1- RETROSCENA SULL’INCORNATA DI MONTI-TELLI CHE HA SFONDATO LA PORTA DELLA MERKEL 2- IL TABLOID “BILD”: “LA CANCELLIERA HA CONCENTRATO TUTTA LA DIFESA NEL CENTRO DELL'AREA DI RIGORE, MENTRE ITALIANI E SPAGNOLI ARRIVAVANO DALLE ALI. E HANNO SEGNATO” 3- LA BATOSTA: MERKEL, CON OLANDA E FINLANDIA, ATTACCA RISPOLVERANDO LE DIVERSE SITUAZIONI STORICHE ED ECONOMICHE CHE DIVIDONO I 17 PAESI DELL'EUROZONA DAI 27 PAESI DELLA UE, E CHE CONSIGLIEREBBERO PIÙ PRUDENZA NEL DECIDERE SU TEMI COME LO SCUDO ANTI-SPREAD. LE TOCCA UNA RISPOSTA DEL PROFESSORE, TANTO SOAVE QUANTO TAGLIENTE: “VORREI RICORDARE CHE I 17 VIVONO DENTRO I 27...” E PER LA PRIMA VOLTA DALL'INIZIO DELLA CRISI LA GERMANIA NON È ALLA GUIDA DELL'EUROZONA

1- COLPI DI SCENA, BLUFF E IL «JOLLY» BELGA TUTTE LE CARTE DELLA PARTITA A POKER - IL VETO ANNUNCIATO DELL'ITALIA E I SEGNALI SOTTOVALUTATI DA BERLINO
Luigi Offeddu per Corriere della Sera

Anche l'ombra di Pasteur, a voler romanzare, ha fatto la sua parte. Il grande nemico di tutti i contagi ha dato una mano nella partita a poker contro il contagio che minaccia l'euro. Perché è proprio nell'ex-laboratorio Pasteur a Bruxelles, che mercoledì sera può essere iniziato tutto. E ora che il vertice delle scintille è finito, si può tentare una mini-ricostruzione.

Mercoledì Mario Monti era andato lì, nell'attuale sede della rappresentanza bavarese presso la Ue, per ritirare un premio dell'Associazione contribuenti europei. Fra il pubblico, diplomatici, accademici, politici delle istituzioni europee, che in parte si conoscevano fra loro. Nel bel giardino, c'è stato anche il tempo per un caffè. Mancavano ancora 24 ore al vertice.

IL NEGOZIATO
Chi c'era racconta che si è parlato, fra tante altre cose, anche delle posizioni italiane. E senza rivelare alcun segreto, anche perché qualche giornale in patria vi aveva già accennato, Monti ha ricordato che in un normale e tradizionale negoziato, se non c'è accordo su qualche punto importante, a volte può non esserci accordo su niente: un discorso in generale, o quasi un preannuncio velato di un possibile veto, in caso di burrasca.

Qualcuno dei presenti ci ha riflettuto su, qualche sherpa può aver avvertito il proprio governo. E anche il governo tedesco: dopotutto, quel giardino era casa sua, di Monaco e di Berlino. E poi, naturalmente, giovedì mattina Monti ha parlato direttamente e più volte con il presidente francese Hollande, il premier spagnolo Rajoy, il primo ministro belga Di Rupo.

Alla fine non pochi sapevano o intuivano qualcosa di quanto bolliva nella pentola italiana. Lo hanno ammesso poi chiaro e tondo, a vertice concluso. Elio Di Rupo: «Je n'étais pas surpris», non sono stato sorpreso per la mossa italiana. Poi: «Nous le savions», noi lo sapevamo, e ha detto «noi», non «io». Ma anche François Hollande: «Sì, ci avevano informato». E la Germania, allora? Dopo tutto, qualche segnale doveva essere arrivato anche ad Angela Merkel. E qualche consigliere della Cancelleria aveva sfiorato qualche campanello d'allarme anche nei giorni precedenti: «Attenzione, l'Italia stavolta va giù duro».

Ma la Cancelliera, semplicemente, può non averci creduto: pensava forse a un bluff, e ha deciso di vedere il bluff. Qualcosa come «gli italiani non si spingeranno mai fin là». Un banale errore di valutazione? Se così è stato, a chiarire tutto ci ha pensato il brusco risveglio davanti a giornali come Der Spiegel che annunciavano: «Italia e Spagna hanno vinto il poker delle trattative».

LA STRATEGIA
Non era stata una confusa rivolta di Spartaco, però, ma una strategia saldata da una convergenza di interessi. E c'è anche la cronaca notturna di mercoledì, che in parte sembra corroborare l'ipotesi di un errore di valutazione da parte della Cancelliera. È passata la mezzanotte, il veto o «riserva» di Italia e Spagna è da un bel pezzo sul tavolo, il ministro delle Finanze spagnolo ha appena infiorettato un gioco di parole, «questa è la riserva dei finalisti», pensando alla sfida Italia-Spagna di domenica.

