renzi a courmayeur v

ANCHE QUEST’ANNO RENZI VA A COURMAYEUR PER IL CENONE DI SAN SILVESTRO. E STAVOLTA ARRIVA IN VAL D’AOSTA IN AUTOMOBILE - L’ANNO SCORSO, STESSA META, ARRIVÒ IN AEREO DICENDO CHE ERA PREVISTO DAI “PROTOCOLLI DI SICUREZZA”. E ALLORA PERCHÉ ADESSO, CON L’ISIS CHE MINACCIA FUOCO E FIAMME, IL BULLETTO TOSCANO SCORRAZZA IN MACCHINA?

1 - STAVOLTA CENONE A NIENTE COURMAYEUR AEREO : IL PREMIER VA IN AUTO ,

Dal “Fatto quotidiano”

RENZI A COURMAYEUR  RENZI A COURMAYEUR

 

Questa volta ha scelto la macchina: 540 chilometri, Firenze-Courmayeur. Arrivo alle 15,30: Matteo Renzi, insieme alla moglie Agnese e ai tre figli, ha cominciato ieri la sua vacanza di Capodanno. E come ovvio, la trasferta all’insegna della sobrietà (almeno nei mezzi di trasporto) ha ricordato a tutti quello che avvenne l’anno scorso.

 

RENZI A COURMAYEUR RENZI A COURMAYEUR

Stessa meta: la località vip della Val d’Aosta. Ma ci arrivò in aereo, un Falcon 900 dell’Aeronautica militare. Furono polemiche furenti e lui, con il solito tweet, spiegò: “Gli spostamenti aerei, dormire in caserma, avere la scorta, abitare a Chigi non sono scelte ma frutto di protocolli di sicurezza”. Non è ben chiaro perché quest’anno le misure di protezione del premier siano diverse, considerando che al contrario un dirigente locale di Forza Italia, l’altro ieri, era addirittura arrivato a fare una battuta di pessimo gusto: “Renzi a Courmayeur, avvertite l’Isis”. Ieri, a smorzare lo storytelling renziano, ci ha pensato il deputato di Forza Italia Gianfranco Rotondi, anche lui con un esempio non proprio ben augurante: “Matteo Renzi presenta come eccezionale ciò che Moro faceva normalmente: guidare l’auto di famiglia verso le vacanze. Era una Peugeot”.

 

RENZI A COURMAYEUR  RENZI A COURMAYEUR

2 - PURE STAVOLTA MATTEO SBAGLIA IL MEZZO PER ANDARE A SCIARE

Luca Telese per il “Libero quotidiano”

 

«L'Italia riparte!», ma a quanto pare con il motore sbagliato. L' Italia riparte, prova a gridare con una infusione di entusiasmo cinetico Matteo Renzi. Ed è a prima vista solo veniale, il peccato del premier che - nel giorno del vertice del suo governo sull' apocalisse delle polvere sottili - parte per la settimana bianca a bordo della Volkswagen Tiguan 2.0 TDI di famiglia.

 

Non un modello qualsiasi: proprio una di quelle con le motorizzazioni Diesel finite nel ciclone perché più inquinanti di quanto dichiarato dalla casa (e rese commerciabili solo grazie al test taroccato).

RENZI A COURMAYEURRENZI A COURMAYEUR

 

Si dirà: sì, ma Matteo in questo caso è vittima, e sempre meglio partire con la VW tarocca che con l'aereo blu, come l' anno scorso, quando il premier e la sua famiglia volarono sulle piste con il Falcon 900 che tante polemiche ha prodotto (e che poi è finito all' asta per 12 milioni di euro). Vero: potrebbe essere solo un' inezia questa partenza così poco eco-sostenibile se non fosse diventata di dominio pubblico.

 

E proprio nello stesso giorno in cui la montagna della crociata antismog del ministro Galletti partorisce il topolino di alcuni provvedimenti tecnicamente demenziali per fronteggiare l' emergenza. Uno su tutti? Una prescrizione che pare immaginata da qualche zombie fricchettone reduce del 1977, l' autoriduzione della velocità nei centri urbani. Dove il limite è a 70 km all' ora, suggerisce il governo, sarà obbligatorio fermarsi alla soglia dei 50 km all' ora. Se il limite è a 50km all' ora, prescrive il ministro, sarà obbligatorio decelerare fino a 30 km. Dove il limite è 30 km, si presume, tutti resteranno fermi in un bell' ingorgone.

 

RENZI A COURMAYEURRENZI A COURMAYEUR

Certo, non si poteva mica chiedere a Renzi di gettare l' auto di famiglia per partire in monopattino: ma ho come l' impressione che il Matteo #cambiareverso di due anni fa, quello che ancora non era intorpidito dagli agi del Palazzo, e non ancora appesantito dal rito delle promesse mancate e delle sparate programmatiche, avrebbe tirato fuori un coniglio dal cilindro.

 

Su tutto poteva sbagliare, quel Matteo, ma non sull' immaginario e sulla comunicazione: deve essere vero, dunque, che i suoi fedelissimi sono a caccia di uno spin doctor che gli ridisegni il look, un Alaistair Campbell, un guru che torni a farlo riflettere. Certo, per fare faville basterebbe lo stesso Renzi che si presentò al Quirinale con la Smart scassata del suo amico Ernesto Carbone: fu davvero una piccola-grande trovata mediatica (ispirava simpatia e comunicava diversità).

RENZI A COURMAYEURRENZI A COURMAYEUR

 

Quel Renzi avrebbe di certo scovato da qualche parte la cosa più utile e immediata con cui viaggiare: un' auto elettrica. Matteo #lavoltabuona e #lamotorizzazione giusta. Invece nulla da fare: impigrito, incupito, in vistoso calo di popolarità e consensi in tutti i sondaggi (pare che gli italiani abbiano più fiducia in Di Maio!), costretto a salire vertiginosamente di gradazione sul ballometro della conferenza di fine anno (vedi magistrale articolo di Bechis di ieri) Matteo perde colpi.

