cecilia sala alfredo mantovano carlo nordio giorgia meloni abedini najafabadi

SALA, T'ASPETTO - IL SOTTOSEGRETARIO MANTOVANO, AL COPASIR, È STATO COSTRETTO AD AMMETTERE LE FALLE DELLA GESTIONE ITALIANA SUL CASO DELLA GIORNALISTA CECILIA SALA: NESSUNO AVEVA PENSATO DI DOVER METTERE AL SICURO I CITTADINI ITALIANI IN IRAN DOPO L’ARRESTO A MALPENSA DELL’IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI NAJAFABADI (PERCHÉ LA FARNESINA E PALAZZO CHIGI, SOTTOVALUTANDO I "SEGNALI" DELL'INTELLIGENCE-AISE, NON SI SONO SUBITO ATTIVATI?) – LA VIA E’ STRETTA E IL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI AVER FATTO PIÙ DANNI CHE ALTRO: IL GOVERNO DUCIONI DEVE TROVARE IL MODO DI NON ESTRADARE NEGLI STATI UNITI L’IRANIANO ABEDINI NAJAFABADI, SENZA PERO’ FAR INCAZZARE WASHINGTON. MA IL DOSSIER NON È SOLO POLITICO: CI SONO DI MEZZO ANCHE MAGISTRATI E SERVIZI – IN ATTESA DELL’INCONTRO MELONI-BIDEN, LA DIPLOMAZIA È AL LAVORO PER ALLEGGERIRE LE CONDIZIONI DETENTIVE DELLA SALA

CECILIA SALA

Greta Privitera per www.corriere.it - Estratti

 

L ULTIMO VIDEO DI CECILIA SALA PRIMA DELL ARRESTO

[…] È il secondo giorno di seguito che succede. Questa volta è toccato alla portavoce del governo Fatemeh Mohajerani ribadirlo. Durante il punto stampa settimanale, alla domanda sul legame che esiste tra l'arresto a Teheran di Cecilia Sala e quello dell'ingegnere iraniano a Milano, Mohammad Abedini, Mohajerani risponde: «Non si tratta di ritorsione, questo arresto non ha nulla a che vedere con altre questioni». E aggiunge: «Ci auguriamo che il suo caso venga risolto rapidamente». […]

 

SALA, IL GOVERNO APRE SU ABEDINI AL COPASIR LA VERSIONE DI MANTOVANO

Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/esteri/2025/01/07/news/copasir_arresto_cecilia_sala-423923352/

 

Dopo l’arresto dell’iraniano Mohammad Abedini Najafabadi non si ritenne di dover mettere al sicuro i cittadini italiani in Iran. Così come, nelle ore immediatamente successive all’arresto di Cecilia Sala, nessuno mise in correlazione le due cose. Tanto che il ministero della giustizia che doveva decidere del fermo dell’ingegnere accusato di terrorismo dagli Stati Uniti non fu informato dell’arresto a Teheran della giornalista del Foglio e Chora media.

Mohammad Abedini najafabadi

Sono alcuni degli elementi emersi dall’audizione al Copasir dell’Autorità delegata, Alfredo Mantovano, che […] ha informato il Comitato per la sicurezza dello stato dell’arte sul caso Sala.

 

[…]. Mantovano ha ricostruito tutte le tappe della vicenda raccontando anche come a fine dicembre, in una delle interlocuzioni ufficiali avvenute con il ministero degli Esteri, le autorità iraniane abbiano esplicitamente messo in correlazione l’arresto di Abedini con quello di Sala. Non prima di allora.

 

Mantovano ha quindi allontanato le polemiche su possibili ritardi nella gestione […] dopo l’arresto della Sala spiegando che la Farnesina si è mossa come sempre accade quando vengono arrestati dei cittadini italiani all’estero. Non potendo negare però che nessuno in Italia aveva pensato di muoversi parallelamente sulle due situazioni. Motivo per cui né Sala è stata portata in ambasciata né il ministero della giustizia è stato informato di quanto era accaduto in Iran. [….]

