andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

PHILIPPE DONNET GENERALI

DAGOREPORT

L’insostenibile pesantezza del risiko bancario sta arrivando alla prima stazione della sua via Crucis: domani mattina alle 9 e 30, bum!, inizierà l’assalto di Calta-Milleri-Governo al Forziere delle Generali.

 

Se sulla vittoria della lista Mediobanca, con Philippe Donnet riconfermato Ceo di Generali, non ci sono dubbi, sul come avverrà la battaglia, invece, aleggiano pareri diversi.

 

Se, ad esempio, l’82enne Caltariccone (per “Forbers”, patrimonio 8,1 miliardi Usd) riuscisse a far filotto trasformando i 6 candidati della sua lista “corta” (cioè priva dei candidati presidente e Ceo), in altrettanti consiglieri del nuovo Cda del Leone di Trieste, sarebbe un trionfo.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

Con 6 consiglieri su 13, la governance di Philippe Donnet subirebbe di certo qualche turbolento scossone; e non parliamo della disgraziata operazione Natixis-Generali, già considerata morta e sepolta (se il governo Meloni si è sparato un demenziale Golden Power sull’operazione Unicredit-Bpm, solo grazie a una dose di Lsd si può immaginare cosa potrebbero inventarsi i geni di Palazzo Chigi sulla proposta di Donnet di “far gestire” il risparmio italiano ai francesi...).

 

Un filotto di Calta, sei consiglieri su sei, sarebbe un successo propedeutico al secondo tempo del risikone: perché la presa di Mediobanca attraverso il cavallo di Troia di Mps, per papparsi la cuccagna Generali, non sarà una passeggiata di salute.

 

giancarlo giorgetti e matteo salvini ancona

E non solo per Alberto Nagel, l’ultimo giapponese di Mediobanca. Anche gli alleati governativi di Calta-Milleri non viaggiano sullo stesso binario. E’ ormai accertato che l’intento del ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, una volta d’accordo con Salvini, è uno solo: salvare il soldato di Bpm, Giuseppe Castagna.

 

Del resto, la Banca Popolare di Milano è sempre stata considerata un istituto molto “amato” dai padani e vicino alla Lega. Quando la Roma di Chigi e Calta premeva per una fusione Bpm-Mps, Giorgetti e Salvini hanno alzato un muro insuperabile.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI

E non solo per salvare il soldato Castagna: la decisa volontà del Mef, pur avendo la cassa vuota, di mantenere l’11% del capitale Mps, è una spia del rapporto ben saldo della Lega con il Ceo Luigi Lovaglio che, tra un invito di Calta e uno di Giorgetti, andrebbe di sicuro a cena con il varesotto.

 

E, oggi, a bocce ferme, scopriamo che la violentissima e demenziale prescrizione posta dal Golden Power del governo sull’operazione di Unicredit su Bpm, non conveniva al duo Calta-Fazzo ma solo alla Lega di Giorgetti e Salvini per legnare Orcel e salvaguardare la poltrona di Castagna. (E Tajani è stato pregato da Milano di far mettere a verbale il no di Forza Italia al ''pestaggio'' di Orcel).

 

giovanbattista fazzolari e bruno vespa a saturnia

Intanto, gli occhi della Milano del dané sono tutti puntati sui due grandi competitor, Andrea Orcel e Carlo Messina. Se il Ceo di Unicredit se ne fotte delle beghe dei cazzoni romani, impegnato ad alimentare il proprio “willpower” di diventare il banchiere numero uno d’Europa (dopo la tedesca Commerzbank, le prossime prede saranno scelte in Francia e Spagna), per il Ceo di Intesa SanPaolo la storia è del tutto diversa.

 

Una volta liberato dai lacci e lacciuoli della conferma alla guida della prima banca italiana, dal 25 aprile per Messina si aprirà la stagione di caccia: da una parte, si deve muovere per non far diventare irrilevante la prima banca italiana davanti a un Orcel acchiappatutto; dall’altra, quando il gioco si è fatto duro, sono scesi in campo i Grandi Vecchi della Finanza Bianca meneghina, Guzzetti e Bazoli.

BAZOLI GUZZETTI

 

I due gran democristiani che ridisegnarono la scena finanziaria ed economica italiana all’indomani dell’uscita di scena di Cuccia e Maranghi, hanno preso malissimo l’invasione dei caltagironesi alla Fiamma. La caduta del Muro di Milano li terrorizza.

 

I due Grandi Vecchi hanno subito impartito una “moral suasion” a colui che a suo tempo hanno posto al vertice di Intesa. Quindi i rumors di un Carlo Messina possibile alleato dei caltagironesi de’ noantri per contrastare l’ascesa di Orcel, sono davvero difficili da prendere in considerazione. Quando sente parlare di Roma, Abramo Bazoli prende la pistola.

 

ANDREA ORCEL CARLO MESSINA

Lasciamo poi perdere il nervosismo del novantenne Giuseppe Guzzetti: il gran Mogol delle Fondazione bancarie che, come azioniste di Cdp, esprimono il presidente (l’attuale è Gorno Tempini), sta conducendo una guerra sotterranea al vertice della Cassa (Scannapieco e Barchiesi), rei di essere remissivi fino alla schiavitù ai diktat dei Fazzolari di Palazzo Chigi.

 

Sotto la Madunnina, dunque, viene data probabilissima la discesa in campo dei due Cavalieri Bianchi per salvare Mediobanca dall’orda dei burini alla gricia. Ora, se una contr’Opa sull’istituto di Nagel è facile, meno facile sarà il dopo del “salvataggio”: davanti a una sonora disfatta, quale sarà la reazione del governo dei Meloni marci? Ah, saperlo...

 

 

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