 

Ieri persino sul Corriere della Sera, un chirurgico Enrico Marro gli ha fatto barba e capelli sulla sparata del rimborso totale agli obbligazionisti (annunciato anche dal suo responsabile economico Filippo Taddei) ma poi smentito dalle norme reali della legge di stabilità. E questa photo opportunity con sci più che ricordare il vincitore delle primarie Pd, e il fantasioso ideatore di Leopolde, pareva una bersanata studiata dal noto concentrato di cervelli del Tortello magico.

 

RENZI A COURMAYEUR RENZI A COURMAYEUR

Romano Prodi esibì sulla neve, a dieci anni distanza la stessa giacca a vento (virtù o taccagneria?), Massimo D' Alema segnò un' era con le scarpe fatte a mano addentate dalla cagnetta di Reichlin (furono il suo Vietnam), Enrico Letta si caratterizzò per la prima uscita da premier a bordo di un monovolume Fiat, una Ulysse âgée (che comunicava austerità e rigore). Ma la Volkswagen ad alto tasso di emissioni nel giorno delle polveri sottili proprio non va: speriamo che l' aiuto dei nuovi virgulti renziani, il patrimonio ideale di Denis Verdini e le odi liriche di Sandro Bondi, portino consiglio.

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein giuseppe conte roberto fico vincenzo de luca eugenio giani

DAGOREPORT - PARAFRASANDO NANNI MORETTI, CON LEADER DEL CALIBRO DI ELLY SCHLEIN E DI GIUSEPPE CONTE, ''IL CENTROSINISTRA NON VINCERA' MAI'' - IN TOSCANA, I DUE "GENI" HANNO TENTATO DI ESTROMETTERE IL “CACICCO” EUGENIO GIANI, REO DI SANO RIFORMISMO, CHE SI È DIMOSTRATO CAVALLO VINCENTE – IN CAMPANIA, INVECE, RISCHIANO DI ANDARE A SBATTERE CON IL CAVALLO SBAGLIATO, IL FICO DI GIUSEPPE CONTE, CHE TRABALLA NEI SONDAGGI: URGE UN FORTE IMPEGNO DI RACCOLTA VOTI DEL "CACICCO" TANTO DISPREZZATO DA ELLY: VINCENZO DE LUCA (CHE A SALERNO SE LA DEVE VEDERE CON IL CONCITTADINO E CANDIDATO DEL CENTRODESTRA, CIRIELLI) – CON L’INCONSISTENZA STORICA DEL M5S A LIVELLO LOCALE, IL “CAMPOLARGO” VA AL PIU' PRESTO ACCANTONATO: TROPPI "PRINCIPI" DIVERSI TRA PD E M5S PER UN'ALLEANZA, MEGLIO UNA COALIZIONE IN CUI OGNUNO CORRE COL SUO PROGRAMMA CERCANDO DI MASSIMIZZARE IL CONSENSO - SOLO DOPO IL VOTO, IN CASO DI VITTORIA, SI TROVA L'ACCORDO (E COME DIMOSTRA LA COALIZiONE DEL GOVERNO MELONI, LA GESTIONE DEL POTERE È IL MIGLIOR PROGRAMMA...) - VIDEO

giorgia meloni guido crosetto

IL "FRATELLASTRO" CROSETTO FA BALLARE GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI: “SE GLI STATI EUROPEI NON RINUNCIANO ALLA LORO SOVRANITÀ IN ALCUNI SETTORI, SONO MORTI. SULLA DIFESA DOBBIAMO METTERE ASSIEME I 27 PAESI UE IN UN SOLO PROGETTO COMUNE” – LA POSIZIONE DEL MINISTRO DELLA DIFESA È ALL’OPPOSTO DI QUELLA SOVRANISTA DELLA DUCETTA, CHE PIÙ VOLTE IN PASSATO HA REMATO CONTRO IL PROGETTO DI UN ESERCITO UNICO EUROPEO: “SAREBBE UNA INUTILE DUPLICAZIONE. IL SISTEMA DI DIFESA OCCIDENTALE È BASATO SULLA NATO, E NELLA NATO CI SONO ESERCITI NAZIONALI CHE COOPERANO TRA DI LORO. IO VOGLIO PIUTTOSTO UNA COLONNA EUROPEA DELLA NATO” – CHISSA' CHI ALLA FINE DIRA' L'ULTIMA PAROLA... - VIDEO

mauro gambetti papa leone mazza baseball san pietro pipi sagrato

DAGOREPORT: IL PISCIO NON VA LISCIO – PAPA LEONE XIV E’ FURIOSO DOPO IL SACRILEGIO COMPIUTO DALL’UOMO CHE HA FATTO PIPI’ SULL’ALTARE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO – IL PONTEFICE HA ORDINATO UN RITO RIPARATORIO “URGENTE” E, SOPRATTUTTO, HA FATTO IL CULO AL CARDINALE GAMBETTI, ARCIPRETE DELLA BASILICA VATICANA, CON UN CONFRONTO “TEMPESTOSO”: E’ IL TERZO GRAVE EPISODIO IN POCO PIU’ DI DUE ANNI AVVENUTO NELLA CHIESA PIU’ IMPORTANTE DEL MONDO – NEL MIRINO FINISCONO ANCHE GLI UOMINI DELLA GENDARMERIA VATICANA, INCAPACI DI INTERVENIRE TEMPESTIVAMENTE E DI PREVENIRE GESTI SACRILEGHI DELLO SVALVOLATO DI TURNO – VIDEO!

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…