rossanda grillo

ROSSANDA, IL GERUNDIO DELLA SINISTRA - MERLO: ‘’DISCIPLINATA NEMICA DEL MARMO STALINISTA, SI INVAGHÌ DEL CASTRISMO E POI DELLA FEROCE CINA DI MAO, COMPRESA TIENANMEN” – INTERVISTA DEL 2012: “LA SINISTRA NON C’È PIÙ. ED ESCONO I POPULISMI. GRILLO? A ME SEMBRA IL CLASSICO QUALUNQUISMO DI DESTRA. FINIRÒ PER SCRIVERE UN ELOGIO DEI PARTITI. TANTO PER RENDERMI UN PO’ PIÙ ANTIPATICA”

CUCÙ

LUCIO MAGRI ROSSANA ROSSANDA

Francesco Merlo per “la Repubblica”

Sebbene trasgressiva, Rossana Rossanda condivise alcuni orrori del comunismo. Celebriamo la memoria della Gran Dama colta e carismatica che Togliatti mise al posto dell' eretico "cacciato": Vittorini.

 

Disciplinata nemica del marmo stalinista, si invaghì del castrismo e poi della feroce Cina di Mao, compresa Tienanmen. Si sedette "dalla parte del torto" ma già allora avevano ragione i vituperati riformisti, anche se meno glamour .

 

-LA SINISTRA NON C’È PIÙ. ED ESCONO I POPULISMI. GRILLO? A ME SEMBRA IL CLASSICO QUALUNQUISMO DI DESTRA

Marco Berlinguer intervista a Rossana Rossanda - Parigi, sabato 17 novembre 2012 – per il quotidiano “Pubblico”, diretto da Luca Telese

rossana rossanda 7

 

Rossana Rossanda vive a Parigi da tanti anni. Ha una casa sulla Senna: sulla Rive Gauche, naturalmente. La palazzina ottocentesca ha un’aura tutta particolare. Nel suo appartamento, mi racconta, c’era la tipografia di Colette. È in questo angolo di Parigi che arrivo per intervistarla.

 

Le ho spiegato che abbiamo uno spazio particolare di racconto su Pubblico, che noi chiamiamo what’s left. Era curiosa di sapere di noi e del nostro modo di vedere le cose «Che cosa intende per sinistra il tuo direttore?», mi chiede. Le rispondo che a me sembra che da questo punto di vista Luca sia rimasto congelato al suo passaggio nella Fgci a metà degli anni ‘80.

Castellina Rossanda

 

La cosa l’ha sorpresa e, mi è sembrato, anche divertita: «Più passa il tempo – mi dice – e più il Pci quel partito, che ho criticato molto, lo trovo meraviglioso. Fu una grande costruzione».

 

La guardo, per un attimo: un ovale di madreperla incastonato in una corona di capelli bianchissimi che sembrano disegnati da un giro di matita di Picasso. Mi ricordavo la Rossanda dell’iconografia letteraria de Il manifesto: l’intellettuale rigorosa e austera. E invece la trovo affabile e curiosa. Parliamo a lungo, per tre ore.

GINEVRA BOMPIANI - MARILENA GRASSADONIA - ROSSANA ROSSANDA - LUCIANA CASTELLINA

 

Partiamo da Internet («Sopravviveranno i giornali alla rete?») per terminare all’America Latina («Capisco che hanno fatto cose importanti, ma non è un modello a cui guardo»). Ma alla fine, gira e rigira, mi rendo conto che abbiamo parlato soprattutto di storia e del Novecento. E non poteva essere diversamente con una «ragazza del secolo scorso», per stare all’immagine con cui ha scelto di intitolare la sua autobiografia.

 

ROSSANA ROSSANDA

In questo lungo dialogo mi accorgo che ci sono tre tappe, tre snodi che contrassegnano il suo racconto. La prima è la sua adesione al comunismo, al Pci. Siamo nel 1943, dopo il 23 luglio, a Milano. (Al ricordo sorride). «Avevo sentito dire che Antonio Banfi fosse comunista. E glielo sono andata a chiedere. «È vero?». Così, quasi come un’oca.

parlato rossanda ingrao

 

E lui?

Mi ha risposto: «Perché me lo chiede?». Mi ha dato dei libri da leggere. Sono tornata dopo una settimana, gli ho detto: «Va bene. E se uno volesse mettere in pratica queste idee?». (Ma ciò che è importante per Rossanda, oggi, è spiegare, oltre questo episodio, come avesse potuto essere facile per una ragazza di famiglia borghese «a-fascista» aderire al comunismo).

statua di mao 220158 16918662

 

Perché?

Perché la cultura borghese era sin dall’800 impregnata di valori progressisti e di uguaglianza. Vedi, mio padre, per esempio, si era formato su Tolstoj, Rudolf Steiner. Bene: quando capì che ero entrata nella Resistenza – perché la polizia venne a perquisire casa – mi domandò preccupato: «Ma con chi ti sei messa?».

 

rossana rossanda 1

E tu gli hai detto la verità?

Sì. E quando seppe che ero con i comunisti, mi disse: «Meno male!». La borghesia magari poteva essere fascista. Poteva essere moderata. Poteva pensare che la disuguaglianza ci sarebbe sempre stata. Ma non c’era quell’idea che trovi oggi: la povertà come una colpa. La disuguaglianza come un valore.

 

rossana rossanda 4

Il secondo atto di questa storia personale e collettiva si svolge negli anni ’60. Ma il racconto non è sulla vicenda del Manifesto.

Che succede in quegli anni?

C’è una mutazione antropologica. Hosbawn la racconta bene. Tutto cambia. C’è il boom. I consumi di massa. Le donne entrano nel mercato del lavoro. La scolarizzazione di massa.

 

Inizia la critica ai partiti. Comincia quella divaricazione tra partiti, movimenti e società, che forse proprio oggi ha raggiunto il suo culmine.

rossana rossanda 8

Si. Esplodono i movimenti, prima studenteschi, poi operai. Il Pci e i partiti non li capiscono. Ricordo, erano stupefatti da questa onda che si formava al di fuori di loro. I vecchi, gente tipo Secchia e Terracini. pensavano: «Se gli operai si sono mossi senza il Pci, ci deve essere uno sbaglio».

Nella sua autobiografia, che forse significativamente, si ferma qui, al 1969, Rossanda, riferendosi al gruppo de Il Manifesto, dice: “speravamo di essere il ponte fra quelle idee giovani e la saggezza della vecchia sinistra: non funzionò”. Infine, ecco la terza tappa: inevitabilmente, si svolge alla fine degli anni 80.

 

Il 1989 cosa è stato per te?

rossana rossanda 5

Il crollo dell’Urss per implosione interna. Forse persino più sorprendente, la svolta della Cina: un partito comunista che si fa fautore del capitalismo. Se me lo avessero detto dieci anni prima non ci avrei creduto. Per l’idea della sinistra è stato un passaggio fatale».

 

Perché?

mao zedong

Perché – ti piacessero o meno – fino a lì c’erano stati due campi, due culture, due realtà. A quel punto, ne rimane una sola. E rimane anche una sola interpretazione che dice: il capitalismo – il darwinismo sociale – sono una condizione naturale. Il socialismo, l’uguaglianza, sono illusioni, per dirla con Furet. Sono un’utopia. Una parola che detesto. E’ lì che quella cultura progressista del ’800, e quella sua ipotesi socialista, vaga, sparisce”. E con ciò, in qualche modo, affonda l’idea stessa di sinistra. Perché per me la sinistra è questo. Una morale dell’uguaglianza. Se vuoi è un’idea che data dalla Rivoluzione francese. Non è una questione di ordine economico, ma politico, morale.

rossana rossanda 9

Perché sul piano del funzionamento tutti e due sistemi possono stare in piedi. Sinistra è questa lotta contro le ingiustizie del mondo attraverso un’idea di proprietà gestita politicamente.

 

Era qui che ci volevi portare?

Si, perché se la vedi così, la domanda da che parte ricomincia la sinistra, è molto complicata.

 

Che cosa è che complica la risposta?

Che cosa è successo? Cosa non ha funzionato? A quelle domande bisogna rispondere. Non come ha fatto fino ad oggi la sinistra. Che è sfuggita a queste domande. Non lo ha fatto quella chimera, quel minestrone, quel centauro che è oggi il Pd. E nemmeno quelli che si continuano a chiamare comunisti. Ma c’è anche una seconda mutazione antropologica che avviene negli anni 80 e 90. Quella generazione post-89 che – “anche per effetto della rivoluzione tecnologica” – perde il filo della continuità con il passato, “come se l’esperienza cessi di essere trasmissibile”.

ROSSANA ROSSANDA LUCIO MAGRI

 

Rossana racconta due episodi che le sono rimasti impressi.

Partiamo dal primo?

Il primo è quel che successe quando Pintor scrisse un editoriale negli anni ’90 sulla villa con 16 bagni di Berlusconi.

 

Perché lo consideri così importante?

Per lui era come dire: non può essere una persona perbene. In tanta ricchezza, c’era qualcosa di sbagliato e di immorale. Lo avrebbe scritto anche mio padre. Ebbene fece un tonfo spaventoso. Prese un mare di critiche. Era successo qualcosa. Erano cambiati i valori.

 

fidel castro cover

E il secondo episodio?

È più recente. Ero in viaggio in Italia, presentavo il mio libro in un’università. Una giovane donna laureata, con tanto di master, faceva lì la segretaria in forme precarie.

 

E cosa succede?

È gentile con me, ma mi dice: «Io di quello che lei dice – che studiando, impegnandosi in un partito, in un sindacato si possa cambiare qualcosa – non credo niente».

 

Purtroppo non è stupefacente…

Quella giovane rappresenta una disperazione che la mia generazione non ha conosciuto. Vedi: mio padre fallì nella crisi del ’29. Mi ricordo ci portarono via i tappeti. Finimmo in grandi ristrettezze. A vivere in due stanze. Eppure io mi ricordo quell’orgoglio luciferino di sentirci intellettuali. Quella sicurezza che io e mia sorella avevamo. Che studiando non avremmo avuto problemi. E non li abbiamo avuti. Oggi c’è una condizione di miseria che si combina con una maggiore conoscenza. Ma non c’è più fiducia che si possa cambiare.

NAPOLITANO AL TELEFONO AI TEMPI DEL PCI jpeg

 

Adesso però c’è una crisi profonda, sistemica del capitalismo.

Si, posso essere d’accordo. Però la crisi della sinistra mi sembra ancora più grave.

 

E che pensi di questi fenomeni emergenti di populismo?

Dopo questa spaccatura sociale, seguita alla devastazione della sinistra, escono i populismi. Fino a che abbiamo avuto il Pci e un sindacato forte si sono avute riforme e progresso, per il lavoro e nei diritti civili. Il Pci ha prodotto grandi riforme anche dall’opposizione. Adesso saranno pure andati al governo, ma c’è stata involuzione e divaricazione nei redditi. La sinistra non c’è più. Ed escono i populismi.

angelo palma militanti del pci negli anni settanta

 

E di Grillo che ti sembra?

A me sembra il classico qualunquismo di destra.

 

C’è stato qualcosa che ti è sembrato di interessante, dopo l’89?

Solo i movimenti.

 

Che a te non entusiasmano…

Cosa oppongo ai movimenti? Non tanto il culto dell’efficacia elettorale, che ha portato i partiti a una crisi profonda. Però hanno sacrificato il problema dell’efficacia a favore del tema della partecipazione, pure importante. Ma il problema è che non sfondano da nessuna parte. Non hanno continuità. Diventano pazzi anche solo a parlare di organizzazione.

 

rossana rossanda 2

Però qualche ragione ce l’avranno a criticare i partiti?

Si. Ma non è che si siano posti il tema di come essere efficaci evitando le gabbie dei partiti tradizionali, per ridare voce alla persona, alla sua complessità. alla convivialità. Posso capire la critica che ha fatto il femminismo. È vero che io fino agli anni ‘70 non ho mai scritto cominciando con io… cercavo l’obiettività delle cose. Però c’è anche il mondo. L’io non può essere la misura di tutto.

BEPPE GRILLO AL QUIRINALE

 

E quindi?

E poi questa immagine dei partiti è anche sbagliata. Il Pci era una grande medusa che respirava nella società. Stare in quel grande corpo – in quel partito pesante, come lo definì Occhetto – ti portava a incontrarti con tanti mondi, ad avere una percezione più obiettiva della società. Nei movimenti ci sono molti individualismi di gruppi. Non si lavora insieme. Ciascuno va per sé. Guarda: finirò per scrivere un elogio dei partiti. Tanto per rendermi un po’ più antipatica.

Giuliano Ferrara ai tempi del Pci con Berlinguer e Fassino

 

Che ti sembra di questa idea che è in questo momento tornata con molta forza di abolire i gruppi dirigenti?

È vero che questa idea è iniziata nel 1968 e sta venendo fuori nuovamente, dopo 45 anni. Tutti uguali. Però alla fine, quando si dice tutti uguali, ti salta fuori il leader. Dove non hai partiti, hai leader. Non gruppi, ma un uomo solo. Almeno finora è andata così.

 

a genova torna il v day di beppe grillo via napolitano il papa uno di no

Pensi a Grillo?

Io penso anche al gruppo di Ginsborg. O alle donne a Paestum, che recentemente si sono incontrate in questo modo. Nessuno in presidenza. Nessuna relazione introduttiva. Nessun vertice. Tre minuti ciascuna.

 

Tu sei scettica?

Loro sono state contente. Hanno avuto un’emozione di appartenenza. A me per la verità sembra un gran casino. Però è vero che i partiti comunisti erano organizzazioni formate da una élite, e dietro c’erano masse quasi analfabete e non educate. Oggi c’è un acculturamento di massa. Il tema quindi c’è. Ed è questo: come si può organizzare una massa acculturata.

 

manifestazione pci

Ho detto a una giovane spagnola, a una indignata, che venivo a intervistarti. Le ho chiesto cosa le sarebbe piaciuto chiederti. Mi ha chiesto di domandarti come fa il 99% a sconfiggere l’1%

Perché il 99% dell’umanità incassa dall’ 1%? Perché si è perso il primato della politica sull’economico. La politica nel Novecento ha portato il primato della uguaglianza. La politica ha perso il primato. Però attenzione: lo ha perso per effetto di una sconfitta politica. Perché è stata sconfitta l’idea di uguaglianza.

 

Insomma, come concludiamo?

internet a cuba 6

Guarda: viviamo un momento tragico e interessante. Oggi c’è un massimo di divaricazione tra movimenti e istituzioni. I movimenti sono forti, ma non superano la barriera di istituzioni spiaccicate. L’Italia è forse la più disgraziata: con tutto questo parlamento schiacciato su Monti.

 

Sei pessimista.

Sì. Però penso anche che qualcosa rinascerà. Guarda: la sola ragione per cui mi dispiace di morire è non vederla. Anche perché questa volta non sarà in una società arretrata, come è stato con l’Urss. Questa volta – anche grazie a internet e alla rivoluzione delle comunicazioni –la protagonista sarà una società acculturata. E sarà diverso.

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO