
TRA FRANCIA E ITALIA LA TENSIONE E’ ALLE STELLE – DOPO I RIPETUTI E SGUAIATI ATTACCHI DI SALVINI A MACRON ("E' UN PO' PERMALOSO, QUALCUNO È PRONTO A MANDARE SUO FIGLIO A COMBATTERE IN RUSSIA? MACRON SI METTA CASCO E GIUBBETTO E CI VADA LUI”), IL SILENZIO DI GIORGIA MELONI HA FA FATTO INCAZZARE PARIGI - IL MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE BARROT, ALLIBITO, HA TELEFONATO A TAJANI: “E’ INAUDITO, IL GOVERNO PRENDA POSIZIONE” - DOPO LA NOTIFICA DELL'ELISEO ALLA NOSTRA AMBASCIATRICE D'ALESSANDRO, SAREBBE INTERVENUTO, COME DAGO DIXIT, ANCHE MATTARELLA SUL MINISTRO DEGLI ESTERI PER ''RIDIMENSIONARE'' LO SCONTRO CON PARIGI - TAJANI RISPONDERA’ A SALVINI OGGI AL MEETING DI RIMINI. E LA MELONI? IL SOSPETTO È CHE LA SORA GIORGIA PREFERISCA ASSUMERSI IL RISCHIO DI GUASTARE ULTERIORMENTE I RAPPORTI CON MACRON, PIUTTOSTO CHE SCOPRIRSI A DESTRA CON LA LEGA…
Ilario Lombardo per la Stampa - Estratti
Il telefono di Antonio Tajani squilla e risquilla per tutto il giorno. Una chiamata, però, lo agiterà più delle altre. Jean-Noel Barrot, ministro per l'Europa e per gli Affari esteri è allibito.
Al collega italiano consegna lo stupore di sentire un silenzio tombale da parte del governo di Roma anche a seguito di un atto clamoroso come è stata, giovedì, la convocazione dell'ambasciatrice italiana a Parigi. «Perché nessuno dice nulla?» è il senso della domanda di Barrot.
Perché, si chiede, soprattutto Meloni non prende le distanze dal leghista? Dopo gli insulti rivolti da Matteo Salvini a Emmanuel Macron, Tajani qualcosa ha detto nelle ore in cui l'ambasciatrice Emanuela D'Alessandro si recava negli uffici del governo francese per incassare la protesta dell'Eliseo.
Ma sono risposte che a Parigi considerano «insoddisfacenti». Un'altra toppa Tajani prova a metterla pubblicando nella serata di ieri una nota in cui si resoconta una telefonata a tre, con Barrot e con l'omologo tedesco Johann Wadephul, e in cui viene definito «decisivo» il coordinamento con Francia e Germania sulle garanzie di sicurezza da offrire all'Ucraina. Tajani è imbarazzato.
macron salvini immagine creata con l'IA
E lo è stato tante volte, spesso per colpa delle uscite di Salvini, indifferente al fatto di ricoprire un ruolo, di vicepresidente del Consiglio, che dovrebbe porre limiti istituzionali alla foga della battaglia politica. Tajani accenna al fatto che proverà a sistemare le cose – così riferiscono fonti francesi – e a trovare un'ulteriore strada di conciliazione. Quasi sicuramente lo farà oggi, intervenendo al Meeting di Comunione e Liberazione, dove è molto probabile che risfodererà la stessa dichiarazione già ampiamente usata innumerevoli altre volte per provare a tenere a bada Salvini, e che ieri ha ribadito attraverso Deborah Bergamini, vicesegretaria di Forza Italia e sua fedelissima: «La politica estera italiana spetta alla premier e al ministro degli Esteri. L'accaduto non cambierà i nostri rapporti di amicizia con la Francia».
giorgia meloni mark rutte friedrich merz emmanuel macron foto lapresse
(...) Ma Tajani è anche infastidito di doversi caricare tutto sulle proprie spalle e fa capire al francese che è più in alto che bisogna individuare la volontà politica di non concedere anche solo un segnale, che possa tradursi in una presa di distanza da Salvini.
È Meloni, chiusa nel resort pugliese a Locorotondo, che sente Tajani e ordina di non andare oltre una nota generica, allargata, come abbiamo visto, anche alla Germania. La stessa linea del silenzio viene imposta ai parlamentari. Non è escluso che la premier possa comunicare in altro modo o che possa telefonare a Macron. Fino al momento in cui questo articolo viene chiuso, però, tutto tace. Anzi, a caldo una delle prime reazioni dalle parti di Fratelli d'Italia è stata una difesa piccata, poi ripetuta anche a livello di contatti bilaterali tra i due governi.
emmanuel macron donald trump giorgia meloni foto lapresse
Meloni ha ricordato e fatto filtrare come due anni fa l'allora ministro dell'Interno, oggi passato alla Giustizia, Gérald Darmanin accusò la premier italiana di essere «incapace di risolvere i problemi migratori». Espressioni che però possono essere catalogabili più facilmente come critica politica rispetto a «matto» (lo scorso marzo) e «attaccati al tram» (tre giorni fa) che Salvini ha usato contro Macron.
Quel che al momento sembra certo è che Meloni non sconfessa gli insulti del leghista. A sua volta Salvini minimizza quell'espressione detta in milanese, «taches al tram», che è stata la goccia finale per l'Eliseo, arrivata dopo giorni di martellanti dichiarazioni contro il presidente francese e il suo piano che prevederebbe una missione militare internazionale se e quando ci sarà il cessate il fuoco in Ucraina.
Per i francesi è «inaudito» quello che sta accadendo: il fatto che la serie di atti formali siano stati snobbati da un governo alleato. Contestualmente alla convocazione dell'ambasciatrice italiana, l'ambasciatore francese in Italia ha chiamato il capo di gabinetto di Tajani, e il consigliere di Macron ha parlato con il collega di Palazzo Chigi Fabrizio Saggio, consigliere diplomatico di Giorgia Meloni.
Nessuna critica del passato, è stato detto agli interlocutori italiani, ha mai raggiunto «la volgarità degli attacchi di Salvini». Il capo della Lega ha scelto Macron, avversario della sua alleata in Francia Marine Le Pen, come suo bersaglio internazionale, senza troppo curarsi delle implicazioni che invece il governo di Parigi ha ricordato all'ambasciatrice e a Tajani: soprattutto in questa fase in cui Meloni e Macron, pur non rinunciando alla loro storica competizione, cercano una qualche collaborazione sull'Ucraina.
Il risultato è che anche ai vertici di Forza Italia emerge forte il sospetto che Meloni, alla fine dei conti, preferisca assumersi il rischio di guastare ulteriormente i rapporti con Macron, piuttosto che scoprirsi a destra con la Lega.
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