viktor orban matteo salvini giorgia meloni silvio berlusconi

ORBANIANI ALL’AMATRICIANA – SE VINCESSE IL CENTRODESTRA, NON FESTEGGEREBBE SOLO PUTIN, MA ANCHE IL PRESIDENTE UNGHERESE: BERLUSCONI, SALVINI E MELONI HANNO STORICAMENTE OTTIMI RAPPORTI CON IL “VIKTATOR” UNGHERESE E POTREBBERO APRIRE UN NUOVO FRONTE A BRUXELLES – LA PARTITA PER DARE A ORBAN UNA “CASA” IN EUROPA DOPO LA CACCIATA DAL PPE E LA FAGLIA SULLA RUSSIA: LA “DUCETTA” È ALLEATA DEI POLACCHI, PER I QUALI PUTIN È IL DEMONIO, MENTRE IL PRESIDENTE UNGHERESE È “CONCILIANTE” (EUFEMISMO) CON MOSCA. COME SALVINI E BERLUSCONI…

Marco Bresolin per “la Stampa”

 

Viktor Orban, primo ministro Ungheria

Stop all'immigrazione. Difesa delle radici cristiane. No al miscuglio delle razze. Basta con la follia gender. Recupero della sovranità. Fin qui i punti-cardine del discorso di Viktor Orban alla Tusvanyos Summer Open University in Romania potrebbero essere il manifesto politico per il rilancio dell'internazionale sovranista, l'ossimoro inseguito per anni dai partiti euroscettici ed eurocritici nei quattro angoli del Vecchio Continente per contrastare «lo strapotere dei burocrati di Bruxelles».

 

viktor orban incontra matteo salvini a roma

Ma con la guerra in Ucraina le cose sono cambiate. Il premier ungherese dice no all'invio di armi a Kiev e basta alle sanzioni alla Russia. Vuole che l'Occidente «non si schieri dalla parte dell'Ucraina, ma che sia super partes», esattamente il contrario di ciò che dicono i suoi ormai ex alleati di Polonia e Repubblica Ceca che con lui avevano condiviso le battaglie nazionaliste ai tavoli Ue.

 

VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI

In Italia, Orban ha sempre suscitato un certo fascino su tutti i tre principali partiti del centrodestra che si presenteranno compatti alle elezioni del 25 settembre, ma la linea politica europea inseguita dagli orbanisti alle vongole, almeno in partenza, va in tre diverse direzioni. E non è ancora chiaro quale di queste prevarrà.

 

«Un governo M5S-Lega? Sono un ragazzo all'antica, sono leale. In Italia ho un solo grande amico e si chiama Silvio Berlusconi». Era il 16 maggio del 2018, in Italia si discuteva dei contenuti anti-euro della prima bozza del "governo del cambiamento" e a Sofia, a margine della riunione dei leader del Ppe, Viktor Orban rispondeva così a chi gli chiedeva un parere sul nascituro governo gialloverde. Il suo partito, Fidesz, ha sempre avuto un rapporto particolare con Forza Italia, frutto dello stretto legame tra i due leader.

berlusconi orban

 

Basti pensare che Forza Italia ha cercato fino all'ultimo di ricucire i rapporti tra gli ungheresi e i vertici del Ppe, che si sono rotti definitivamente nel marzo dello scorso anno dopo che Orban è stato di fatto messo alla porta.

 

Forza Italia ora è saldamente nel Ppe, il primo partito all'Europarlamento (ma non al Consiglio europeo), quello di cui fa parte anche Ursula von der Leyen. Con l'uscita di Orban, e su spinta dei partiti nordici, i popolari hanno cercato di tagliare i ponti con i sovranisti e di spazzare via le proprie ambiguità interne.

 

VIKTOR ORBAN JAROSLAW KACZYNSKI

Ora che il centrodestra italiano potrebbe tornare al governo, è naturale che il Ppe auspichi la prevalenza della linea di Forza Italia. Anche se pure al numero 10 della rue du Commerce a Bruxelles, nel quartier generale del partito, sanno benissimo che quello di Berlusconi sarà con ogni probabilità il junior partner della coalizione.

 

E lo sa pure Orban - uno che predica costantemente l'importanza dei valori, ma razzola inseguendo sempre i propri interessi -, visto che negli ultimi anni ha di fatto scaricato Forza Italia. Con l'intensificarsi dello scontro con i popolari, il leader ungherese ha lavorato dietro le quinte per costruirsi una rete europea fuori dal Ppe. Un progetto che puntava a unire le formazioni sovraniste di "Identità e Democrazia" con quelle iscritte al partito dei "Conservatori e Riformisti europei".

 

GIORGIA MELONI JAROSLAW KACZYNSKI

Da una parte la Lega di Matteo Salvini e il Rassemblement National di Marine Le Pen, dall'altra Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni e Diritto e Giustizia di Jaroslaw Kaczynski. Entrambi i leader italiani si sono fatti corteggiare e hanno corteggiato Orban. Entrambi sono volati a Budapest per la photo opportunity di rito sulle rive del Danubio.

 

Ma proprio la rivalità tra Salvini e Meloni è stata uno dei principali ostacoli al progetto del grande gruppo sovranista, soprattutto per volere della seconda che già si stava costruendo una solida casa in Europa grazie anche all'intenso lavoro sottotraccia di Raffaele Fitto.

 

viktor orban incontra matteo salvini a roma

L'altro ostacolo principale era invece rappresentato dalle ambiguità nei rapporti dei potenziali partner di coalizione con la Russia. L'invasione in Ucraina ha spazzato via queste ambiguità, visto che lo schieramento sul conflitto ha creato una frattura profondissima tra il governo polacco di Mateusz Morawiecki - perfettamente allineato con la posizione Ue - e quello ungherese guidato da Orban. Stop all'immigrazione. Difesa delle radici cristiane. No al miscuglio delle razze. Basta con la follia gender. Recupero della sovranità.

