
E SE ALLA FINE TOCCASSE A PABLO? NEL BORSINO PRE-CONCLAVE SALGONO LE QUOTAZIONI DEL CARDINALE POLIGLOTTA FILIPPINO PABLO VIRGILIO DAVID, 66 ANNI, CHE HA BACCHETTATO TRUMP PER LA FOTO VESTITO DA PAPA E NEGLI ANNI SCORSI HA SFIDATO IL REGIME DI DUTERTE (ARRESTATO DI RECENTE SU MANDATO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE PER VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI) RICEVENDO PER QUESTO MINACCE DI MORTE. IL DISCORSO DEL VESCOVO DI KALOOKAN ALLE CONGREGAZIONI HA COLPITO MOLTI PORPORATI. I 21 ASIATICI PUNTERANNO SU DI LUI, MA ANCHE DIVERSI CARDINALI EUROPEI DI PESO E SVARIATI LATINO-AMERICANI...
Iacopo Scaramuzzi per la Repubblica - Estratti
Il discorso che ha pronunciato nei giorni scorsi alle congregazioni generali a porte chiuse ha impressionato diversi altri cardinali. Pablo Virgilio David, 66 anni, non è ancora molto noto ma potrebbe imporsi come un candidato forte alla successione di papa Francesco.
I 21 asiatici punteranno probabilmente su di lui, ma anche diversi cardinali europei di peso e svariati latino-americani hanno cominciato a prenderlo seriamente in considerazione alla vigilia del Conclave.
Nel collegio cardinalizio il vescovo di Kalookan sinora è stato “l’altro filippino”, altro rispetto al ben più noto cardinale Louis Antonio Tagle, prefetto di Propaganda Fide (c’è anche un terzo filippino, José Fuerte Advincula). Tagle rimane nel novero dei possibili papabili, al netto di qualche ombra sulla gestione della Caritas internazionale, la personalità del suo connazionale, però, spicca.
Il cardinale “Ambo” – questo il suo nomignolo nelle Filippine – era già stato notato nel corso delle due assemblee sinodali che si sono svolte a Roma nel 2023 e nel 2024 – all’ultima hanno preso parte 60 cardinali elettori provenienti da tutto il mondo – ora è tornato a emergere per chiarezza di idee.
Al Conclave di quest’anno, di certo, la situazione è diversa dal 2013. Jorge Mario Bergoglio si fece notare per un discorso particolarmente ispirato in congregazione generale, intercettò il montante malumore anti-curiale e anti-italiano che c’era in quel frangente. Dopo dodici anni del Pontefice venuto «quasi dalla fine del mondo» è meno scontato che, per la seconda volta di seguito, il collegio dei cardinali si affidi a un outsider . Svariati porporati, anzi, sperano in uno stile un po’ meno imprevedibile di quello di Bergoglio.
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Nato a Betis nel 1959, ordinato sacerdote nel 1983, il cardinal David ha un dottorato in sacra teologia alla Katholieke Universiteit Leuven , in Belgio, e un diploma alla Ecole Biblique di Gerusalemme. Papa Benedetto XVI nel 2006 lo ha nominato vescovo ausiliare, Francesco lo ha promosso ordinario della diocesi di Kalookan e lo ha elevato alla dignità cardinalizia nel suo ultimo Concistoro dello scorso dicembre.
David è presidente della conferenza episcopale delle Filippine per il secondo mandato consecutivo ed è anche vice-presidente della Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia (il presidente è il cardinale indiano Felipe Neri Ferrao).
Poliglotta – parla tagalog, inglese, spagnolo, francese e italiano, ma capisce anche tedesco e olandese – ha una forte coscienza per la giustizia sociale. «Se i poveri non vengono in Chiesa, la Chiesa deve andare da loro», ha detto David, che negli anni scorsi ha denunciato pubblicamente la cosiddetta «guerra alla droga» dell’ex presidente Rodrigo Duterte – arrestato di recente su mandato della corte penale internazionale per le ripetute violazioni dei diritti umani – ricevendo per questo minacce di morte.
Il vescovo ha anche avviato un vasto programma di riabilitazione dalla tossicodipendenza.«In un momento nel quale l’economia e l’ordine politico globali stanno crollando – come dimostrato specialmente durante l’era Trump e le sue conseguenze – la Chiesa potrebbe essere una delle istituzioni che ancora conserva con ostinazione un carattere profondamente globale», ha detto nei giorni scorsi il porporato filippino intervistato da America Magazine .
«Questa posizione di per sé pone una seria responsabilità alla Chiesa: non rifugiarsi nell’autoconservazione o nell’idealismo nostalgico, ma impegnarsi nel mondo offrendo un significato credibile a un nuovo modello di umanità.
La Chiesa deve rapportarsi al mondo senza sentirsi o essere condiscendente, ma con una presenza umile e modesta che prenda sul serio le realtà del mondo: i suoi risultati, le sue aspirazioni, la sua complessità. Siamo chiamati a proporre – attraverso la parola e la testimonianza – una visione di fraternità umana, dignità, giustizia e responsabilità ecologica, mostrando che la fede può promuovere una futura dignità dell’intera famiglia umana».
Quando Donald Trump ha pubblicato un fotomontaggio travestito da Papa, il cardinale David sul suo account Facebook ha commentato: « Not funny, Sir », non è divertente, Signore, e lo ha tradotto in dieci lingue.
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