luigi di maio matteo salvini

CON LA VITTORIA IN ABRUZZO, SALVINI ANDRA’ A BATTERE CASSA AL GOVERNO, DAI MINISTERI ALLA CONSOB - GLI EQUILIBRI USCITI DALLE ELEZIONI DEL 4 MARZO SONO RIBALTATI: ORA L'ITALIA E' A TRAZIONE LEGHISTA - E ORA CI SONO PASSAGGI MOLTO DELICATI PER I GRILLINI: DAL VOTO IN SENATO SULL'AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE PER SALVINI, FINO ALLO SCOGLIO DELLA TAV… - CAPPELLINI: "E’ FINITA L'ILLUSIONE CHE I LITIGI NEL GOVERNO POTESSERO ESSERE GESTITI CON PROFITTO DI TUTTI: UNO DICE NO ALLA TAV, L'ALTRO SÌ, IL PRIMO TRIVELLA E IL SECONDO GIAMMAI. NON FUNZIONA, ALMENO PER DI MAIO E LA LEGA CRESCE A DANNO DEL MOVIMENTO"

QUALCOSA È CAMBIATO

Stefano Cappellini per “la Repubblica”

 

Quando un governo sceglie di vivere in campagna elettorale permanente, gioca d' azzardo. La bulimica ricerca di consenso amplifica i successi ma ingigantisce gli intoppi.

Succede dunque che anche il voto in Abruzzo, preceduto da una intensa campagna elettorale di leader e ministri gialloverdi, rischia ora di avere effetti ben più larghi dei confini regionali. Uno dei soci di governo, il M5S, esce mortificato dalle urne, terza forza in una regione che lo aveva premiato alle politiche con il 40 per cento.

 

E la vittoria dell' altro socio, la Lega, non è certo una compensazione. Al contrario, è la garanzia che da oggi il governo ballerà ancora più di prima. Le ragioni per le quali la Lega può esultare sono le stesse che fin qui avevano allarmato il M5S solo virtualmente, sulla base dei sondaggi, ma che ora sono certificate da dati reali. Salvini cresce a spese dell' alleato di governo.

 

La Lega, in quel gioco d' azzardo di cui si diceva prima, gioca su due tavoli e incassa da entrambi: è l' azionista forte dell' esecutivo ed è ormai il partito guida della sua coalizione naturale, quale ne sia la composizione futura. Il centrodestra magari non tornerà più nella sua vecchia versione, ma in Abruzzo dimostra di poter ambire a un rilancio anche nazionale, che naturalmente avrebbe come esito lo sfratto dei grillini dalla maggioranza, come del resto già invocano Forza Italia e Fratelli d' Italia.

 

È presto per dire se le regionali abruzzesi abbiano resuscitato il vecchio bipolarismo destra-sinistra, ma di certo hanno gelato le speranze di chi, come Di Maio, sperava che l' accordo tra M5S e Lega diventasse anche la base del bipolarismo della Terza Repubblica: populisti grillini contro populisti leghisti.

 

Su questa previsione, in fondo, si basava anche l' illusione che i litigi nel governo potessero essere gestiti con profitto di tutti: uno dice no alla Tav, l' altro sì, il primo trivella e il secondo giammai, alla fine si copre tutto il mercato elettorale con l' obiettivo di spartirsi di nuovo il grosso della torta. Non funziona, almeno per Di Maio. Per i 5S si aprono giorni difficili. Le conseguenze, però, potrebbero toccare anche la Lega: il voto sull' autorizzazione a procedere per Salvini nel processo Diciotti è il primo passaggio sul quale si riverserà il nervosismo grillino.

 

Infine, il centrosinistra: il sorpasso sul M5S, che pare certo sulla base delle proiezioni, è un' inversione di tendenza. Ma si tratta pur sempre di un' altra sconfitta. E il risultato della lista del Pd è troppo magro per essere giustificato solo con la concorrenza delle civiche.

 

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

Salvini Di Maio

«Ho lasciato la scorta in allerta». Matteo Salvini passa il pomeriggio a telefonare a Giuseppe Bellachioma, deputato della Lega e luogotenente in Abruzzo, il candidato governatore che si è sacrificato per l'unità del centrodestra, lasciando il posto a Marco Marsilio, in quota Fratelli d'Italia. E gli fa capire che potrebbe partire nella notte per festeggiare. Un blitz, atteso nelle prossime ore. Il vicepremier accarezza il successo dopo una campagna elettorale a dir poco battente.

 

Anzi, è stato onnipresente: 19 incontri sparsi in tutta la regione e 7 visite negli ultimi due mesi. Piazze e dirette Facebook, divise e felpe, sempre un pienone. Platee per parlare all' Abruzzo, certo, ma anche e soprattutto agli alleati di Roma, più che a quelli locali. Obiettivo: dettare la linea. La tentazione di Salvini, se il voto andrà benone e la Lega supererà il M5S, è quello di iniziare a far trapelare la voglia di rimpasto nel governo già prima le Europee.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

 

«D' altronde - raccontano con metafore dirette i leghisti che hanno seguito questo dossier con molta cura - chi mena per primo, mena due volte». Qui però non si tratta di essere pulp, ma di cominciare a far capire che «i rapporti di forza» ormai non sono più quelli usciti dalle urne lo scorso 4 marzo. E dunque, tutto può succedere. Anche perché, per esempio, c' è sempre il posto lasciato libero da Paolo Savona, diretto verso la Consob.

 

L'ANSIA

Se Salvini è pronto a capitalizzare il risultato, c' è anche Luigi Di Maio. Preoccupato e deluso: «Mi aspettavo di più», confida a chi lo chiama. Dopo un week-end passato tra l' Abruzzo, il Veneto e la Lombardia, il capo politico del M5S è ritornato a Roma in serata. Per seguire, seppur a distanza ma con molta ansia, lo spoglio. L' incubo del terzo posto, dietro al centrosinistra fa tremare e non poco i Cinque Stelle. Anche perché rischia di impattare negli umori dei pentastellati molto critici con la linea- Di Maio che premia troppo i verdi e poco i gialli.

conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 11

 

E in mezzo, si sa, ci sono ancora una serie di passaggi molto delicati per le truppe grilline: dal voto in Senato sull' autorizzazione a procedere per Salvini, fino allo scoglio della Tav. Su entrambe le cose si dovrà decidere entro il prossimo mese. Nei giorni scorsi proprio il vicepremier pentastellato aveva già messo le mani avanti: «Questo è un test regionale e non nazionale, e comunque ribalteremo i sondaggi».

Non è stato così, anzi.

 

LA SFIDA

I pronostici infatti non hanno mai premiato la candidata Sara Marcozzi, nonostante abbia usufruito della parata di ministri in trasferta da Pescara all' Aquila: Danilo Toninelli, Alfonso Bonafede, Giulia Grillo, Alberto Bonisoli... E poi certo Di Battista. Con Di Maio che ha inforcato gli scii e ha preso l' aperitivo al mare per valorizzare le enormi potenzialità di «questo territorio unico». Diventato anche il paradigma per il no alla Tav secondo questo schema: ci vogliono 6 ore (che poi sono 4 ndr) da Roma a Pescara e noi pensiamo all' Alta Velocità?

 

SALVINI DI MAIO

Non ha funzionato. Nelle retrovie, intanto, seppur in silenzio c' è anche Nicola Zingaretti, favorito alla guida del Pd, che tutto sommato davanti a un sorpasso sul M5S inizia a vedere con maggiore fiducia il voto di maggio. Anche Giovanni Legnini è il candidato unico del centrosinistra, modello Piazza grande a cui punta il governatore del Lazio. E dunque anche lui incrocia le dita.

 

Il quartier generale del Carroccio d' Abruzzo si trova a Muciano, all' uscita del casello autostradale, sono i locali di un' ex banca. Qui gli uomini di Salvini aspettano la doppia certificazione: l' egemonia sul centrodestra (a partire da Forza Italia) e soprattutto l' aggancio al M5S. Alle scorse politiche si partiva da 39% (per i pentastellati) a 13,9.

«Adesso la musica è cambiata: è il nostro exploit arriverà fino a Roma», è il mood dei leghisti. Pronti a far pesare il primo, vero cambio di scenario, numeri alla mano.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....