
IL NUOVO SCONTRO TRA GOVERNO E MAGISTRATI (CON IL RICORSO DELLA PROCURA DI PALERMO ALLA CASSAZIONE SUL CASO OPEN ARMS CHE HA VISTO L’ASSOLUZIONE DI SALVINI) ARRIVA NEL MOMENTO IN CUI LA MAGGIORANZA E’ IN BAMBOLA: LEGA, FORZA ITALIA E FDI NON HANNO TROVATO L’ACCORDO PER RIVEDERE IL MECCANISMO DI ELEZIONE DEL CSM, PUNTO DELICATO DELLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA BY NORDIO (CHE IL 22 LUGLIO ANDRA’ AL VOTO IN SENATO) – TAJANI E SALVINI SE LE SUONANO SULLO IUS SCHOLAE E FORZA ITALIA RUBA MAGGIORENTI LOCALI ALLA LEGA SIA NELLE MARCHE CHE IN SICILIA - SALVINI È TORNATO ALLA CARICA PER AVERE IL MINISTERO DELL’INTERNO E MELONI INTENDE EVITARE UN RIMPASTO (TRA L’ALTRO I MINISTRI LI NOMINA IL QUIRINALE E MATTARELLA NON VUOLE IL LEGHISTA AL VIMINALE) – E BISOGNA ANCORA TROVARE UN ACCORDO PER LE CANDIDATURE ALLE REGIONALI…
Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
Giorni fa il Guardasigilli considerava il 22 luglio «una data bivio». Secondo Nordio, «dopo il voto del Senato sulla riforma della giustizia l’attacco della magistratura verso il governo si fermerà». Infatti è ripartito il derby.
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Sarà una coincidenza, ma il nuovo scontro è coinciso con la fine di una trattativa gestita nelle scorse settimane in modo riservato e ad altissimi livelli. L’intento, riferisce chi è stato coinvolto nell’operazione, era riaprire in extremis la mediazione su uno dei punti più delicati del provvedimento del governo, fortemente contestato dai magistrati: il meccanismo di elezione del Csm.
Il tentativo però è fallito e l’esame di palazzo Madama rappresenterà una sorta di passaggio senza ritorno in vista dell’approvazione definitiva della riforma, che a detta di Nordio «fa paura» alle toghe.
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Nel gioco delle concomitanze la Procura di Palermo ha deciso ieri la mossa del cavallo per impugnare la sentenza che a giugno aveva assolto il ministro Salvini sul caso Open Arms: invece di ricorrere in appello ha puntato tutto sulla Cassazione. La decisione ha innescato nei palazzi della politica il consueto festival di dichiarazioni. La premier e quasi tutti i leader di maggioranza si sono immediatamente schierati al fianco dell’alleato.
Per la solidarietà di Tajani è stato invece necessario aspettare che facesse sera. Tanto che nell’attesa c’è stato chi nel centrodestra ha preso a ironizzare: «Dati gli impegni, Antonio non avrà ancora trovato il tempo di solidarizzare con i magistrati». E tanto basta per capire quale sia il clima tra Lega e Forza Italia, impegnate in uno scontro senza quartiere: in Parlamento con la legge sulla cittadinanza e sul territorio con la campagna acquisti degli azzurri, che in due settimane hanno sottratto pezzi di argenteria locale al Carroccio nelle Marche e in Sicilia […]
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La sfida tra le forze di maggioranza sta impegnando Meloni in un’opera di ricucitura.
Difficile, vista l’atmosfera poco collaborativa che ha dovuto registrare all’ultimo vertice di centrodestra. Tanto che ha dovuto convocare un altro appuntamento per la prossima settimana, siccome c’è da trovare un accordo sulle candidature per le Regionali. Ma i motivi di tensione politica nella maggioranza si legano in parallelo al conflitto tra governo e magistratura.
Perché Salvini di recente è nuovamente tornato alla carica con Meloni per il ministero dell’Interno. Fonti accreditate spiegano la mossa del capo leghista, che con il cambio di ruolo immagina di poter rilanciare il suo consenso e quello del suo partito.
La premier non deve aver preso bene la richiesta. Un cambio al Viminale presupporrebbe un nuovo passaggio dalle Camere per un voto di fiducia e la costringerebbe a un rimpasto: parola che le fa venire l’orticaria solo a sentirla.
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Anche perché — ammesso e mai concesso che voglia assecondare l’alleato — finirebbe per rompere gli equilibri di governo, aprendo un contenzioso con Forza Italia.
Perciò è gioco facile per Meloni farsi scudo con il Quirinale, a cui spetta l’ultima parola sulla scelta dei ministri. E non c’è dubbio che al Colle la richiesta non sarebbe gradita.
«Specie dopo la mossa dei magistrati di Palermo — commenta tranciante un autorevole dirigente forzista — si può dire che il caso è definitivamente chiuso».
Ma a tenerlo mediaticamente aperto ci ha pensato ieri il braccio destro in Italia di Musk, Stroppa, che all’annuncio della Procura di Palermo ha immediatamente twittato: «Se Meloni è davvero una leader politica chieda il ritorno di Salvini all’Interno. Era ciò che avrebbe dovuto fare subito dopo la sua assoluzione». […]