1- TRE MESI E 90 GIORNI È IL TEMPO CHE MONTI HA FISSATO PER DECIDERE SULLE FREQUENZE TV DA ASSEGNARE. TRATTASI DI UN TEMPO POLITICO E NON DI UN TEMPO “TECNICO” 2- FRA TRE MESI INFATTI SARANNO ABBONDANTEMENTE SCADUTI I TEMPI ENTRO I QUALI È ANCORA POSSIBILE ANDARE ALLE ELEZIONI ANTICIPATE LA PRIMA O LA SECONDA DOMENICA DI GIUGNO (IL PARLAMENTO DEVE ESSERE SCIOLTO 45/70 GIORNI PRIMA DEL VOTO) 3- SE IL PATONZA NON RIBALTA SUBITO IL TAVOLO PER ANDARE ALLE URNE A GIUGNO, NON HA PIÙ CHANCES PERCHÉ NON SOLO NON SI È MAI VOTATO IN AUTUNNO, MA A NOVEMBRE PARTE ANCHE IL SEMESTRE BIANCO, GLI ULTIMI SEI MESI DI MANDATO DI RE GIORGIO NAPOLITANO, IL QUALE IN QUEL PERIODO NON HA PIÙ I POTERI PER SCIOGLIERE IL PARLAMENTO (COMUNQUE, NON AVREBBE ALLORA COME ORA NESSUNA INTENZIONE DI FARLO)
DAGOREPORT
Tre mesi. 90 giorni. E' il tempo che il governo ha fissato per decidere sulle frequenze televisive da assegnare. Trattasi di un tempo politico e non di un tempo "tecnico". Fra tre mesi infatti saranno abbondantemente scaduti i tempi entro i quali è ancora possibile andare alle elezioni anticipate la prima o la seconda domenica di giugno, visto che il Parlamento deve essere sciolto 45/70 giorni prima delle consultazioni. Senza contare ovviamente, almeno 15 giorni di consultazioni del Presidente della Repubblica e di scontro aspro tra le fazioni pro e quelle contro le elezioni.
Quindi, significa che Silvio B. Patonza, tuttora capo del Pdl, sostenitore critico del governo dei professori e già destinatario come imprenditore tv di frequenze che dovevano essere gratuite, deve decidere se continuare nel sostegno critico o andare alle elezioni.
Quindi, in realtà il suddetto Silvio B. Patonza ha davanti a sé tre scenari: nel primo ha un mese di tempo per riunirsi a Bossi e andare alle elezioni e congelare l'assegnazione delle frequenze; nel secondo, legare l'alleanza forzata con il Pd a tre o quattro grandi riforme promesse dai due partiti e con un governo (anche quello di Monti) che diventa politico per realizzarle;
nel terzo, lasciare la situazione così com'è con il probabilissimo esito che si realizzi la profezia di Verdini Denis, secondo il quale se Monti e i suoi arrivano a fine legislatura automaticamente il Pdl si ritroverà con il 15 per cento alle prossime elezioni. Previsione anche ottimistica, se si guarda a sondaggi che già oggi lo danno appena al 20 per cento.
Ecco perché la decisione di prendere tre mesi per le frequenze è stata una decisione politica. Se il Patonza non ribalta subito il tavolo per andare alle elezioni a giugno, non ha più ciance perché non soltanto non si è mai votato in autunno, ma a novembre parte anche il semestre bianco, gli ultimi sei mesi di mandato di re Giorgio Napolitano, il quale in quel periodo non ha più i poteri per sciogliere il Parlamento (senza contare che, comunque, non avrebbe allora come ora nessuna intenzione di farlo).
E al Patonza non resterebbe che continuare mestamente a litigare con i vecchi amici: prima Fede, poi Dell'Utri (con il quale oggi è in freddo) e poi sotto a chi tocca.



