(RI)DISCESA IN CAMPER – IL PD CALA NEI SONDAGGI E BERSANI E’ COSTRETTO A GIOCARSI LA CARTA RENZI NELLE REGIONI IN BILICO – BOCCA CUCITA SULLO SCANDALO MPS, IL ROTTAMATORE ESCLUDE L’IPOTESI DI TICKET CON BERSANI (“NON MI PARE LUI VOGLIA IL TANDEM”) E SI CONSOLA CON I SONDAGGI CHE LO CONSIDERANO IL LEADER PIÙ AMATO – NESSUNA “GUFATA”: “MI BATTO PER UNA VITTORIA PIENA DEL PD” (IL TEMPO è DALLA SUA PARTE)…

Federico Geremicca per "la Stampa"

Come sta Matteo Renzi? «Fiorentina a parte... molto bene, grazie». E che fa Matteo Renzi? «Il sindaco, naturalmente. Ma ora pronto a cominciare la campagna elettorale». E che ci dice del Monte dei Paschi di Siena, Matteo Renzi?

«Nulla. Non ripeto nemmeno quello che già dissi in chiusura della campagna per le primarie. E spero lo si apprezzi...».

Per chi non ne ha memoria, nel cuore dello scontro con Bersani - che gli contestò una cena milanese con esponenti del mondo della finanza (tra i quali Davide Serra, l'«uomo delle Cayman») - Renzi disse due cose. La prima: «Conosco bene che danni ha determinato il rapporto tra finanza e politica: in sei mesi hanno distrutto quanto i senesi hanno creato in seicento anni». La seconda, vagamente profetica: «Attenti, che chi di finanza ferisce di finanza perisce...».

Ma il tempo è passato, la campagna elettorale macina polemiche dietro polemiche e Matteo Renzi va incontro al secondo mese post-sconfitta (per il ballottaggio con Bersani si votò il 2 dicembre) assaporando un paio di soddisfazioni niente male. Intanto, il sondaggio sul «gradimento dei leader» sfornato ieri da Ilvo Diamanti per «la Repubblica»: 64,7% per lui (+2,8% rispetto al mese precedente), largamente in vantaggio su tutti gli altri (Bersani 48,5% e Monti 42,5%). Poi, è pronto ad accogliere a Firenze il suo segretario ed ex competitor per una iniziativa pubblica (Teatro Obihall, ore 18) che molti intendono come la definitiva pace dopo la Grande Guerra delle primarie.

Diciamo la definitiva tregua, che forse è meglio. I rapporti tra i due, infatti, restano ancorati a una cordialissima freddezza, ad una amichevole distanza - anzi - che solo grazie all'incessante mediazione di Vasco Errani si è un po' ridotta in queste ultime settimane. Del resto, lo stesso farraginoso ingresso in campo di Renzi per la campagna elettorale pare esser lì a confermare che molte ferite restano aperte: e chissà se - e se mai - potranno rimarginarsi.

Dunque, Firenze con Bersani, domani; poi, giri in Toscana per sostenere questo o quel candidato; quindi, ventre a terra fino al voto: l'8 in Campania (Napoli e Avellino), il 9 e il 10 in Piemonte (Torino, Cuneo, Novara), il 13 in Lombardia, il 15 in Veneto (Belluno, Verona, Vicenza e Padova), poi di nuovo Lombardia, Liguria e Marche; infine, la chiusura della campagna nella «rossa» Emilia, a Modena o addirittura Bologna, più probabilmente. Un calendario alla fine fattosi fitto (in più c'è la tv: lunedì sera a La7 dalla Gruber) ma con qualche fatica.

Inizialmente, infatti, l'idea sembrava dover esser quella di presentare in più luoghi, in giro per l'Italia, il tandem Bersani-Renzi, così da rappresentare perfino plasticamente l'unità ritrovata e sfruttare l'appeal del giovane sindaco presso fasce di elettorato più lontane da Bersani. Il progetto, però, è stato rapidamente archiviato: «Non mi pare che il segretario abbia grande voglia di fare tandem - ha confessato Renzi agli uomini del suo staff -. Se la pensa così, va bene anche a me: qui nessuno ha frenesie di un ticket con Bersani...».

Il calendario degli appuntamenti di Renzi è nato dunque (in un clima comunque di collaborazione con Bersani e lo stato maggiore a Roma) da richieste delle organizzazioni Pd territoriali e grazie alla «macchina renziana» - quella delle primarie - che ha ora in campo un bel po' di candidati al Parlamento. Il sindaco non ne ha fatto un gran problema, avendo assunto come punto d'onore dopo la sconfitta del 2 dicembre il rispetto degli impegni annunciati durante la campagna: e gli impegni erano riconoscere senza polemiche la vittoria di Bersani, restare lealmente nel Pd, non chiedere «contentini» e fare la campagna elettorale con impegno massimo.

E' quello che è successo, almeno fino a ora. Certo, a volte Renzi ha dovuto mordersi la lingua per evitare polemiche. Certe amarezze le riserva agli uomini (e alle donne) a lui più vicini: «Mi hanno crocifisso accusandomi che dire "li rottamiamo" era volgare: e dire "li sbraniamo" invece cos'è, elegante?». Ma sono sfoghi passeggeri: e soprattutto, sulle questioni di sostanza, Renzi marcia allineato e coperto.

E' molto infastidito, ad esempio, dal coro sommesso che lo circonda e gli ripete «animo, Matteo, questa sarà una legislatura breve, al governo rischiamo di ritrovarci di nuovo Monti e poi arriva il tuo turno». «Amici che non hanno capito dice - che io mi batto per una vittoria piena del Pd e in un governo di legislatura. E non solo perché spero di aver altri anni di lavoro a Firenze, ma per l'ottima ragione che a Palazzo Chigi io tratto meglio con il tandem Bersani-Errani che con Monti-Catricalà...». Una spiegazione che è anche un augurio. Che Bersani accetta e incassa, mentre continua la sua campagna in giro per l'Italia.

 

 

MATTEO RENZI CON LA MANO NELL'OCCHIOMATTEO RENZI IN BICIBERSANI-RENZIDAVIDE SERRA Ilvo Diamantibersani-mario-montiBersani Monti PIERLUIGI BERSANI E VASCO ERRANI

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