RIVOLUZIONE CLIENTELARE - INGROIA ASSUME GLI AMICI DI CUFFARO NELLA SOCIETÀ REGIONALE CHE GESTISCE IN SICILIA - LA DIFESA DELL'EX PM "FAREMO UNA SELEZIONE SULLA BASE DELLE CAPACITÀ" (FACCE RIDE)

Da "la Repubblica"

Tornano i cuffariani, negli organici della Regione siciliana. E a farli entrare, da una delle dorate porte di servizio costituite dalle società partecipate, sono il governo Crocetta e uno dei suoi collaboratori di spicco: l'ex magistrato Antonio Ingroia. È lui, l'ex candidato premier, ad aver firmato in questi giorni un'infornata di assunzioni che premiano parenti e amici di politici e burocrati vicini a Totò Cuffaro (l'ex governatore in carcere per mafia) e all'ex ministro Saverio Romano. Nella lista c'è pure il genero del boss mafioso Stefano Bontate, ucciso nel 1981.

«Le colpe dei padri non ricadono sui figli», sorride Ingroia, che nella sua nuova veste di dirigente pubblico si è trovato a gestire una delle spa pubbliche più ricche e discusse della Regione, quella Sicilia e-servizi che gestisce il sistema informatico degli uffici. E che è oggetto di inchieste da parte della magistratura e della Corte dei conti.

Un'azienda che, negli anni scorsi, è stato territorio di conquista della vecchia Udc isolana, prima che la scissione voluta da Saverio Romano facesse nascere un'altra creatura, il Pid-cantiere popolare. I partner privati della società, Accenture e Engineering, destinatari di commesse milionarie dalla Regione, avevano reclutato come dipendenti una sfilza di politici e burocrati, oppure di congiunti degli stessi.

Nell'elenco, fra gli altri, figura un ex consigliere comunale di Palermo dell'Udc, Filippo Fraccone, l'attuale presidente del consiglio comunale di Raffadali (il paese di Cuffaro) Stefano Curaba, e ancora Massimo Sarrica, il figlio dell'ex capo di gabinetto del presidente. Poi congiunti di altri grand commis di fede cuffariana e abituali frequentatori di comitati elettorali e segreterie dell'Udc prima, del Pid-Cantiere popolare di Saverio Romano poi.

Ora, i 74 dipendenti della società collegata vengono beneficiati da un contratto di 18 mesi nella spa madre, il cui capitale è detenuto per il 51 per cento della Regione. Entrano a far parte, senza concorso, della vasta schiera di figli e figliastri di Palazzo d'Orleans. Questo perché la giunta Crocetta ha deciso di applicare una vecchia convenzione con i soci privati che prevedeva nel giro di qualche anno il trasferimento di «know-how» negli uffici della Regione. E perché nel frattempo il personale della società è sceso sul piede di guerra, minacciando fra l'altro il blocco del sistema informatico dell'amministrazione.

Così, in deroga al blocco delle assunzioni, Ingroia ha potuto andare oltre il suo compito iniziale di "commissario liquidatore": non liquidando ma rafforzando una società che doveva essere chiusa dopo le inchieste e gli scandali (nel passato i tecnici venivano pagati anche 1.000 euro al giorno) ma che a gennaio, con una legge dell'Ars, è stata dichiarata strategica dal governo di Rosario Crocetta.

Nasce così quella che viene già chiamata la carica dei raccomandati. Una operazione di "ripopolamento" della società regionale che peraltro ha già diviso la giunta Crocetta, visto che la delibera ha trovato la perplessità dell'assessore all'Economia, l'ex vicedirettore dello Svimez, Luca Bianchi: «Forse era meglio verificare prima l'esatto fabbisogno di personale di Sicilia e-servizi». Dubbi che si moltiplicano perché, anche nella maggioranza di Crocetta, in molti si interrogano sull'opportunità di assunzioni che il precedente governo regionale aveva bloccato.

«Conosco storia, parentele, provenienze geografiche o partitiche di questi dipendenti - dice Ingroia - Ma non mi posso lasciare condizionare, nel mio nuovo ruolo, dalle mie note idee politiche. Le regole sono regole, noi dobbiamo dare continuità operativa alla società. E poi le colpe dei padri non possono ricadere sui figli. È previsto un periodo di prova di quattro mesi, poi faremo una selezione sulla base non delle parentele ma delle capacità».

Principio che, dice Ingroia, vale anche per il caso di Marco Picciurro, genero del boss Stefano Bontate, fra i destinatari dei contratti di assunzione. E nella lista ci sarebbe anche Francesco Nuccio, arrestato nel 2012 nell'ambito di un'inchiesta sulle tangenti per l'eolico. Ancora Ingroia: «Sì, può fare notizia che proprio io debba assumere il parente di un mafioso. Ma questo è la garanzia dell'imparzialità che deve esercitare chi ricopre un ruolo come il mio. Poi, ripeto, verificheremo le capacità di ciascuno. Quanto alla presenza di dipendenti sotto inchiesta, in questo momento non ho sotto mano l'intero elenco dei contratti. Le prometto che controllerò già domattina».

 

ingroia con caselli INGROIA AL CORTEO FIOM jpegCuffaro Cannoli cuffaro ROSARIO CROCETTA SAVERIO ROMANO

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