giuseppe conte olivia paladino

SANTINO DI GIUSEPPE CONTE BY PERNA - “AFFRONTA LE BURRASCHE DEL SUO GOVERNO CON LA QUIETA ELEGANZA DI UN UOMO IN FRAC. PORTA SEMPRE IL FAZZOLETTO TRICUSPIDE NEL TASCHINO E I GEMELLI NELLE BIANCHE CAMICIE-  HA FREQUENTATO COME SCOUT LA PARROCCHIA, DEVOTISSIMO DI PADRE PIO, COME UN CHIERICO VAGANTE HA PELLEGRINATO IN DECINE DI UNIVERSITÀ OCCIDENTALI…” - ORA MANCA SOLO IL MIRACOLO: CHE GOVERNI...

Giancarlo Perna per “la Verità”

Giancarlo Perna

 

Come un Budda serafico in un mare in tempesta, Giuseppe Conte affronta le burrasche del suo governo con la quieta eleganza di un uomo in frac. Porta sempre il fazzoletto tricuspide nel taschino e i gemelli nelle bianche camicie en soie de Chine.

 

Il suo sarto Paolo Di Fabio - titolare della Di Fabio & Cappetta, con due showroom nei quartieri romani Prati ed Eur - è stato avvistato almeno una volta a Palazzo Chigi. Con lui, Conte sceglie le stoffe degli abiti scuri, inclinando spesso per i cachemire Loro Piana, i bottoni in corno o madreperla e, ça va sans dire, le asole aperte fatte a mano. Il ciuffo pendulo sull' ampia fronte, completa lo stile sciccoso del neo presidente del Consiglio.

 

GIUSEPPE CONTE E OLIVIA PALADINO

L'attenta cura di sé, peraltro encomiabile in tempi sciatti, è la sola debolezza di questo cinquantatreenne, per il resto austero e riservato. Un riserbo confinante con l' ermetismo. Tanto che nella facoltà di giurisprudenza di Firenze, dove ha la cattedra di diritto privato, i colleghi ne ignoravano le inclinazioni grilline, giudicandolo un tecnico puro, sordo alla politica.

 

È stato il premier a raccontare, nelle scarse interviste concesse, come ha variamente votato nel corso degli anni: un po' Pd, un po' centristi, mai Fi e Fli, e solo quest' anno M5s.

Scoccato il terzo mese di guida del governo gialloblù, mi pare di poter dire che lo Sciccoso dimostri equidistanza tra i due poli, il grillino Luigi Di Maio e il leghista Matteo Salvini. Ha fatto capire di non temerne le intemperanze o le liti poiché, alla fine, a prevalere è lui.

«Quando ci sono posizioni diverse», ha confidato al Fatto Quotidiano, «la mia mediazione di giurista pragmatico, vince sempre».

giuseppe conte

 

E I FRANCESI SI INCAZZANO

Caratteristica di Conte è dirsi orgogliosamente avvocato senza spacciarsi mai per politico. È convinto che la sua arma più forte sia la destrezza nel cavillare. L' abitudine professionale di discutere all' infinito i più minuti codicilli, gli ha dato un doppio atout: una notevole resistenza fisica nei tornei verbali e una lucida attenzione alle quisquilie.

 

Fu lui stesso a raccontare come abbia prevalso su Emmanuel Macron in un summit di tre settimane fa. Quando al termine dell' incontro, monsieur le président dichiarò che non c'era stato accordo, Conte ha ribattuto: «Era stanco. Lo smentisco». E ha dato la sua versione, confermata dagli altri. Erano le 5 di mattina e il parigino, cresciuto tra trine e broccati, barcollava esausto.

GIUSEPPE CONTE TUSK MOGHERINI

 

Ripeteva caparbio che l'Italia doveva tenersi gli immigrati senza pretenderne la redistribuzione. «Rifiutava», ha raccontato lo Sciccoso, che a quell' ora della notte era in perfetta forma, «persino la dichiarazione iniziale per cui chi sbarca in un Paese europeo, cioè soprattutto in Italia, sbarca in Europa».

 

Ma dopo una pausa di 15 minuti per dare modo a Macron di rinfrescarsi, «la seduta è ripresa e il principio è passato», ha concluso Conte, col tono di chi si considera imbattibile su commi e capoversi. Insomma, questo premier è un giurista a tutto tondo. In passato, abbiamo avuto come capi di governo due tipologie.

OLIVIA PALADINO

 

 

O dei politici in cui, seppure giurisperiti (Aldo Moro, Giovanni Leone, Francesco Cossiga, altri), dominava il primo aspetto. Oppure dei tecnici alla Mario Monti, esperti di economia. Puri legulei, mai. In ciò, lo Sciccoso è un unicum per noi e in tutta la Ue. Un battistrada.

 

MONTI AL CONTRARIO

Il principio imposto da Conte che la costa italiana è frontiera esterna dell'Ue e chi arriva un problema di tutti, è l'uovo di Colombo. Un'ovvietà. Ma andava formulata e il Nostro l'ha fatto. È come la distinzione tra emigranti economici, da rifiutare; e quelli in fuga dalle guerre, da accogliere. Idea spartiacque che, concepita alcuni anni fa a Berlino, ha cambiato il dibattito alla radice.

 

giuseppe conte con l ex moglie valentina fico a capodanno

D'ora in avanti, sarà così anche col teorema Conte che ci toglie dall' isolamento in cui ci gettò lo sciagurato Mare nostrum di Enrico Letta e Angelino Alfano. Poiché l'Ue è un coacervo di regole inestricabili, avere alla guida un Azzeccagarbugli capace di scardinarle è forse una fortunata circostanza. Vedremo presto se abbiamo fatto Bingo.

 

L'IMPRONTA DEL SANTO

GIUSEPPE CONTE DONALD TRUMP

La già accennata riservatezza di Giuseppe si è spinta al punto da nascere (8 agosto 1964) a Volturara Appula, un posto di 403 anime, in cui si capita solo smarrendosi. Giace sul versante pugliese dell' Appenino molisano, in costante balia del libeccio. Il papà, Nicola, ci arrivò con la moglie, Lillina, maestra elementare, come segretario comunale. Con la stessa funzione, passò poi a San Giovanni Rotondo, l' impero di Padre Pio, dove il ragazzo frequentò come scout la parrocchia e prese la licenza liceale, diventando devotissimo del santo. Ha sempre con sé il santino che cela, secondo indiscrezioni, nella pochette tricuspide.

GIUSEPPE CONTE

 

Da solo, si trasferì a Roma. Iscritto a Legge alla Sapienza, fu convittore a Villa Nazareth, edificio novecentesco di proprietà del Vaticano, retto dal porporato di turno. Oggi, il cardinale Pietro Parolin. Un tempo il mitico fondatore, cardinale Domenico Tardini. È luogo di formazione del cattolicesimo democratico, il soggiorno è gratuito e l' investimento sta nel creare devoti di qualità da disseminare nei gangli della nazione.

 

La Villa fu prediletta dagli Oscar Luigi Scalfaro, Romano Prodi, Leopoldo Elia, che vi tennero prediche e seminari. Diventato professore, il Nostro ha poi ricambiato l' ospitalità tenendo corsi per dottorandi.

giuseppe conte saluta la folla 3

 

GIRO DEL MONDO

Laureato da par suo in diritto commerciale, subì prima l'influenza del titolare della cattedra, Giovan Battista Ferri, poi del noto docente di diritto privato, Guido Alpa. Da entrambi, ha mutuato il gusto per l'eleganza. Puntando a seguirne le orme, partì come un chierico vagante pellegrinando in decine di università occidentali, per iscriversi a corsi, guadagnare titoli, imparare lingue. Un furioso saltabeccare alla base del noto qui pro quo sul curriculum. Infatti, alcuni atenei esteri inseriti tra quelli visitati, dissero, interpellati, che non gli risultava la frequentazione. Si chiarì che non c'era dolo ma vanità.

giuseppe conte in viaggio

 

Rientrato in patria, il sodalizio con Alpa si consolidò con l'ingresso dello Sciccoso nel suo prestigioso studio legale. Poiché Alpa è di sinistra - già amico di Stefano Rodotà, legatissimo a Giorgio Napolitano - quando Di Maio fece il nome di Conte a Mattarella (su suggerimento del grillino Alfonso Bonafede, attuale Guardasigilli), un brivido percorse molte schiene. Si pensava che il debuttante fosse una pedina dei soliti noti. Non pare. Anzi, accettando l' appoggio della Lega, Conte ha deluso il suo ambiente che tifava per l' alleanza M5s-Pd. Alpa, più affettuoso, ha fatto buon viso e difeso il socio sulla storia del curriculum.

giuseppe conte in viaggio

 

«È persona perbene», ha detto sobrio. Hanno invece storto il muso i colleghi di Firenze dove passava tre giorni la settimana per le lezioni e il suo temutissimo esame.

 

INUTILI VELENI

Se la direttrice del dipartimento, Patrizia Giunti, si è commossa per un suo prof a Palazzo Chigi dicendo: «La storia ci chiama» e un' alunna ha aggiunto che lo Sciccoso «ha una voce profonda che ti rapisce», i cattedratici hanno taciuto torvi, lasciando parlare il decano, Ugo De Siervo. È l' ex presidente della Consulta che, con qualche svolazzo, ha detto papale: il premier non ha polso, è un pupazzo di Salvini, la sua leadership è rasoterra. Lo Sciccoso si è affidato a Padre Pio e ha incassato sereno.

GIUSEPPE CONTE E OLIVIA PALADINOGIUSEPPE CONTE AL MAREGIUSEPPE CONTE VERSIONE POLLO - VIGNETTA BENNY

giuseppe conte alle elementari

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")