PERCHE’ SI E’ UCCISO MARIO CAL? - LA SEGRETARIA DEL BRACCIO DESTRO DI DON VERZE’, STEFANIA GALLI, RACCONTA AL PM GIUSEPPE ORSI CHE CAL POCHI GIORNI PRIMA DI AMMAZZARSI ERA STATO CACCIATO DA DON VERZE’, INSIEME ALL’INTERO CDA, “PER FARE POSTO A QUELLI DEL VATICANO” - CAL ERA INFASTIDITO DALLE VISITE DI DACCO’, CHE “VENIVA A PRENDERE SOLDI”…

Antonella Mascali per Il Fatto Quotidiano

Pierangelo Daccò, lo "sbriga faccende" (suo il copyright) ha detto la verità quando ha ammesso davanti ai pm di Milano di non essere "un tecnico della sanità" ma uno che si barcamena "nei meandri regionali per quanto riguarda la sanità". A due giorni dalla sua condanna a 10 anni di carcere (con rito abbreviato) ieri, per la prima volta in un processo, due testimoni hanno parlato del ruolo del faccendiere al San Raffaele: serviva per risolvere i problemi in Regione Lombardia. Come per la Fondazione Maugeri.

In questo caso, però, secondo la procura di Milano, in cambio di generose regalie al suo amico "Celeste", il presidente Roberto Formigoni, indagato per corruzione. Daccò "apriva le porte in Regione", ha detto l'ex direttore amministrativo della Maugeri, Costantino Passerino. Daccò "risolveva i problemi del San Raffaele in Regione", hanno detto ieri due dipendenti, Stefania Galli e Alessia Zacchia, al processo per concorso in bancarotta e false fatturazioni a carico degli imprenditori Pierino e Gianluca Zammarchi, Fernando Lora e Carlo Freschi. Ma ieri c'è stato anche un colpo di scena che riguarda Mario Cal, il braccio destro di don Luigi Verzé, morto suicida.

La sua storica segretaria, Stefania Galli, ha rivelato che il sacerdote lo aveva cacciato poco prima che, il 18 luglio 2011, si togliesse la vita. I particolari del racconto cambiano lo scenario delle settimane precedenti al gesto estremo di Cal: il vicepresidente era stato messo alla porta da don Verzé per fare spazio al Vaticano, nonostante avesse dato l'anima per quell'ospedale e per il suo padre-padrone.

Su domanda del pm, Luigi Orsi, Stefania Galli racconta che Cal negli ultimi mesi della sua vita aveva provato a trovare soldi per arginare il buco da 1 miliardo e 300 milioni: "Ha incontri riservati per cercare nuovi soci. L'unico che mette per iscritto una proposta è Giuseppe Rotelli dell'ospedale San Donato. Durante il consiglio d'amministrazione del 30 giugno, il dottor Cal presenta la proposta ma don Verzé la respinge, dice di aver avuto rassicurazioni verbali dal Vaticano" per il salvataggio dell'ospedale.

"Alla fine di quel Cda", prosegue Galli, "don Verzé chiede le dimissioni di tutti i consiglieri, compreso il dottor Cal, per far entrare quelli del Vaticano. Al dottor Cal venne detto di svuotare e lasciare il suo ufficio". Il 15 luglio non partecipa al nuovo Cda e tre giorni dopo Cal si uccide nella sala riunioni del San Raffaele. Don Verzé l'aveva cacciato, ma da morto gli esprime riconoscenza: "Carissimo Mario... tu ne hai visti di miracoli di salute restituita... ora te li godi dal cielo e io, poveretto, lacrimando, non posso dirti che grazie".

Nei suoi ultimi anni al San Raffaele, Cal ha avuto molto a che fare con Daccò: "Arriva intorno al 2005 senza un ruolo istituzionale", testimonia Galli. "Mi sono chiesta chi fosse, anche per capire che tipo di filtro dovevo fare con il dottor Cal. Lui mi disse che Daccò aveva conoscenze in Regione e quindi poteva agevolare le pratiche dell'ospedale". Il faccendiere, secondo Galli, veniva anche a prendere soldi.

Come lo sa? "Perché una volta il dottor Cal alla vista di Daccò si infastidì. Per spiegarmi che era venuto a prendere soldi, si strofinò il pollice e l'indice". Anche i fornitori del San Raffaele incontravano Daccò "e andavano poi da Cal come se gli dovessero relazionare cosa avevano concordato".

La segretaria, come aveva già detto durante le indagini, ripete anche che Pierino Zammarchi "portava buste con banconote da 500 euro a Cal". Pure la dirigente amministrativa, Alessia Zacchia ha confermato che Daccò ebbe rapporti con il San Raffaele per le sue entrature in Regione: "Era il 2007 o il 2008 e venni chiamata da Cal, alla presenza di Daccò, in relazione a un bando 'no profit' deliberato dalla Regione. Io avevo già presentato tutto da 6 mesi ma la tranche dello stanziamento della Regione tardava.

Il dottor Cal mi disse che gli avrei dovuto comunicare il ritardo". A questo punto la presidente del collegio, Patrizia Lacaita chiede: "Perché con Cal c'era anche Daccò?". E Zacchia: "Avevo capito che avrebbe portato in Regione questo sollecito, Daccò aveva la possibilità di risolvere la situazione". Durante le testimonianze è stato confermato che gli imprenditori oltre a portare soldi in nero erano anche creditori del San Raffaele.

E fuori dall'aula gli avvocati Salvatore Scuto, Mario Zanchetti e Andrea Soliani hanno fatto una comune riflessione:" E' singolare che in un processo per bancarotta i più importanti creditori sono imputati, mentre gli amministratori esecutivi e i revisori dei conti sembra non abbiano ricevuto nemmeno un avviso di garanzia".

 

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