matteo salvini borgonzoni emilia

SALVINI SOGNAVA LA SPALLATA MA SI ROMPE LA SPALLA - ''ABBIAMO FATTO TUTTO QUELLO CHE SI POTEVA. IL CAMBIO È SOLO RINVIATO. ABBIAMO VINTO 8 REGIONI SU 9, AVREI PREFERITO 9''. E POI, SOLO ALLA FINE, SI RICORDA DI RINGRAZIARE LA BORGONZONI: ''BELLO VEDERE LA LEGA AL 32% IN UNA FORTEZZA DEL PD''. INVECE LA SCONFITTA PESA, ECCOME: NEGLI ULTIMI GIORNI I SONDAGGI LO AVEVANO QUASI CONVINTO DI AVERCELA FATTA

 

  1. E.ROMAGNA: SALVINI, FATTO TUTTO QUELLO CHE SI POTEVA

 (ANSA) - "Finalmente una notte in cui si è dormito qualche ora. Un'analisi al volo anche se i seggi sono aperti ma mi sono alzato assolutamente soddisfatto, non solo perché abbiamo fatto con tutta la squadra tutto quello che è umanamente possibile e di più". Così il leader della Lega Matteo Salvini nella conferenza stampa dopo le regionali in Emilia-Romagna, in un hotel alle porte di Bologna.

matteo salvini a bibbiano con lucia borgonzoni 2

 

  1. E.ROMAGNA: SALVINI,VINTE 8 REGIONI SU 9, AVREI PREFERITO 9

 (ANSA) - "Ne abbiamo vinte 8 su 9 (Regioni, ndr), poteva andare peggio, sono un perfezionista e avrei preferito 9 su 9 ma ce ne sono 6 in primavera e 4 a guida Pd". E ha aggiunto: "Non diamo per vinta nessuna partita, noi giochiamo per vincere".

 

  1. E.ROMAGNA: SALVINI, IL CAMBIO È SOLO RINVIATO

 (ANSA) - "Qui abbiamo fatto opposizione con 9 consiglieri fino a ieri, adesso 13 o 14 consiglieri. E' un passaggio vuole dire che abbiamo fatto tanto e dobbiamo fare di più ci prepariamo a 5 anni di appassionata opposizione perché il cambio in Emilia Romagna è solo rimandato".

 

 

  1. SALVINI, ASPETTO CON SORRISO VOTO DEL SENATO

 (ANSA) - ''Ci aspettano temi nazionali come giustizia, milleproroghe e dibattito sul Mes e aspetto col sorriso il voto Senato che decide se devo andare al processo, ci aspettano settimane appassionanti".

 

  1. SALVINI, ORGOGLIOSO DI LUCIA BORGONZONI

 (ANSA) - Il risultato in Emilia-Romagna "ci dà uno stimolo per fare sempre di più e sempre meglio, rispondendo col sorriso agli attacchi di qualcuno che pur nella vittoria non perde livore e rancore". Quanto a Lucia Borgonzoni, candidata, aggiunge Salvini, "sono orgoglioso di quello che ha fatto e farà alla faccia di tutto e tutti. Perché è un risultato bello, bello, bello avere la Lega al 32% in una realtà che per il Pd è fortino, fortezza. È una soddisfazione enorme, dobbiamo meritarci questo milione di consensi e dobbiamo cominciare a lavorare".

lucia borgonzoni matteo salvini

 

 

 

  1. DOCCIA FREDDA DOPO I PROCLAMI: TRAMONTA IL SOGNO DELL'IMPRESA

Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera

 

La consolazione, a questo punto piuttosto magra, è che la Lega sembra confermare un testa a testa con il Partito democratico in Emilia-Romagna. Ma è appunto una consolazione. Perché il sogno di espugnare la roccaforte rossa, di dare una spallata al governo, di veder vincere la Borgonzoni su Bonaccini dopo una campagna martellante di Matteo Salvini, sfuma sin dalle prime proiezioni.

 

La Lega in Emilia ottiene un bottino di voti ragguardevole, intorno al 31%, anche se al di sotto del risultato delle elezioni europee (e al quale devono sommarsi anche i voti, poco più del 2%, della lista Borgonzoni). Insomma si conferma un testa a testa con il Pd, ma tutto questo non basta al partito di Matteo Salvini per fare il colpaccio, per invertire i sondaggi che sin dalla mattina davano Bonaccini avanti su Borgonzoni di almeno 5 punti.

Non ha pagato la sua campagna elettorale capillare, l' aver portato i vessilli della Lega praticamente in ogni piazza e in ogni paese della Regione, forse anche per la debolezza dell' alleato Forza Italia, certamente per l' altissima affluenza, per il ruolo avuto dal movimento delle Sardine e la forza dimostrata dalla lista di Bonaccini.

 

christian raimo su salvini e borgonzoni

Ma la Lega non solo non agguanta il sogno della vittoria in Emilia, dopo aver più volte dato un avviso di sfratto al governo, aver rivendicato che tutto sarebbe cambiato da oggi, ma dimezza anche i voti in Calabria, passando da oltre il 22% di un anno fa a circa l' 11%, un dato che deve far riflettere e che contraddice le parole che a caldo rilascia lo stesso Salvini, rivendicando la possibilità di essere primo partito in entrambe le Regioni.

 

Insomma dopo quasi 18 mesi in cui la Lega ha fatto da traino a una serie di vittorie consecutive del centrodestra nelle elezioni amministrative il dato non si è ripetuto, non solo in Emilia-Romagna, ma anche in Calabria dove le liste di Forza Italia o collegate a Jole Santelli hanno preso più del doppio dei voti della Lega.

Salvini che prende tutto, la Lega che monopolizza il centrodestra è una verità che esce scalfita dal voto di ieri.

 

Un voto punteggiato anche dalle polemiche, con Roberto Calderoli che di mattina torna ad attaccare il governo per aver stanziato alcune decine di milioni proprio per l' Emilia-Romagna e alcuni suoi Comuni, dopo i danni del maltempo del 2019, «certo a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca... Ma davvero pensano di ribaltare l' esito elettorale ed evitare la sconfitta distribuendo in extremis soldi ai territori?».

 

Ovviamente se a due giorni dal voto il governo ha stanziato ulteriori fondi per l' Emilia è una polemica elettorale che scolorisce visto il distacco di Bonaccini dalla Borgonzoni.

Fa anche effetto che nel quartier generale della Lega lo stesso Salvini si presenti in anticipo su tutti gli altri leader, ringraziando gli elettori e dicendosi comunque soddisfatto per il risultato del proprio partito.

 

salvini borgonzoni

A questo punto è difficile che la Lega chieda quel cambio di continuità nel governo che aveva rivendicato nei giorni scorsi in caso di vittoria in Emilia-Romagna. Il risultato della Calabria, con la vittoria del centrodestra, era in qualche modo scontato ma non scontato era il calo vistoso proprio del partito di Matteo Salvini, che pure in Calabria aveva almeno compiuto almeno cinque visite elettorali.

 

Resta nel partito la consolazione di aver tenuto, se lo spoglio definitivo confermerà le proiezioni della notte, nel confronto con il Partito democratico. Una consolazione appunto, insieme al sogno di una vittoria sfumato.

 

 

  1.  SALVINI SUBITO IN TV: «QUANDO IL POPOLO VOTA HA SEMPRE RAGIONE ORA LAVORERÒ IL DOPPIO»

Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

Matteo Salvini ci mette la faccia. Ancora i risultati non sono stabilizzati ma a mezzanotte lui scende lo stesso di fronte a telecamere e taccuini. Il discorso, però, è già quello di chi sa di aver perso: «Non mi sento sconfitto, si vince e si perde.

lucia borgonzoni matteo salvini

Ma se perdo sono ugualmente felice, anzi: lavoro il doppio. Dovranno aspettare i prossimi vent' anni per vedermi stanco».

 

Eppure, la sconfitta pesa.

Difficile avere dubbi se si sono passati gli ultimi venti giorni su è giù per l' Emilia-Romagna, poco nei capoluoghi e moltissimo nei paesi che non hanno mai visto, dalle loro parti, una celebrity. È uno dei «non segreti» di Matteo Salvini: il farsi vedere e toccare dove mai era passato qualcuno di noto ha un valore che va al di là delle posizioni politiche.

 

Di certo, per quella che ha sempre considerato la madre di tutte le battaglie, Salvini non si è risparmiato: oltre 150 comizi a perdifiato in una ventina di giorni, battendo la regione palmo a palmo. Tutti, con l' inevitabile finale dei selfie («Volete una foto? Salite da destra, la destra è la parte giusta») per un' ora, un' ora e mezza ogni volta. Possibile che l' Emilia abbia deluso così il leader leghista che era convinto di essere entrato nel cuore dei suoi abitanti?

 

Lui prova a metterla in positivo: «Quella in Emilia-Romagna è stata una cavalcata eccezionale, emozionante e commovente, sono orgoglioso di aver incontrato le persone uscendo dai social». E rivendica comunque il risultato: «Avere una partita aperta è già questa una emozione: che dopo settant' anni ci sia stata una partita, è già questa una emozione». E in ogni caso, e lo dice «per certi radical chic», «quando il popolo si esprime ha sempre ragione. Io non dirò mai, come fa qualcuno, che la gente non capisce niente a seconda di come vota». Insomma: «Chi vincerà, si chiami Lucia o si chiami Stefano avrà meritato».

 

Eppure la secchiata è stata gelata. Salvini si presenta immediatamente anche perché nessuno possa dire che non sa perdere, ma la sconfitta è stata davvero inattesa: «I soldi peggio spesi in una campagna elettorale sono quelli dei sondaggi» sbuffa un salviniano di stretta osservanza: ancora l' altra sera i leghisti si passavano di mano un' indagine che dava Lucia Borgonzoni avanti rispetto al rivale Bonaccini di 2,8 punti.

lucia borgonzoni e matteo salvini

 

Che cosa è successo? Il «primo problema» secondo Salvini è stato il tracollo dei Cinque stelle. Lui prova a metterla in positivo, dal suo punto di vista: «Un dato salta all' occhio, il Movimento 5 stelle sostanzialmente scompare dall' Emilia-Romagna e quasi anche dalla Calabria. Due delle regioni in cui il movimento è nato». Ma è assai probabile, anche, che gli elettori pentastellati sulla scheda abbiano messo la croce sul nome di Stefano Bonaccini.

 

 Intanto i leghisti, a mano a mano che il dato si consolida, se la prendono con la famosa organizzazione che fu più che altro del Pci: «Bonaccini è un uomo di organizzazione e ha dunque ha fatto il suo: ha organizzato». E in parecchi parlano di pullmini passati a prendere gli elettori fin dalle prime ore della giornata elettorale. L' alta affluenza potrebbe aver fatto la differenza? Aree che venivano considerate acquisite come Parma, Piacenza e Ferrara sono state quelle in cui si è votato meno. Ma i leghisti non ne sono convinti: «Un' alta affluenza premia noi. Guardate alle ultime Europee, abbiamo fatto il pieno». Semmai, tra i leghisti circola la paranoia dei brogli elettorali.

 

BONACCINI MANGIA A UN GIORNO DA PECORA

Ancora qualche giorno fa era partita una sorta di chiamata alle armi perché i rappresentanti di lista coprivano soltanto il 60 per cento delle sezioni elettorali.

Però, la probabile sconfitta pesa e complica la tabella di marcia di Salvini. «Se sfondiamo in una regione rossa come l' Emilia-Romagna, e magari in una regione del sud, non ce n' è più per nessuno». Per questo, il segretario leghista si è sempre rifiutato di dare il via libera alla candidatura di Raffaele Fitto, di Fratelli d' Italia, per la Puglia: una regione del mezzogiorno è un gioiello della corona a cui Salvini non intendeva rinunciare. Ma ora, anche quella trattativa si complica.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...