BIANCHI, ROSSI E VERDINI – IL TEATRINO DELLA POLITICA IN IMBARAZZO PER IL RINVIO A GIUDIZIO DI VERDINI – I PIDDINI CHIEDONO CHE FORZA ITALIA CAMBI INTERLOCUTORE – PUPINO TOTI: NO, IL NOSTRO NEGOZIATORE RESTA DENIS

1.“VERDINI A PROCESSO, A RISCHIO L’ASSE PD-FI”

Amedeo La Mattina per “La Stampa

 

Verdini DenisVerdini Denis

Il rinvio a giudizio di Denis Verdini sta mettendo a dura prova il Patto del Nazareno. Ai piani alti del Pd sostengono che ora bisognerà «riorganizzare la comunicazione con Forza Italia». Il senatore di Fi, finora plenipotenziario di Berlusconi nelle trattative sulla riforma elettorale, dovrà affrontare il processo che lo vede imputato nell’inchiesta della cosiddetta P3: secondo i pm si tratta di un’associazione segreta che avrebbe avuto come scopo quello di «condizionare il funzionamento di organi costituzionali, nonché di apparti della pubblica amministrazione». Con Verdini è stato rinviato a giudizio anche l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, mentre è stata stralciata la posizione di Marcello dell’Utri attualmente in carcere a Parma.

 

matteo renzi otto e mezzomatteo renzi otto e mezzo

È lunga la sfilza di dichiarazioni di solidarietà «umana e politica» nei confronti di Verdini, a cominciare dai capigruppo Fi Brunetta e Romani, che definiscono l’inchiesta «surreale». Di «presunzione di innocenza» parla Fitto. «Siamo garantisti con tutti, figuriamoci se non lo siamo con uno dei nostri massimo dirigenti di partito», precisa Giovanni Toti: «Denis rimane il nostro maggiore esperto in materia elettorale e quindi l’interlocutore principale del Pd».

 

Il commento di Mariastella Gelmini punta tutto proprio sul ruolo che Verdini. È infatti convinta che il rinvio a giudizio di Verdini ha molto a che fare con la sua «intensa attività politica». «Verdini è sotto i riflettori della politica da alcuni mesi, perché dalla sua opera dipendono alcuni dei fili dell’attuale equilibrio istituzionale».

 

Silvio Berlusconi RUDY  CAVAGNOLI  Silvio Berlusconi RUDY CAVAGNOLI

Ovviamente il diretto interessato si sente «vittima di una persecuzione giudiziaria» visto che a suo carico c’è anche il rinviato a giudizio per il «buco» da oltre cento milioni di euro della sua banca, il Credito cooperativo fiorentino. Per processo fiorentino si era perfino sparsa la voce di una richiesta d’arresto. Non è però confermata negli ambienti giudiziari del capoluogo toscano. Rimane il fatto che tutto questo sta mettendo in imbarazzo Renzi e tutti gli uomini (Luca Lotti e Lorenzo Guerini) che trattano con l’ambasciatore di Berlusconi.

 

Verdini sta diventando ingombrante. Non sono pochi coloro, cominciando dalle donne e dagli uomini del «cerchio attorno al Magico Silvio», che vorrebbero ridimensionarlo, se non addirittura buttarlo nel dimenticatoio insieme a Cosentino, Dell’Utri, Scajola e Galan. Denis nega che Silvio lo voglia rottamare e aggiunge che per Renzi è ancora lui l’interlocutore privilegiato.

Paolo Romani Paolo Romani

 

Tra toscani ci si intende al punto che Verdini è uno dei pochi favorevoli alla richiesta renziana del premio di maggioranza alla lista vincente e non alla coalizione. È d’accordo pure Berlusconi mentre il resto di Fi punta i piedi: compreso Romani molto attivo nelle ultime settimane nella trattativa. Protagonismo confermato dal Pd: Verdini si è un po’ defilato. Forse voglio dire che è meglio farlo defilare e «riorganizzare la comunicazione con Fi».

 

Ma cosa succederebbe se in Fi dovesse prevalere il no al premio di maggioranza alla lista? Salterebbe il patto del Nazareno? Renzi sa che l’ultima parola è di Berlusconi che potrebbe incontrare giovedì. Il premier vuole una risposta in tempi brevi. «Fi si decida o trattiamo con altri», incalza Lorenzo Guerini. Non si può attendere ancora dei mesi, come vorrebbe Romani.

 

2. “SE FARE POLITICA SIA UN REATO”

da “Il Foglio

 

MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO MARIA STELLA GELMINI MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO MARIA STELLA GELMINI

Si farà anche questa, dopo la trattativa, processo senza fattispecie d’accusa chiara: il processo per la P3. Una sceneggiata senza senso, a guardarla così, con buon senso. Tutto comincia per una indagine non proprio d’impatto eccezionale su un affarista che vuole combinare qualcosa per l’eolico in Sardegna, e fa azione di lobby con il presidente della regione e i suoi amici del centrodestra. Seguono intercettazioni e appostamenti e foto. Si scopre che a casa Verdini si riuniscono in tanti, compresi un sottosegretario e due magistrati tutti già usciti dall’indagine e non rinviati a giudizio. Verdini e altri invece sì.

 

GIOVANNI TOTI TWITTA IO STO CON DUDU GIOVANNI TOTI TWITTA IO STO CON DUDU

Perché? Perché agiscono in segreto, contro la legge Anselmi sulla P2, riunendosi per sapere che ne sarà del lodo Alfano, che ne sarà della sentenza sui soldi di Berlusconi a De Benedetti. E vabbè, siamo borderline, concediamolo, ma il reato in questa zona grigia di azione politica e informativa non si vede, e se si veda è una definizione illiberale del reato. Infatti la riservatezza, il carattere privato delle riunioni di partito e di gruppo a scopi politici e istituzionali, non sembrerebbe proprio un reato da galera; se lo fosse, in troppi dovrebbero affollare i carceri italiani.

 

Dicono che il patto del Nazareno è segreto: che vuol dire? Vuol dire che il risultato di un incontro e di un’alleanza politica per le riforme istituzionali, se ci fosse stata qualche chiacchiera di troppo tra i contraenti la stipula, diventa reato penale. Via, signori giudici: l’eolico non si fece, il lodo Alfano fu dismesso, i soldi a De Benedetti furono pagati e in gran copia, e l’uso di riunirsi per ottenere informazioni e influire su nomine e politiche pubbliche non è ancora né crimine né peccato mortale.

 

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