Monti ha già scandito il suo annuncio-ultimatum guardando dritto in volto la Cancelliera, in una sala fattasi improvvisamente silenziosissima. José Manuel Barroso, il presidente della Commissione europea, invoca: «Dobbiamo ritrovare i punti comuni». Angela Merkel, con i colleghi di Olanda e Finlandia che adesso si mostrano più rigoristi di lei, attacca sul piano formale, rispolvera le diverse situazioni storiche ed economiche che dividono i 17 Paesi dell'Eurozona dai 27 Paesi della Ue, e che consiglierebbero - dice - più prudenza nel decidere su temi come lo scudo anti-spread. Le tocca una risposta del Professore, tanto soave quanto tagliente: «Vorrei ricordare che i 17 vivono dentro i 27...».

I traduttori dietro le loro vetrate (nessun altro, neppure fra gli ambasciatori, è ammesso per il momento nella sala) picchiettano sulle tastiere parole e moniti mai prima ascoltati in quell'ambiente così vellutato. Herman Van Rompuy, il presidente del Consiglio dei ministri Ue e perciò qui «padrone» di casa, chiede a tutti: «Signori, e ora che si dice alla stampa?». Forse anche lui ignora qualcosa. Ma una conferenza stampa è già stata annullata, ora bisogna rompere il silenzio.

«È meglio dire che c'è un accordo», risponde Merkel, ancora certa dell'esito finale, glissando sul veto italo-spagnolo. E Hollande: «No, meglio dire ogni cosa». Sguardi perplessi di tutti: ad ascoltare, anzi a leggere fra poche ore, ci sarà l'Europa intera. Quanto a Barroso, non si mostra entusiasta davanti all'idea della conferenza stampa, qui e subito. Lascia capire che bisognerebbe rinviare ogni dichiarazione a più tardi: le cose sono troppo incerte. Di Rupo, Mariano Rajoy, Hollande, forse altri, sanno per certo che l'Italia non arretrerà, e naturalmente neppure la Spagna. Proprio come ha detto poi Hollande: «Ci avevano informato».

CONFERENZA STAMPA
Alla fine Van Rompuy dice ai giornalisti che l'accordo è fatto, ma mancano due firme: come spiegare che un bambino è nato, ma per qualche giorno ancora mangerà e dormirà vestito nel grembo della mamma. Il presidente stabile della Ue accenna vagamente a «due Paesi» che hanno dei dubbi, irritando non poco la delegazione italiana, e aggiunge che la «discussione continua».

È così davvero, continua. Fino al colpo di scena finale, all'intesa vera. Giunta l'alba, tutti cercano diplomaticamente di addolcire la batosta subita dalla Merkel. «È stato un negoziato duro, ma non si può semplificarlo indicando chi ha prevalso o è stato battuto», sussurra Van Rompuy. «Nessuno può affermare io ho vinto oppure ho perso - gli fa eco Hollande - in fondo ha vinto l'Europa».

Lei, Angela, partirà prima di tutti (la attendono al suo Parlamento), con il volto teso e stanco. Dirà che sì, il vertice «è stato un successo». Ma ritroverà un sorriso nel rivolgersi a Monti e a Rajoy: «Beh, congratulazioni, avete proprio giocato meglio!». E nell'uscire dal palazzo, scherzerà ancora: «Ho avuto dieci incontri con Monti e abbiamo parlato anche di calcio». Solo che non era una «finta» come lei pensava, quest'ultima pallonata a spiovente tirata dal Professore: era un rigore vero, che per poco non ha sfondato la rete e centrato la Porta di Brandeburgo.

2- L'AMAREZZA DI ANGELA BATTUTA IN TRASFERTA E SOTTO SCHIAFFO IN CASA
MERKEL: «MA I CRITERI NON CAMBIANO»
Paolo Lepri per il Corriere della Sera

Gli ultimatum di Monti, la rigidità di Hollande, la resistenza di Rajoy, le indecisioni di van Rompuy, il doppio gioco di Barroso, le accuse della stampa, le critiche dell'opposizione e, naturalmente, le reti di Balotelli. Più che la «notte storica di una sconfitta», come ha titolato un giornale che l'ha sempre sostenuta, Die Welt, sono state per Angela Merkel ventiquattro ore da incubo.

Una ininterrotta serie di tensioni conclusasi, nella serata di ieri, con la ratifica da parte del Bundestag del Fiscal Compact (ampia maggioranza, 491 a 111, superiore a quella dei due terzi richiesta dalla Costituzione) e dell'Esm.

