UNA CHE SE LA SENTE UN PO’ TROPPO KALLAS – A BRUXELLES SI SVELENA SUL RUOLO DELL’ALTO RAPPRESENTANTE UE, L’ESTONE KAJA KALLAS, NELLA VICENDA MOGHERINI-SANNINO – L’EX PREMIER ESTONE, QUANDO FU NOMINATA, ATTUÒ SUBITO UN REPULISTI ALL’INTERNO DEL MINISTERO DEGLI ESTERI UE, TAGLIANDO I PONTI CON LA GESTIONE SOCIALISTA E MEDITERRANEA DEI SUOI PREDECESSORI, BORRELL E MOGHERINI, E ATTUANDO UNO SPOSTAMENTO A DESTRA, SU POSIZIONI ANTI-RUSSE E PIU' VICINE ALLE ESIGENZE DEI PAESI BALTICI E DEL NORD EUROPA - UN CAMBIAMENTO CHE SI RIFLETTE ANCHE SULLA LINEA GEOPOLITICA DEL SEAE, UNA MACCHINA DIPLOMATICA IN CUI LAVORANO OLTRE SEIMILA FUNZIONARI E CHE GUIDA PIÙ DI 140 AMBASCIATE NEL MONDO - LA DENUNCIA CONTRO MOGHERINI E SANNINO E' STATA PRESENTATA DA UN FUNZIONARIO DEL SEAE, OGGI ALLE DIPENDENZE DI KALLAS, A PIÙ DI TRE ANNI DI DISTANZA DAI FATTI CONTESTATI: CHI HA VOLUTO ACCENDERE LA MICCIA PROPRIO ORA? E PERCHE'?
Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”
«Vi assicuro che l’integrità e la responsabilità possono solo che migliorare sotto la mia supervisione». Nel messaggio inviato ai funzionari del Servizio per l’azione esterna dell’Ue (Seae), Kaja Kallas sembra quasi aver già tratto le sue conclusioni sull’inchiesta in corso per presunta frode che coinvolge il Collegio d’Europa di Bruges.
E ieri, il gruppo liberale di Renew all’Europarlamento, la sua famiglia politica, ci ha messo il carico: «Sono indispensabili la piena trasparenza e la responsabilità delle azioni intraprese nell’ambito dei mandati precedenti», hanno scritto in una nota in cui «esprimono preoccupazioni sulle accuse a Mogherini».
[…] Sin dal suo insediamento, esattamente un anno fa, l’ex premier estone ha avviato una sorta di “repulisti” all’interno del Servizio per l’azione esterna dell’Ue, con l’obiettivo di tagliare completamente i ponti con la gestione degli ultimi 10 anni, a trazione mediterranea e socialista.
Federica Mogherini era stata Alta rappresentante dal 2014 al 2019, poi sostituita nel lustro successivo dallo spagnolo Josep Borrell. A fare da filo conduttore, l’italiano Stefano Sannino, diplomatico di lungo corso che nell’ultimo quinquennio aveva ricoperto il ruolo di segretario generale.
giorgia meloni kaja kallas foto lapresse
Con la nuova Commissione e l’arrivo dell’ex premier estone, però, nel palazzo del ministero degli Esteri Ue si è subito registrato un netto spostamento verso destra e soprattutto verso Nord Est.
Un cambiamento che si riflette anche sulla linea geopolitica del Seae, una macchina diplomatica in cui lavorano oltre seimila funzionari e che guida più di 140 ambasciate nel mondo. […]
Il clima che regna nella sede al civico 9A della rotonda Schuman di Bruxelles viene definito come «teso» e «pesante». Lo era già prima delle perquisizioni e dei fermi. E lo è ancor di più ora, dopo che si è scoperto che l’indagine a carico di Mogherini e Sannino è partita da una denuncia presentata proprio da un funzionario del Seae, a più di tre anni di distanza dai fatti contestati. «Chi ha voluto accendere la miccia proprio ora?».
La domanda circola, difficile trovare una risposta. «Una cosa è certa - assicura, dietro garanzia di anonimato, un funzionario scettico sulla nuova gestione - con questi messaggi, Kallas fa capire di voler cogliere al balzo la palla offerta dall’inchiesta, avviando la resa dei conti finale per tagliare tutti i ponti col passato».
Un’altra fonte, più vicina alla linea dell’attuale Alta rappresentante, offre invece una visione diversa: «Questa brutta vicenda, se confermata, dimostra che certe sue scelte erano state lungimiranti…».
[…] Il riferimento è alla decisione di rimuovere Sannino dal suo ruolo di segretario generale, presa quando ancora non si era formalmente insediata.
L’italiano è stato trasferito in una direzione generale sino a quel momento inesistente - la Dg Mena, che si occupa di Medioriente, Nordafrica e Golfo - ancora tutta da costruire e con a disposizione un decimo dello staff rispetto al Seae. La mossa aveva provocato parecchi malumori tra gli Stati membri - anche se, a quanto risulta, il governo italiano non si era stracciato le vesti -.
Ma Kallas è andata avanti per la sua strada, proseguendo con altre nomine che hanno fatto molto discutere. Sannino è stato sostituito da Belén Martinez-Carbonell, anche lei spagnola, ma molto lontana dal mondo di Borrell e non sponsorizzata dal governo socialista di Madrid. Ben presto, comunque, anche la dirigente iberica è stata esautorata.
Nell’ottobre scorso, Kallas ha istituito una nuova figura - «vicesegretario generale per gli affari geoeconomici e istituzionali» - dotandola di notevoli poteri, tra cui quello di partecipare al Coreper, l’organismo in cui siedono i 27 rappresentanti degli Stati membri, diventato il vero motore decisionale dell’Ue. Una nomina cucita su misura per il ritorno a Bruxelles di Martin Selmayr, attuale ambasciatore Ue presso il Vaticano.
[…] Si tratta di una figura molto ingombrante nelle istituzioni Ue: soprannominato “BerlayMonster” (il Mostro di Palazzo Berlaymont), vicino alla Cdu tedesca, ha guidato con prepotenza la Commissione durante la presidenza Juncker, prima come suo capo di gabinetto e poi auto-nominandosi di fatto segretario generale con una procedura contestata.
Avrebbe aiutato il Seae di Kallas ad acquisire un peso maggiore, ma Ursula von der Leyen si è messa di traverso e ha fatto saltare l’operazione.
Kallas ha così deciso di affidare quel ruolo al suo connazionale Matti Maasikas: diplomatico estone, ambasciatore Ue a Kiev durante l’invasione russa, già viceministro degli Esteri. Si tratta di una nomina ad interim e le indiscrezioni dicono che Maasikas presto potrebbe andare a guidare la Dg Mena, occupando il posto che si è liberato dopo le dimissioni di Sannino. […]
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KAJA KALLAS - AUDIZIONE PARLAMENTO EUROPEO
FRIEDRICH MERZ - KAJA KALLAS - FOTO LAPRESSE