 

ELISABETTA VERNONI MADRE DI CECILIA SALA - foto lapresse

(…)

 

QUEL «BUCO» DI DUE GIORNI DOPO IL FERMO DELL’INGEGNERE E IL MANCATO ALLARME SULL’IRAN

Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

C’è un buco di due giorni nelle informazioni dell’intelligence che sarebbe costato caro a Cecilia Sala. Lo hanno contestato le opposizioni al sottosegretario con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano, chiamato in audizione di fronte al Copasir, il Comitato parlamentare di controllo per i servizi di sicurezza.

RENATO SALA - PADRE DI CECILIA

Il 16 dicembre — subito dopo l’arresto (per conto degli Stati Uniti) a Malpensa con l’accusa di terrorismo di Mohammad Abedini, l’uomo accusato di rivelare ai Guardiani della Rivoluzione della Repubblica islamica dell’Iran i segreti dei droni Usa — sarebbe dovuto scattare l’allarme. Soprattutto dovevano essere prese contromisure da Farnesina e 007 per scongiurare la prevedibile ritorsione nei confronti del nostro Paese.

 

Invece è rimasta una falla nella rete di tutela dei potenziali obiettivi, tra i quali Cecilia Sala — giornalista che dà voce a vittime e dissidenti — era forse tra i più prevedibili, cosa che Mantovano non ha potuto negare.

 

CECILIA SALA

 

 

 

Tra i temi affrontati nel corso della seduta anche i contorni della trattativa per far uscire dalla cella di Evin la giornalista italiana detenuta con l’accusa, a tutt’oggi non circostanziata, di aver violato la legge islamica; il braccio di ferro di Teheran perché sia negata l’estradizione negli Stati Uniti dell’ingegnere iraniano; le prospettive di una triangolazione che ha avuto un’accelerata improvvisa con il faccia a faccia tra la premier Giorgia Meloni e il presidente incaricato Usa, Donald Trump.

 

Temi delicatissimi nelle ore in cui il ministero degli Esteri dell’Iran nega persino che il destino della ventinovenne romana sia legato a doppio filo a quello del 38enne con doppio passaporto iraniano e svizzero.

 

Mohammad Abedini najafabadi

Mentre la diplomazia è al lavoro per ottenere dalle autorità iraniane quantomeno un immediato alleggerimento delle condizioni detentive di Cecilia Sala, del tutto diverse da quelle di cui gode Abedini. E a una settimana dalle dimissioni improvvise di Elisabetta Belloni da capo del Dis, il Dipartimento di informazioni per la sicurezza.

 

«Su tutto quello che riguarda il Copasir abbiamo il segreto, lo rispetto e non parlo», ha detto, uscendo dalla riunione il vicepresidente Copasir, Giovanni Donzelli (FdI). E senza entrare nel merito ha assicurato però che sulla vicenda Sala «siamo fiduciosi, ma c’è anche stata la richiesta di silenzio stampa, motivo in più per non parlarne».

L ULTIMO VIDEO DI CECILIA SALA PRIMA DELL ARRESTO

 

(…) Ora si guarda alla prossima scadenza del 15 gennaio, giorno nel quale la Corte d’appello di Milano deciderà sulla richiesta di arresti domiciliari presentata da Abedini che faciliterebbe la richiesta simmetrica di scarcerazione di Sala. In caso venga negata per pericolo di fuga, già segnalato dagli Usa, resta la possibilità di un intervento politico del ministro della giustizia, Carlo Nordio.

 

 

Articoli correlati

DAGOREPORT - A CHE PUNTO E LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER ...

alfredo mantovano giorgia meloni

MURALE CECILIA SALAcecilia sala cecilia sala cecilia sala la trattativa di khamenei per cecilia sala il giornalone la stampa

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…