nino di matteo intervistato da massimo giletti a non e l arena

''SCARCERARE I BOSS È UN SEGNALE DEVASTANTE DI IMPUNITÀ MAFIOSA'' - VIDEO: DI MATTEO DA GILETTI A TUTTO CAMPO. ''QUANDO INTERCETTAMMO MANCINO CON NAPOLITANO CI DEFINIRONO RICATTATORI DEL CAPO DELLO STATO, EVERSORI, QUANDO MORÌ D'AMBROSIO (CONSIGLIERE GIURIDICO DEL QUIRINALE) ANCHE ASSASSINI. E DA QUELLE INGIURIE E CALUNNIE NON CI HA DIFESO NESSUNO, NÉ L'ANM NÉ IL CSM - LE CARRIERE PER CORRENTI NELLA MAGISTRATURA RICORDANO IL METODO MAFIOSO. PALAMARA FU CONTENTO PER LA MIA ESTROMISSIONE. E SULLA MANCATA NOMINA DI BONAFEDE…''

 

 

 

1.BOSS SCARCERATI: DI MATTEO,IL SEGNALE CHE PASSA È DEVASTANTE

nino di matteo intervistato da massimo giletti a non e l arena

(ANSA) - La scarcerazione dei boss "è un segnale che viene colto dalla maggior parte della popolazione come un segnale quasi di impunità del mafioso o comunque un segnale di speranza anche per chi è stato condannato più volte. Anche il peggiore dei mafiosi ha diritto alla tutela della sua salute ma lo Stato ha il dovere di fare di tutto perché la salute di ciascun detenuto venga tutelata all'interno delle strutture". Lo ha detto a Non è l'arena, su La 7 il magistrato Nino Di Matteo.

 

E a Massimo Giletti che osserva come 500 persone siano tornate a casa, risponde: "il segnale è devastante dal punto di vista simbolico e comunque il ritorno a casa è idoneo a produrre anche degli effetti concreti pericolosi per il futuro. Un mafioso anche al 41 bis si industria sempre per cercare di fare arrivare, soprattutto se è un capo, le direttive fuori dal carcere ai suoi. Figuriamoci se quel mafioso ha avuto la possibilità di tornare a casa".

nino di matteo intervistato da massimo giletti a non e l arena

 

 

2.NINO DI MATTEO A NON È L'ARENA: "DOPO LE INTERCETTAZIONI A NAPOLITANO CI È STATO DETTO DI TUTTO, CSM E ANM ZITTI"

AdnKronos

 

"Quando partì in questa indagine sulla trattativa Stato-mafia molti pensavano che fosse frutto di una costruzione di un teorema politico di magistrati un po’ fantasiosi. Nel tempo molti si resero conto che l’indagine si riferiva anche a dei fatti e concreti non era frutto di una fantasia". "Noi -ha aggiunto- abbiamo avuto difficoltà di tutti tipi, non potevamo non prevederle perché la nostra indagine si indirizzava non solo nei confronti dell’alta mafia ma anche nei confronti di appartenenti di alto livello ad apparati sicurezza all’Arma dei Carabinieri a funzionari di polizia a politici, non potevamo non prevedere che sarebbe stata anche una difficile indagine e che non avremmo avuto il plauso di nessuno e d’altra parte un magistrato non deve assolutamente né pretendere né sperare questo.

sebastiano ardita nino di matteo

 

Però le dico questo c’è stato un momento in cui soprattutto dopo la vicenda delle intercettazioni che erano state legittimamente disposte dal gip su nostra richiesta per le utenze in uso al senatore Mancino e alla registrazione di alcune telefonate con il presidente Napolitano, che a noi è stato detto di tutto siamo stati definiti ricattatori del Capo dello Stato, eversori, quando morì il compianto Dottor d’Ambrosio assassini e in quell’occasione, rispetto a queste affermazioni, che non sono mi consenta di semplice critica ma di ingiuria e calunnia, non ci ha difeso nessuno".

nino di matteo alfonso bonafede

 

"In quel momento Anm e Csm anziché diciamo difendere non Nino Di Matteo ma l’operato dei magistrati che indagavo e non lo avevano fatto in maniera scorretta perché nessuno ha mai detto che abbiamo violato una qualsiasi norma di legge, in quel momento hanno preferito per motivi di opportunità schierarsi dalla parte del potere politico".

 

"Quella è una vicenda istituzionale quello che umanamente ho provato io non conta nulla me lo tengo per me" ha detto il magistrato Nino Di Matteo rispondendo sulla sua mancata nomina al Dap. Certo che mi sono chiesto perché non sono stato scelto, ha aggiunto, "però ripeto e mi sono dato delle spiegazioni ma non sarebbe serio se le spiegazioni le fornissi, perché sono le mie spiegazioni".

 

 

3.CSM:DI MATTEO,CARRIERE PER CORRENTI RICORDANO METODO MAFIOSO

nino di matteo marco travaglio

 (ANSA) - "Io dissi, lo ridirei e lo affermo anche oggi che privilegiare nelle scelte che riguardano la carriera di un magistrato il criterio dell'appartenenza ad una corrente o ad una cordata di magistrati è molto simile all'applicazione del metodo mafioso". Lo ha detto stasera il magistrato Nino Di Matteo, intervistato a Non e' l'Arena, riguardo alle polemiche che coinvolgono il Consiglio superiore della magistratura.

 

nino di matteo roberto tartaglia

"La valutazione del lavoro di un magistrato o le nomine fatte per incarichi direttivi nei confronti di un magistrato condizionate da un criterio dell'appartenenza sono assolutamente inaccettabili, lo dissi allora lo ripeto ancora e adesso che sono stato eletto al Consiglio superiore della magistratura", ha detto Di Matteo, aggiungendo che "la mia battaglia attuale e futura sarà sempre quella di cercare di dare un taglio netto o di contribuire a dare un taglio netto a questa mentalità". Quanto alle possibili soluzioni, "Più che le riforme serve a mio parere una svolta etica - ha detto il magistrato - un cambiamento vero che deve riguardare la mentalità dei consiglieri ma deve riguardare la mentalità di tutti magistrati.

 

nino di matteo intervistato da massimo giletti a non e l arena

 L'appartenenza non può condizionare le scelte, quando si tocca il fondo è il momento buono per ripartire e in questo momento come si sul dire il re è nudo dobbiamo trovare la forza necessariamente a tutti costi di invertire per primi noi la rotta, prima che invece qualcuno possa approfittare di questa situazione di difficoltà della magistratura, di mancanza di credibilità della magistratura per riforme che hanno uno scopo che noi non possiamo mai accettare quello di sottoporre di fatto la magistratura a un controllo da parte del potere politico".

 

 

4.DI MATTEO, PALAMARA CONTENTO MIA ESTROMISSIONE POOL STRAGI

NAPOLITANO MANCINO E GIORGIO SANTACROCE

 (ANSA) - "Sono stato estromesso dal gruppo stragi ho poi verificato dagli atti dell'indagine di Perugia che il dottor Palamara prima che avvenisse questa esclusione si era diciamo lamentato del fatto che io facessi parte di questo gruppo stragi entità esterne e nel momento in cui venne resa nota la mia estromissione accolse la notizia diciamo con molta soddisfazione".

 

Alla domanda se questa vicenda sia stata un'ulteriore amarezza, Di Matteo ha risposto "Enorme è chiaro. E' stata enorme perché io ho lavorato per decenni sulle stragi, la vita professionale di molti magistrati ancora più autorevoli ancora prima di me è stata costellata da continue amarezze continue, delegittimazioni e solitudini. Se penso a quello che hanno passato nella loro vita professionale Paolo Borsellino soprattutto Giovanni Falcone penso sempre lo dobbiamo ricordare. La loro soprattutto quella di Giovanni Falcone, del magistrato più stimato nella storia diciamo dell'attività giudiziaria italiana all'estero, la storia in Italia di Giovanni Falcone una storia di continue sconfitte".

luca palamara

 

5.DI MATTEO, VERA FORZA MAFIA STA NEI RAPPORTI CON IL POTERE

 (ANSA) - "Io penso di aver capito una cosa importante tra le altre, e cioè che la vera forza della mafia e soprattutto la vera forza di Cosa nostra sta nella sua capacità storica di intessere rapporti con il potere, con il potere politico, con il potere imprenditoriale economico, purtroppo anche con il potere istituzionale".

 

Lo ha detto il magistrato Nino Di Matteo, intervistato da Massimo Giletti a Non e' l'Arena su La7. Quanto al processo sulla trattativa Stato mafia, Di Matteo ha detto che "quando Riiina venne cercato da uomini dello Stato per il tramite di Vito Ciancimino si convinse che la strategia che aveva iniziato con l'omicidio dell'eurodeputato Salvo Lima e proseguito con l'attentato di Capaci era una strategia che stava pagando, lo Stato piegava le ginocchia" e allora "Cosa nostra capì che era il momento di insistere con quella strategia delle bombe".

GIORGIO NAPOLITANO E LORIS D'AMBROSIO

 

E allora "sono stati sempre eliminati gli uomini anche dello Stato delle istituzioni e della politica che costituivano diciamo un ostacolo rispetto al mantenimento di uno status quo di una sorta di alleanza nascosta di pacifica convivenza tra Cosa nostra ed il potere. Chi costituiva un ostacolo con il suo rigore con la sua intelligenza con la sua bravura con la sua professionalità veniva colpito e molte volte è stato colpito dalla mafia dopo essere stato isolato e delegittimato dalle istituzioni e dalla politica".

LETTERA DI NAPOLITANO A LORIS D AMBROSIO

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