Ma in Parlamento la cancelliera si è dovuta difendere. La sua linea è stata, in sintesi, che lo scudo anti spread non è un aiuto senza condizioni a Italia e Spagna. «Gli interventi sul mercato primario e secondario si baseranno - ha detto - su un memorandum che dovrà essere elaborato sulla base delle raccomandazioni della Commissione europea». Poi ha messo in luce l'importanza della decisione di attribuire alla Bce poteri di vigilanza bancaria e in questo quadro ha spiegato la possibilità di interventi di assistenza diretta dell'Esm alle banche dell'eurozona in difficoltà. Infine un appello diretto ai parlamentari: «Fate vedere che la Germania è per l'euro».

Un respiro di sollievo per il voto del Bundestag e da lunedì di nuovo al lavoro, con il fitto, estenuante calendario di impegni a cui la cancelliera ha abituato i suoi collaboratori. Nei prossimi giorni, per esempio, nuovi incontri con i giovani «per costruire il futuro», i colloqui a Berlino con i primi ministri in visita, dallo slovacco Robert Fico al libanese Najib Mikati, un viaggio in Indonesia, e, soprattutto, mercoledì 4 luglio, le consultazioni bilaterali italo-tedesche proprio con quel Mario Monti di cui la hanno accusata di aver sottovalutato la determinazione nell'infinito negoziato bruxellese.

Sono stati in molti a dire che lui aveva vinto e che lei aveva perso. La notte del «complotto» è stata seguita così dalla giornata delle critiche. In particolare, ricordando le immagini della sua incontenibile gioia in tribuna durante la partita con la Grecia, alla donna più potente d'Europa non sarà piaciuta per niente la metafora calcistica usata da Nikolaus Blome, editorialista della Bild, il superpotente giornale popolare che ha sempre invitato a fidarsi di lei anche i tedeschi più incattiviti dalla crisi dell'euro.

Quell'articolo avrà aumentato anche il dispiacere per l'inaspettata lezione che i ragazzi di Jogi Löw hanno subito dall'Italia di Cesare Prandelli. «Non importa tanto che sia restata fermissima su alcuni punti, come gli eurobond e la necessità di avere "più Europa". Nel linguaggio calcistico - scrive Blome - si potrebbe dire che la cancelliera ha concentrato tutta la difesa nel centro dell'area di rigore, mentre italiani e spagnoli arrivavano dalle ali. E hanno segnato». Ma questo è solo un inciso. Secondo la Bild i risultati del vertice sono una «pesante batosta che costerà molti soldi ai tedeschi» e per la prima volta dall'inizio della crisi la Germania non è alla guida dell'eurozona.

Le cose in realtà si erano messe male fin dall'inizio. Non a caso il giornale più letto dai tedeschi aveva pubblicato ieri la grande «foto di famiglia» del vertice indicando con un cerchietto bianco «gli amici» della Germania. Non tanti, e non tutti particolarmente influenti. Questo sostanziale isolamento, secondo varie fonti, avrebbe portato la cancelliera a cadere nella «trappola» dei Paesi mediterranei.

L'avevano informata della linea dura di Monti, ma lei non aveva creduto fino in fondo che il presidente del Consiglio italiano fosse così deciso a strappare il risultato dello scudo anti spread. E nessuno le ha dato veramente manforte, nella notte di Bruxelles, tranne il premier olandese Mark Rutte.

C'è anche chi dice che a Berlino si sia sempre creduto, sbagliando, che la linea di Hollande sarebbe cambiata dopo la vittoria elettorale. Al di là di questi retroscena, il volto teso della cancelliera alla riapertura dei lavori era un segnale chiaro di insoddisfazione. Poi, come un politico di razza, si è impegnata per fare dimenticare la sconfitta.

 

pallone monti merkel hollande rajoy MARIO MONTI FA GOL AD ANGELA MERKEL NEL PRESEPE NAPOLETANOpallone monti merkel hollande rajoy VERTICE CAMP DAVID OBAMA HOLLANDE MONTI MERKEL VIGNETTA MANNELLI - MARIO MONTI SOSPENDE LA PENISOLA PER DUE O TRE ANNImario monti bambolina MARIO MONTI SI PETTINAMARIO MONTI E WOLFGANG SCHAEUBLEVERTICE MONTI MERKEL RAJOY HOLLANDEBRUXELLES MONTI MERKEL HOLLANDE MARIANO RAJOY MARIO MONTIITALIA-GERMANIA - STRISCIONE A ROMAITALIA-GERMANIA 2-1balotelli italia germania DUE A UNOEUROPEI EROTICI GERMANIA DANIMARCA A TETTE AL VENTO EUROPEI EROTICI GERMANIA DANIMARCA A TETTE AL VENTO EUROPEI EROTICI GERMANIA DANIMARCA A TETTE AL VENTO EUROPEI EROTICI GERMANIA DANIMARCA A TETTE AL VENTO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA