le ville dei potenti

QUASI QUASI MI FACCIO UNA MEGAVILLA - RENZI E’ SOLO L’ULTIMO POLITICO CHE CEDE AL FASCINO DELL’IMMOBILE DI LUSSO - PRIMA DI LUI TRUMP E OBAMA, PUTIN E BERLUSCONI, MA ANCHE VAROUFAKIS E IL LEADER DI “PODEMOS”, IGLESIAS - GIANLUCA NICOLETTI: “SI ODIA LA VILLA DI RENZI PERCHÉ NON CI FAREBBE MAI SOGNARE: RIMARRÀ LA CASA LUSSUOSETTA DEL PARENTE PIÙ BENESTANTE DI NOI. IN VILLA CERTOSA SI CELA INVECE…”

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

Gianluca Nicoletti per “la Stampa”

 

Il mormorio popolare su chi «si è fatto la villa» fa parte del gusto per il vintage. Una delle notizie più cliccate nel 2018 pare sia lo scoop che Matteo Renzi starebbe per comprare a Firenze un villone con giardino. E sembra il segnale di un' invidia d' altri tempi che riaffiora nel chiacchieratoio digitale dei social network.

 

È corretto che chi si occupa del racconto della politica sia autorizzato a fare i conti in tasca a chi si proclami un quasi spiantato, salvo poi farsi beccare con il rogito in bocca di un quasi 12 vani con giardino. Appartiene invece all' epoca di Don Camillo chi, da casa sua, impugni la tastiera per social condividere il vindice disprezzo.

LA VILLA DI VAROUFAKIS

 

«Si è fatto la villa», è un modo di dire molto datato, rivela il sentire tipico di una società rurale in cui il farsi la villa corrispondeva all' uscire spocchioso da una millenaria condizione subordinata; negli anni del boom poteva anche coincidere con l' incaricare un geometra di progettare quelle orribili casette con le balconate a sbalzo e gli infissi in anodizzato. Sempre comunque un segno di volersi distinguere per rango da chi era ancora costretto a vivere con l' odore di stalla al piano terra.

 

LA VILLA DI IGLESIAS LEADER DI PODEMOS

Il Kremlino di Perugia" Nella mia realtà separata di bambino Anni 50, che nacque e studiò nella Perugia monocolore rossa, ricordo gli sguardi rabbiosi dei miei verso la collina, ricoperta di pini e macchia mediterranea, che incombeva dietro il nostro tetto. La chiamavano: «Il Kremlino» ed era lottizzata con le ville dei potenti del Pc cittadino, che in quel piccolo paradiso si erano tutti appunto fatti la villa. Era il nostro un rancoroso denunciare il presunto paradosso della lussuria nababba, imperdonabile vizio per i burocrati del partito del socialismo reale.

 

LA VILLA DI BERLUSCONI IN SARDEGNA

Nel caso di Renzi permane solo un pallido residuo di tale rivendicazione, magari è più evidente in chi si è stracciato le vesti dall' indignazione quando Pablo Iglesias, fondatore e segretario generale di Podemos, il partito spagnolo di sinistra radicale, è stato beccato, a fine maggio, farsi una villa di 250 metri quadri, con giardino e piscina. «In Spagna l' economia è ripartita», commentò infatti acido il governo Rajoy.

 

Lo stesso sentimento era stato anticipato nel marzo 2015 quando Il Daily Mail pubblicò le foto della villa sull' Isola di Egina del simbolo greco dell' ultra-sinistra Varoufakis, assieme all' indiscrezione che quel bengodi costava 5 mila euro alla settimana di affitto.

LA VILLA DI OBAMA E MICHELLE

 

La doppia morale Il motto del «predica bene e razzola male» ha ripreso vigore quando, un anno fa, il Chicago SunTimes avvertì il mondo che Barack Obama e sua moglie Michelle avevano acquistato una villona di 800 metri quadri, del valore di 8,1 milioni di dollari, nel quartiere strafigo di Washington. Anche in questo caso sono fioccati gli: «Hai visto? Che vergogna!», senza tenere conto che a ogni ex presidente americano anche una puzzetta viene pagata cifre esorbitanti, alla fine una villa ci può anche scappare.

LA VILLA DI PUTIN AI CONFINI CON LA FINLANDIA

 

Al contrario, per chi rappresenti lo zero in attitudine ad essere identificato come simbolo delle classi più deboli, farsi la villa è un dovere, anzi la villa deve esserci come suggello di un' investitura divina. A nessuno viene in mente di bacchettare Trump per Mar-a-Lago, la sua reggia di 126 stanze a Palm Beach, in Florida. Solo per chi ostenta passione per gli ultimi farsi la villa è considerato un tradimento e suscita invidia, avere un castello diventa un impegno civico per chi incarna la gloria del possedere.

 

LA VILLA DI TRUMP A MAR A LAGO

Perfetto esempio il caso di «Villa Sellegren», la lussuosa dacia storica da satrapo che Putin si era fatta allestire in segreto ai confini con la Finlandia, scoperta solo un anno fa grazie al video su YouTube di un blogger dissidente. Nessuno scandalo alle nostre latitudini, il massimo è stato raffrontarla con Villa Certosa, la magione berlusconiana che ogni italiano, qualunque sia il suo credo politico, considera come la più realistica declinazione del Walhalla, residenza celeste degli eroi.

 

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

Le ragioni dell' odio Si odia la villa di Renzi perché non ci farebbe mai sognare, per bellina che sia, rimarrà la casa lussuosetta del parente più benestante di noi. In Villa Certosa si cela invece la mirabolante cornucopia per ogni umano appagamento. Esempio da manuale in cui farsi la villa non è riferibile al solito «fortunello» antipatico. Solo un benefattore sarà colui che può edificare liberamente il mausoleo dei propri piaceri terreni, permettendo che rappresenti, senza ombra della passata micragna, l' indicibile dimora onirica di chi quei piaceri può solo immaginarli.

LA VILLA DI MATTEO RENZI A FIRENZE

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO