E SACCOMANNI RESTA IN POLE MA C’È CHI IPOTIZZA UNA TERNA, CON DENTRO GRILLI E BINI SMAGHI - PIÙ CHE L’OPPOSIZIONE POTÈ IL PARTITO: ‘SARTO’ VERSACE VERSO L’UDC. IN BILICO L’EX GENERALE GDF SPECIALE - MOVIMENTI PURE AL SENATO E NELLA PATTUGLIA CHE ALLA CAMERA FA CAPO A SCAJOLA - TUTTE TENSIONI LEGATE ALL’ESITO DEL BRACCIO DI FERRO CON TREMONTI E ALLA POSSIBILITÀ DI RISALIRE LA CHINA DEI CONSENSI CON MISURE POPOLARI CHE COMPENSINO LA STANGATA DELL’ULTIMA MANOVRA ECONOMICA…

Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Che il governatore della Banca d'Italia sarà, con molta probabilità, Saccomanni non si può ancora annunciare. Ma Berlusconi sa come finirà la partita, ne è consapevole. Chiede tempo. «E' il segreto di Pulcinella», dicono alcuni autorevoli esponenti del Pdl che ieri sono andati a Palazzo Grazioli prima che iniziasse il vertice dei coordinatori e dei capigruppo della maggioranza. Il primo a spingere sul nome del direttore di Palazzo Koch è stato Angelino Alfano il quale si rende conto che questa partita è esiziale per l'autorevolezza e la credibilità del Cavaliere.

«Non si può scherzare con il fuoco», ha incalzato il segretario del Pdl che teme anche una ricaduta sulla sua leadership e la tenuta di un partito in grande agitazione. Ieri se n'è andato Santo Versace, verso i lidi dell'Udc. Si parla di un'altra fuoriuscita imminente (ma non è confermata), quella dell'ex generale Gdf Speciale. Movimenti pure al Senato e nella pattuglia che alla Camera fa capo a Scajola. Tutte tensioni legate all'esito del braccio di ferro con Tremonti e alla possibilità di risalire la china dei consensi con misure popolari che compensino la stangata dell'ultima manovra economica.

Non darla vinta a Tremonti è diventato lo spartiacque. Il Cavaliere però non vuole forzature, ha bisogno di tempo (un ministro sostiene che si prenderà tutto il mese di ottobre per decidere su Bankitalia). Deve prima portare a casa la legge sulle intercettazioni, che la prossima settimana approda nell'aula di Montecitorio. Deve convincere Bossi a non appoggiare la candidatura di Grilli. E, soprattutto, ha la necessità di far decantare le tensioni col ministro dell'Economia. Impresa improbabile visto che la vicenda di Bankitalia è legata a doppio filo ai provvedimenti per la crescita e lo sviluppo.

Raccontano che ieri nel prevertice di Palazzo Grazioli è stata consegnata al presidente del Consiglio una cartellina riservata contenente quelle che sono state battezzate le «tabelline tremontiane». Si tratterebbe di indiscrezioni sul decreto sviluppo che l'inquilino di via XX Settembre starebbe preparando («in assoluta autonomia e alla faccia della collegialità», dicono i berlusconiani).

Sarebbero bozze fatte filtrare di soppiatto dal Tesoro il cui contenuto non piace al vertice del Pdl. E tutto questo mentre una commissione mista, composta da esponenti di partito e dei gruppi di maggioranza, dovrebbe elaborare proposte sulla stessa materia. L'uso del condizionale per descrivere tutto questo lavorio non è un caso, perché sono in molti nel Palazzo a non credono in grandi risultati.

Far collimare le «tabelline tremontiane» coi desideri di Berlusconi sarà un rompicapo. E lo sfogatoio contro Tremonti a casa del premier è l'ulteriore prova che non c'è alcuna tregua. E' stato pure ipotizzato che la lettera della Bce, pubblicata ieri dal «Corriere della Sera», sia stata data da Tremonti per infastidire Draghi e far capire chi è l'affamatore del popolo. Gli ambienti vicino al ministro dell'Economia invece puntano il dito proprio contro Draghi: è stato lui a dare la missiva al giornale.

Come se non bastasse, a far infuriare i ministri è stato anche il Dpcm che taglia ai dicasteri oltre 6 miliardi. Provvedimento firmato dallo stesso Berlusconi, però. Ignazio La Russa lamenta la sforbiciata di 1,4 miliardi per la Difesa. «Una cifra che equivale a quasi metà del budget delle Forze Armate. Non volevamo tagli lineari. Vogliamo mantenere l'efficienza e la sicurezza dei nostri militari. Se non ci riuscissimo non varrebbe la pena di restare a dirigere questo ministero». Insomma, una minaccia di dimissioni.

Il cuore del problema rimane Bankitalia. Ieri sono circolate le ipotesi più eccentriche che sgomentano il capo dello Stato. Ad esempio che Berlusconi potrebbe portare in Consiglio dei ministri una terna di nomi (Saccomanni, Grilli e Bini Smaghi) per consentire una scelta «democratica» (o pilatesca), sapendo che la maggior parte dei ministri Pdl voterà per Saccomanni. «Sciocchezze», dice Cicchitto.

Il premier sa che non potrà scegliere un nome sgradito al Consiglio superiore di via Nazionale, organo preposto a vigilare sull'autonomia di Bankitalia. «Non possiamo fare un nome che ci viene bocciato in quella sede», ha detto il Cavaliere. Però in quella sede il nome secco è Saccomanni. Eppure raccontano che quando due settimane fa è andato da Barroso, Berlusconi presentò il direttore generale del Tesoro Grilli come nuovo numero uno della Banca d'Italia.

 

il premier silvio berlusconi e ministro giulio tremonti FABRIZIO SACCOMANNI - Copyright PizziFABRIZIO SACCOMANNI MARIO DRAGHI VITTORIO GRILLIVITTORIO GRILLI SANTO VERSACE Generale Roberto SpecialeCLAUDIO SCAJOLA jpegBini Smaghi

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