bannon calenda

LO SCONTRO BANNON-CALENDA? IL CAMPIONE DEGLI EUROPEISTI (IN QUOTA SE STESSO) ATTACCA DIRETTAMENTE IL GURU DEI POPULISTI, CHE INVECE FA IL PROFETA E PARLA PER GRANDI SCHEMI - GLI UNICI A SCONTRARSI DAVVERO SONO CALENDA E LA ANNUNZIATA! ''DAVOS FA SCHIFO'', SENTENZIA LUCY, CHE MODERA IL DIBATTITO. ''DEVI DECIDERE SE PARTECIPI O MODERI''. E LEI…

1 - BANNON: SALVINI E BOLSONARO SONO I POLITICI PIÙ IMPORTANTI - IN ITALIA UN NOBILE ESPERIMENTO

Francesco Sforza per “la Stampa

 

«Sono qui perché l' Italia è in questo momento politicamente il luogo più importante al mondo» e «Salvini e Bolsonaro le figure politiche più importanti sulla scena politica mondiale».

 

Non teme le iperboli, Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, che ieri ha partecipato a Roma da Comin&Partners a un dibattito con Carlo Calenda.

«Un confronto tra globalisti e sovranisti, più che fra destra e sinistra», ha detto Lucia Annunziata nel presentare l' incontro.

BANNON CALENDA ANNUNZIATA

 

Pur precisando di non essere in alcun modo «un consulente del governo italiano», Bannon ha mostrato in più di un' occasione di avere diversi interlocutori nei confronti dei quali non risparmia opinioni e suggerimenti.

 

Sulla Cina, innanzitutto, tema con il quale Annunziata ha inaugurato il vivace scambio tra i due relatori, che ha visto Calenda in grande forma, capace di rispondere a tono (in un buon inglese) alle osservazioni del suo competitor.

 

«La Cina è una grande potenza caratterizzata da un capitalismo di tipo predatorio - ha esordito Bannon - e ha la forza di rendere l' Europa, gli Stati Uniti, e l' Italia per prima, dei fornitori di materiale grezzo». Il guru sovranità dice di aver messo sull' avviso i suoi amici italiani dalla pericolosità di accordi con Xi Jinping: «L' Italia finirà per vendere cose di poco costo in un mercato così: prima che Trump ingaggiasse questa battaglia sul commercio con la Cina, ci sono state delle proposte profonde per rinforzare la cooperazione con la Cina, ma non dobbiamo dimenticare che Xi, a Davos, è stato incoronato leader dei globalisti».

 

E ha aggiunto: «La Cina vuole prendere ciò che gli serve da ogni Paese per poi gestire lei la ricchezza, è una dittatura totalitaria, bisogna stare molto attenti».

 

intervento di steve bannon (11)

 La risposta di Calenda - e in generale il tono di tutti i suoi interventi - è stata animata dall' intenzione di decostruire argomentazioni forti di accenti ma meno di contenuti: «la Cina non è un' economia di mercato - ha riconosciuto - ma è un partner da gestire con grandissima attenzione. Cosa c' è di sbagliato in ciò che è successo a Roma? Non gli accordi singoli, ma il fatto che non si è agito nella cornice europea, che pure ha strumenti e mezzi per poter fare azioni coordinate».

 

Di fronte alla proposta di Bannon di contrastare il globalismo di Xi, Calenda è stato chiaro: «Non possiamo imporre alla globalizzazione di agire solo in difesa, dobbiamo fare si che la Cina si apra, la globalizzazione ha bisogno di regole, ma pensare di stare senza globalizzazione è assurdo».

 

intervento di steve bannon (6)

Stesso discorso per l' Europa, che Bannon considera la causa di tutti i mali dell' Italia e delle singole nazioni, considerate schiacciate e soffocate dai vincoli imposti da Bruxelles, e che Calenda ha invece indicato fragile proprio lì dove si affida molto alle singole nazioni e poco ai meccanismi comunitari: «Non siamo più forti se siamo isolati, siamo più forti se rafforziamo il carattere transnazionale».

 

E se alle elezioni europee vincessero i sovranisti?, ha chiesto al termine del dibattito Lucia Annunziata: «Nessuno dei leader sovranisti in Europa con cui ho parlato vuole uscire dall' Ue - ha riconosciuto Bannon - Non è come la Gran Bretagna, vogliono un' Europa delle nazioni», ma allo stesso tempo ha detto che questo porterà a infinite discussioni sull' immigrazione.

 

SALVINI BANNON MODRIKAMEN

Di fronte al quadro di un' Europa con più deregulation e maggiori poteri agli Stati membri, Calenda ha chiesto che si portasse almeno un esempio in cui si fosse registrata una presa in carico di più poteri da parte di una singola nazione, ma Bannon, seppure incalzato, non è stato in grado di rispondere.

 

«Il centrodestra prenderà il 10 per cento - ha ipotizzato invece Calenda - il loro obiettivo sarà non fare nulla per poi avere buoni argomenti per cavalcare le successive elezioni. Voi siete stati molto smart- ha osservato - a intercettare il disagio, e noi ingenui a non coglierlo, ma la realtà è che voi non avete alcuna soluzione percorribile».

 

 

2 - CALENDA LO ATTACCA, "STEVE" FA IL PROFETA

Wanda Marra per il “Fatto quotidiano

 

GIORGIA MELONI STEVE BANNON

"Cherchez la femme" si diceva una volta, a proposito dei conflitti a sfondo giallo-rosa. Traslato nei consessi sovranisti-populisti, in cerca d' autore, si potrebbe dire "Cherchez la camera", nel senso di telecamera. Perché lì, c' è Steve Bannon.

Qualsiasi cosa stia tramando, l' ex guru di Donald Trump, ormai è un fenomeno glam. Lunedì pomeriggio, dibattito con Carlo Calenda, moderato da Lucia Annunziata, a piazza Santi Apostoli. Palazzo storico, nella sede di Comin and Partners, società di comunicazione e relazioni istituzionali di grido.

STEVE BANNON SALVINI

 

Mentre il frontman dell' europeismo italiano (definiamolo così, Calenda) si intrattiene con un bicchiere di vino, l' americano è in una stanza a lato, letteralmente ricoperto da macchine fotografiche e telecamere, che rilascia interviste ai media di tutto il mondo, demonizzando gli accordi commerciali dell' Italia con la Cina e magnificando l' asse Salvini-Bolsonaro.

 

All' ingresso, un paio di camerieri in guanti bianchi, offrono acqua, prosecco, mandorle e nocciole.

carlo calenda (2)

Nelle prime file si intravedono personalità varie. C' è qualche politico, tipo Giovanni Legnini, presente in quanto "cliente": Comin gli ha curato la campagna elettorale per l' Abruzzo. E poi Salvatore Rossi, Bankitalia, Michele Valensise, Cda Tim, Ugo Brachetti Peretti, petroliere. "Se si arrabbia, qua ci compra tutta la baracca", scherza la Annunziata. Sala con il palco, due sale laterali, allestite con mega schermi per giornalisti e lobbisti.

 

Bannon si presenta al dibattito di grigio vestito dalla testa ai piedi, Calenda esibisce una cravatta pastello. Bannon replica i comizi che fa in giro per il mondo, quotidianamente, ma una notizia la elargisce subito: "Ho parlato con i miei contatti nella Lega del Memorandum con la Cina". Calenda si agita, gesticola, esibisce un inglese italianizzato, ma "fluent". Si è preparato e a un certo punto sbotta: "Steve, devi studiare un po'" .

 

Non ci sta a lasciare all' altro l' egemonia sulle classi popolari, pure se resta compìto nel suo ruolo di élite. "Noi siamo stati ingenui, ma voi non avete nessuna soluzione reale", il suo mantra. "Steve, quando dici che l' Europa non funziona, quello che vorrei dirti è che è l' Europa delle nazioni che non funziona". L' altro per buona parte del dibattito fa il muro di gomma. "Carlo" non lo dice mai. Tanto è vero che il primo scontro non arriva tra i due "dibattenti", ma tra i due italiani. "Davos fa schifo", dice l' Annunziata. E Calenda: "Devi decidere se partecipi o moderi". Pronta risposta: "Un moderatore che non partecipa è un porta microfono".

carlo calenda

 

Bannon si scalda solo quando Calenda lo incalza a fare un esempio concreto sull' Europa che vorrebbe. "L' Italia un anno fa ha chiesto un cambiamento. Questo governo è stato un esperimento nobile", dice. Poi predice grande successo elettorale dei sovranisti, ma assicura: "Nessuno vuole uscire dall' Europa".

 

E Calenda si lancia nell' invettiva: "Non farete nulla, l' unica cosa che sapete fare è dare la colpa all' Europa". I tre tre si separano senza troppo clamore.

Bannon con flash al seguito, Calenda che scivola di lato.

Ultimi Dagoreport

spionaggio paragon spyware giorgia meloni fazzolari mantovano giorgetti orcel francesco gaetano caltagirone flavio cattaneo

DAGOREPORT - E TRE! DALLO SPIONAGGIO DI ATTIVISTI E DI GIORNALISTI, SIAMO PASSATI A TRE PROTAGONISTI DEL MONDO DEGLI AFFARI E DELLA FINANZA: CALTAGIRONE, ORCEL, CATTANEO - SE “STAMPA” E “REPUBBLICA” NON LI FANNO SMETTERE, VEDRETE CHE OGNI MATTINA SBUCHERÀ UN NUOVO E CLAMOROSO NOME AVVISATO DI AVERE UN BEL SPYWARE NEL TELEFONINO - COME NEL CASO DEGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA PROCURA ANTIMAFIA (FINITI IN CHISSÀ QUALCHE SCANTINATO), I MANDANTI DELLO SPIONAGGIO NON POSSONO ESSERE TROPPO LONTANI DALL’AREA DEL SISTEMA DEL POTERE, IN QUANTO PARAGON FORNISCE I SUOI SERVIZI DI SPYWARE SOLO AD AUTORITÀ ISTITUZIONALI - A QUESTO PUNTO, IL CASO È CORNUTO: O SI SONO TUTTI SPIATI DA SOLI OPPURE IL GOVERNO MELONI DEVE CHIARIRE IN PARLAMENTO SE CI SONO APPARATI “FUORILEGGE”. PERCHÉ QUANDO IL POTERE ENTRA NEI CELLULARI DEI CITTADINI, NON C’È PIÙ DEMOCRAZIA…

matteo salvini roberto vannacci giorgia meloni massimiliano fedriga luca zaia

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI HA GLI OCCHI PUNTATI SULLA TOSCANA! NELLA REGIONE ROSSA SARÀ CONFERMATO EUGENIO GIANI, MA ALLA DUCETTA INTERESSA SOLO REGISTRARE IL RISULTATO DELLA LEGA VANNACCIZZATA – SE IL GENERALE, CHE HA RIEMPITO LE LISTE DI SUOI FEDELISSIMI E SI È SPESO IN PRIMA PERSONA, OTTENESSE UN RISULTATO IMPORTANTE, LA SUA PRESA SULLA LEGA SAREBBE DEFINITIVA CON RIPERCUSSIONI SULLA COALIZIONE DI GOVERNO – INOLTRE ZAIA-FEDRIGA-FONTANA SONO PRONTI A UNA “SCISSIONE CONTROLLATA” DEL CARROCCIO, CREANDO DUE PARTITI FEDERATI SUL MODELLO DELLA CDU/CSU TEDESCA - PER LA MELONI SAREBBE UNA BELLA GATTA DA PELARE: SALVINI E VANNACCI POTREBBERO RUBARLE VOTI A DESTRA, E I GOVERNATORI IMPEDIRLE LA PRESA DI POTERE AL NORD...

matteo salvini luca zaia giorgia meloni orazio schillaci

FLASH! – L’”HUFFPOST” RIPORTA CHE SALVINI VUOL CONVINCERE LUCA ZAIA A PORTARE IL SUO 40% DI VOTI IN VENETO MA SENZA CHE IL SUO NOME BRILLI SUL SIMBOLO – PER ACCETTARE IL CANDIDATO LEGHISTA STEFANI, LA MELONA INSAZIABILE, PAUROSA CHE L’EX GOVERNATORE VENETO PORTI VIA TROPPI VOTI A FDI, L’HA POSTO COME CONDIZIONE A SALVINI – PER FAR INGOIARE IL ROSPONE, OCCORRE PERÒ CHE ZAIA OTTENGA UN INCARICO DI PESO NEL GOVERNO. IL MAGGIORE INDIZIATO A LASCIARGLI LA POLTRONA SAREBBE ORAZIO SCHILLACI, MINISTRO TECNICO IN QUOTA FDI, ENTRATO IN COLLISIONE CON I TANTI NO-VAX DELLA FIAMMA - AVVISATE QUEI GENI DI PALAZZO CHIGI CHE ZAIA SUI VACCINI LA PENSA ESATTAMENTE COME SCHILLACI…

monique veaute

NO-CAFONAL! – ARCO DI TRIONFO PER MONIQUE VEAUTE, QUELLA VISPA RAGAZZA FRANCESE CHE NEL 1984 GIUNSE A ROMA PER LAVORARE ALL’ACCADEMIA DI FRANCIA DI VILLA MEDICI - DA ABILISSIMA CATALIZZATRICE DI GENIALI E VISIONARIE REALTÀ ARTISTICHE INTERNAZIONALI, DETTE VITA A UN FESTIVAL CHE SCOSSE LO STATO DI INERZIA E DI AFASIA CULTURALE IN CUI ERA PIOMBATA ROMA DOPO L’ERA DI RENATO NICOLINI – L'ONORIFICENZA DI ''COMMANDEUR DE L'ORDRE DES ARTS ET DES LETTRES'' NON POTEVA NON ESSERE CONSEGNATA DALL’AMBASCIATORE FRANCESE SE NON A VILLA MEDICI, DOVE 40 ANNI FA TUTTO È NATO….

de luca manfredi schlein tafazzi conte landini silvia salis

DAGOREPORT - LA MINORANZA DEL PD SCALDA I MOTORI PER LA RESA DEI CONTI FINALE CON ELLY SCHLEIN. L’ASSALTO ALLA GRUPPETTARA (“NON HA CARISMA, CON LEI SI PERDE DI SICURO”), CHE HA TRASFORMATO IL PD DA PARTITO RIFORMISTA IN UN INCROCIO TRA UN CENTRO SOCIALE E UN MEETUP GRILLINO – NONOSTANTE LA SONORA SCONFITTA SUBITA NELLE MARCHE E IL FLOP CLAMOROSO IN CALABRIA, LA SEGRETARIA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA RESISTE: TRINCERATA AL NAZARENO CON I SUOI FEDELISSIMI QUATTRO GATTI, NEL CASO CHE VADA IN PORTO LA RIFORMA ELETTORALE DELLA DUCETTA, AVREBBE SIGLATO UN ACCORDO CON LA CGIL DI “MASANIELLO” LANDINI, PER MOBILITARE I PENSIONATI DEL SINDACATO PER LE PRIMARIE – IL SILENZIO DEI ELLY ALLE SPARATE DI FRANCESCA ALBANESE - I NOMI DEL DOPO-SCHLEIN SONO SEMPRE I SOLITI, GAETANO MANFREDI E SILVIA SALIS. ENTRAMBI INADEGUATI A NEUTRALIZZARE L’ABILITÀ COMUNICATIVA DI GIORGIA MELONI – ALLARME ROSSO IN CAMPANIA: SE DE LUCA NON OTTIENE I NOMI DEI SUOI FEDELISSIMI IN LISTA, FICO RISCHIA DI ANDARE A SBATTERE…