILE SCONFITTA NELLE MARCHE DEL SUO FEDELISSIMO ACQUAROLI: IL PD CON MATTEO RICCI E' IN VANTAGGIO DI 5 PUNTI E LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA DI ANTICIPARE IL VOTO NELLE MARCHE A SETTEMBRE – SULLE ALTRE QUATTRO REGIONI, LA FIAMMA E' INDECISA SUL TERZO MANDATO CHE FAREBBE FELICE ZAIA IN VENETO, DESTABILIZZANDO IL PD IN CAMPANIA. MA IERI, PRESSATO DA VANNACCI, SALVINI HA PRESO A PRETESTO IL "NO" DI TAJANI, PER SFANCULARE VELOCEMENTE (E SENZA VASELINA) I SUOI GOVERNATORI, ZAIA E FEDRIGA - IL ''NO'' DI TAJANI ERA TRATTABILE: L'OBIETTIVO E' LA FUTURA PRESIDENZA DELLA REGIONE LOMBARDIA (IL CANDIDATO ''COPERTO'' DI FORZA ITALIA È..)

tommaso inzaghi

DAGOREPORT - IL TRASFERIMENTO DI SIMONE INZAGHI IN ARABIA? UN AFFARE DI FAMIGLIA. L’ARTEFICE DELL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO L’EX ALLENATORE DELL’INTER ALLA CORTE DELL’AL-HILAL È STATO TOMMASO INZAGHI, IL FIGLIO DI SIMONE E DI ALESSIA MARCUZZI, PROCURATORE CHE FA PARTE DELL'AGENZIA DI FEDERICO PASTORELLO, LA P&P SPORT MANAGEMENT – LE LAUTE COMMISSIONI, LA TRATTATIVA CHE ANDAVA AVANTI DA TEMPO (GIÀ PRIMA DEL RITORNO CON IL BARCELLONA SIMONE INZAGHI AVEVA PROPOSTE DALL’ARABIA), LO STRANO MESSAGGIO SOCIAL DI TOMMASO INZAGHI E LE VOCI SU UNO SPOGLIATOIO IN TENSIONE PRIMA DELLA FINALE DI CHAMPIONS PER...

francesco gaetano caltagirone alberto nagel francesco milleri

DAGOREPORT - GONG! ALLE ORE 10 DI LUNEDÌ 16 GIUGNO SI APRE L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA; ALL’ORA DI PRANZO SAPREMO L’ESITO DELLA GUERRA DICHIARATA DAL GOVERNO MELONI PER ESPUGNARE IL POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO DI MILANO - LO SCONTRO SI DECIDERÀ SUL FILO DI UNO ZERO VIRGOLA - I SUDORI FREDDI DI CALTARICCONE DI FINIRE CON IL CULO A TERRA NON TROVANDO PIÙ A SOSTENERLO LA SEDIA DI MILLERI SAREBBERO FINITI – L’ATTIVISMO GIORGETTI, DALL’ALTO DELL’11% CHE IL MEF POSSIEDE DI MPS – L’INDAGINE DELLA PROCURA DI MILANO SU UNA PRESUNTA CONVERGENZA DI INTERESSI TRA MILLERI E CALTAGIRONE, SOCI DI MEDIOBANCA, MPS E DI GENERALI - ALTRO GIALLO SUL PACCHETTO DI AZIONI MEDIOBANCA (2%?) CHE AVREBBE IN TASCA UNICREDIT: NEL CASO CHE SIA VERO, ORCEL FARÀ FELICE LA MILANO DI MEDIOBANCA O LA ROMA DI CALTA-MELONI? AH, SAPERLO….

iran israele attacco netanyahu trump khamenei

DAGOREPORT - STANOTTE L'IRAN ATTACCHERÀ ISRAELE: RISCHIO DI GUERRA TOTALE - È ATTESO UN VIOLENTISSIMO ATTACCO MISSILISTICO CON DRONI, RISPOSTA DI TEHERAN ALL'"OPERAZIONE LEONE NASCENTE" DI NETANYAHU, CHE QUESTA MATTINA HA COLPITO IL PRINCIPALE IMPIANTO DI ARRICCHIMENTO IRANIANO, UCCIDENDO L'INTERO COMANDO DELL'ESERCITO E DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE. LA MAGGIOR PARTE DI LORO È STATA FATTA FUORI NELLE PROPRIE CASE GRAZIE AI DRONI DECOLLATI DALLE QUATTRO BASI SOTTO COPERTURA DEL MOSSAD A TEHERAN - ISRAELE HA DICHIARATO LO STATO DI EMERGENZA: GLI OSPEDALI SPOSTANO LE OPERAZIONI IN STRUTTURE SOTTERRANEE FORTIFICATE - TRUMP HA AVVERTITO OGGI L'IRAN DI ACCETTARE UN ACCORDO SUL NUCLEARE "PRIMA CHE NON RIMANGA NULLA", SUGGERENDO CHE I PROSSIMI ATTACCHI DI ISRAELE CONTRO IL PAESE POTREBBERO ESSERE "ANCORA PIÙ BRUTALI" - VIDEO