
“NORDIO È INDIFENDIBILE, DOVREBBE DIMETTERSI MA LA MELONI CONTINUERÀ A COPRIRE TUTTI. HA LA SINDROME DEL COMPLOTTO” – MATTEO RENZI USA IL LANCIAFIAMME CONTRO IL GOVERNO SUL CASO ALMASRI: "O NORDIO HA MENTITO O BARTOLOZZI GLI HA NASCOSTO LE INFORMAZIONI. PER LA STIMA CHE NUTRO VERSO DI LUI, MI AUGURO CHE STIA MENTENDO. SE, INFATTI, HA DETTO LA VERITÀ, SIGNIFICA CHE LA SUA CAPO DI GABINETTO LO ETERODIRIGE - CHI HA DECISO DI SCARCERARE UN VIOLENTATORE DI BAMBINI COME ALMASRI? PERCHÉ? PERCHÉ È STATO SCELTO IL VOLO DI STATO? MELONI COSA SAPEVA? MANTOVANO COSA HA DECISO? ALTRO CHE SEPARAZIONE DELLE CARRIERE, SIAMO NELLE MANI DI EX MAGISTRATI (DA MANTOVANO A BARTOLOZZI A NORDIO), CHE GUIDANO UN GOVERNO ALLA DERIVA. NON CONSENTIRÒ MAI CHE QUESTE TOGHE BRUNE SI SOSTITUISCANO AL PARLAMENTO” - IL SILURO A PIER SILVIO...
Niccolò Carratelli per “la Stampa” - Estratti
MATTEO RENZI - ASSEMBLEA NAZIONALE DI ITALIA VIVA A GENOVA
Matteo Renzi, leader di Italia viva, il ministro Nordio dice che il vostro è solo «chiacchiericcio» e che sul caso Almasri ha già chiarito tutto.
«L'unica cosa chiara è che qualcuno ha mentito. E devono dirci in Aula chi è stato. Il Parlamento va rispettato: l'opposizione deve fare domande, il governo deve dare risposte. Da qui passa la civiltà democratica di un Paese. Meloni viene in aula e non risponde, Tajani idem, Nordio vedremo. Il Parlamento non è il luogo del chiacchiericcio, ma la casa della democrazia: questi non l'hanno ancora capito».
A prescindere da se e quando verrà in Aula, a questo punto Nordio è ancora credibile?
«Nordio disse in Aula che la prima comunicazione su Almasri non era chiara. Scopriamo ora che invece la sua capo di gabinetto Bartolozzi era così preoccupata da chiedere di non lasciar traccia nei documenti ufficiali e di parlarsi solo su Signal. Delle due l'una: o Nordio ha mentito o Bartolozzi gli ha nascosto le informazioni».
ALFREDO MANTOVANO. - GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - FOTO LAPRESSE
Secondo lei?
«Per la stima che nutro verso Nordio paradossalmente mi auguro che stia mentendo. Se, infatti, ha detto la verità, significa che la sua capo di gabinetto lo eterodirige. Preferisco un Nordio che mente a un Nordio fantoccio. Se Nordio mente è grave. Se Nordio dice la verità, il ministero della giustizia è guidato dalla capo di gabinetto, non da Nordio. Ed è ancora più grave» .
In un caso o nell'altro Nordio dovrebbe dimettersi?
«Sì, è indifendibile. Potrebbe salvarsi solo cacciando chi gli sta intorno. Ma Bartolozzi è difesa dalla fiamma magica, a cominciare da Mantovano e Delmastro. Perché è evidente che quando la Bartolozzi scrive di essere già informata – e Nordio dice di non sapere nulla – significa che qualcuno da Palazzo Chigi l'ha informata. Chi? Che uno dei due debba lasciare è ovvio. Se lo facessero entrambi, sarebbe buon gusto. Se non lo farà nessuno dei due, sarà uno scandalo».
Nordio non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro: «Hic manebimus optime», ha detto ieri in Senato.
«Gli rispondo con il suo amato Cicerone: "Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?". Fino a quando abuserai della nostra pazienza? ».
Quali sono i punti principali della vicenda Almasri che devono essere chiariti?
MATTEO RENZI - ASSEMBLEA NAZIONALE DI ITALIA VIVA A GENOVA
«Chi ha deciso di scarcerare un violentatore di bambini? Perché? Perché è stato scelto il volo di Stato? Meloni cosa sapeva? Mantovano cosa ha deciso? Alla fine, in questa storia l'unico che ha tenuto la schiena dritta è stato Piantedosi. Almeno al Viminale dimostrano di sapere come si gestiscono vicende del genere, vecchia scuola prefettizia».
Gli altri?
«Da Mantovano a Bartolozzi a Nordio, siamo nelle mani di ex magistrati che guidano un governo alla deriva. Altro che separazione delle carriere: con questa destra i magistrati contano più dei politici. Ma io, che ho combattuto a viso aperto contro le toghe rosse e il loro eccesso di protagonismo politico, non consentirò mai che queste toghe brune si sostituiscano al Parlamento».
Quindi, non finirà con Bartolozzi che fa il capro espiatorio?
«Non credo, la conosco dai tempi in cui guidava Azione in Sicilia, non è una che si fa da parte in silenzio. L'altra mattina, alle 6.50, mi ha mandato un sms dal vago sapore minatorio: "Buon vento". E lo ha fatto perché io avevo annunciato un'interrogazione parlamentare su di lei. Questi non conoscono le istituzioni. Ma non conoscono nemmeno me: pensano di farmi paura e invece mi invitano a nozze».
L'ha attaccata anche Pier Silvio Berlusconi, se l'aspettava?
«No. Berlusconi junior è entrato a piedi uniti nel dibattito politico per puntellare il governo Meloni, richiamare all'ordine il maggiordomo Tajani e dare una stoccata, preparata, a un membro dell'opposizione. Pier Silvio Berlusconi, che purtroppo per tutti non è Silvio ma solo Pier Silvio, trasforma la sua azienda in partito senza fare come il padre, che almeno prendeva i voti. No, Pier Silvio tratta Tajani come Ilary Blasi. E se Mediaset diventa il braccio armato di Giorgia Meloni ne prendo atto. La Mondadori andrà avanti tranquillamente anche senza di me, ma io non faccio il dipendente di un Ceo che pensa di possedere un partito e di dettare la linea al mondo».
Torniamo a Nordio e soci: Giorgia Meloni continuerà a coprire tutti?
«Sì. È una donna che ha meno coraggio di quello che vuol far credere. Lei è fragile, vede fantasmi ovunque, ha la sindrome del complotto. Ed è per questo che ha una squadra ridotta all'osso di parenti, ex parenti e fedelissimi. Ma così non si governa un consiglio comunale di terza fascia, figuriamoci l'Italia».
Da Almasri al caso Paragon, la premier è convinta che su queste vicende non perderà consensi. Sbaglia?
«No. Meloni non perde consensi su Paragon e Almasri. Lo farà a breve sugli stipendi e sulle tasse. Ma io continuo a porre il tema istituzionale, anche se dovessi essere l'unico a farlo. Anche se dovessi rimetterci economicamente, politicamente, elettoralmente. Continueremo la battaglia in Parlamento, anche se sembra che non produca frutti».
GIUSI BARTOLOZZI.
PIER SILVIO BERLUSCONI - PRESENTAZIONE PALINSESTI MEDIASET
matteo renzi
renzi conte schlein