 

putin orban

Matteo Salvini e Giorgia Meloni sono d'accordo con Orban. Che però sta vivendo una fase di profondo isolamento, senza più un gruppo al Parlamento Ue e senza più alleati al tavolo del Consiglio europeo. Il leader della Lega può offrirgli la sua compagnia nella battaglia contro "lo strapotere di Bruxelles".

 

La leader di Fratelli d'Italia anche, ma non può certo sposare la posizione ungherese sull'invasione russa. Ed è quindi facile immaginare che da qui al 25 settembre non sgomiterà affatto per volare a Budapest alla corte del leader magiaro. Resta da capire se sotto la cenere del conflitto ucraino potranno ricomporsi i pezzi dell'internazionale sovranista. E se l'Italia - uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea, quello con il secondo debito più alto dell'Eurozona - potrà permettersi di farne parte.

giorgia meloni e viktor orbanberlusconi orbangiorgia meloni con viktor orbanMATTEO SALVINI SI CONGRATULA CON ORBAN PER LA VITTORIA ALLE ELEZIONI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…

mediobanca mps alessandro melzi deril vittorio grilli francesco milleri gaetano caltagirone fabio corsico phillippe donnet alberto nagel

DAGOREPORT - AL GRAN CASINÒ DEL RISIKO BANCARIO, “LES JEUX SONT FAITS"? ESCE DAL TAVOLO DA GIOCO MILANO DI MEDIOBANCA, ADESSO COMANDA IL BANCO DI PALAZZO CHIGI, STARRING IL GRAN CROUPIER FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE – DAVVERO, ‘’RIEN NE VA PLUS”? MAI STARE TROPPO TRANQUILLI E CANTARE VITTORIA… IN ITALIA PUÒ SEMPRE SPUNTARE QUALCHE MALINTENZIONATO DECISO A GUASTARE LA FESTA DEI COMPAGNUCCI DELLA PARROCCHIETTA ROMANA - A PIAZZA AFFARI SI VOCIFERA SOTTO I BAFFI CHE FRA QUALCHE MESE, QUANDO I VINCITORI SI SARANNO SISTEMATI BEN BENE PER PORTARE A COMPIMENTO LA CONQUISTA DEL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI, NULLA POTRÀ VIETARE A UNA BANCA DI LANCIARE UN’OPA SU MPS, DOTATO COM’È DEL 13% DEL LEONE DI TRIESTE - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ PALAZZO CHIGI? POTRÀ TIRARE FUORI DAL CILINDRO DI NUOVO LE GOLDEN POWER “A TUTELA DEGLI INTERESSI NAZIONALI”, COME È ACCADUTO CON L’OPS DI UNICREDIT SU BANCO BPM, CARO ALLA LEGA? – COME SONO RIUSCITI A DISINNESCARE LE AMBIZIONI DEL CEO DI MPS, LUIGINO LOVAGLIO…

roberto vannacci - giorgia meloni - matteo salvini - meme by edoardo baraldi

GIORGIA MELONI OSSERVERÀ CON MOLTA ATTENZIONE I RISULTATI DELLE ELEZIONI IN TOSCANA, LA PROSSIMA SETTIMANA. NON PERCHÉ SPERA DI STRAPPARE LA REGIONE ROSSA AL CENTROSINISTRA (LA VITTORIA DI GIANI È QUASI CERTA), QUANTO PIUTTOSTO PER “PESARE” LA LEGA DI SALVINI – LA TOSCANA È DIVENTATA TERRA DI CONQUISTA DELLE TRUPPE DEL FASCIO-LEGHISTA VANNACCI. DAL NUMERO DI VOTI CHE PRENDERÀ L’EX PARA' DELLA FOLGORE DIPENDONO LE SORTI DI SALVINI ALLA GUIDA DEL CARROCCIO, E DI CONSEGUENZA IL FUTURO DEL GOVERNO CHE SENZA L'8% DELLA LEGA NON REGGE NON SUPERANDO IL 40%  – FIN QUANDO LA STATISTA DELLA SGARBATELLA NON HA DAVANTI I NUMERI DELLA REALE CONSISTENZA DEL FU TRUCE DEL PAPEETE, CONTINUERA' A SCHIERARSI CON TRUMP E NETANYAHU PER COPRIRSI A DESTRA DALLE MATTANE DEL "CAPITONE" (SI SA CHE GLI ANIMALI FERITI SONO I PIU' PERICOLOSI...)... 

a lume di candela andrea giambruno pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - PER L’EX SIGNOR MELONI, L'ARZILLO ANDREA GIAMBRUNO, SI AVVICINA IL RITORNO IN VIDEO ALLA CONDUZIONE DI "STUDIO APERTO" – UN BEL PASSO INDIETRO PER IL FANATICO DELL'AMMUCCHIATA CHE ORA SARÀ BEN "INGABBIATO", LIMITANDOSI A LEGGERE LE NOTIZIE SUL "GOBBO, EVITANDO COSI' QUEI COMMENTI E OPINIONI PERSONALI A CUI CI AVEVA SOLLAZZATO DURANTE LA CONDUZIONE DI "DIARIO DEL GIORNO" - IL CASO "TG2POST" CHE AFFONDA IL PRIME TIME DI RAI2  – ENZO MICCIO E IL VECCHIO POST DI GIORGIA MELONI DEDICATO AL NUOVO CO-CONDUTTORE DI "DOMENICA IN" - BOLLE IN RAI IL RITORNO DI FLAVIO INSINNA - INDOVINELLO: IL GIORNALISTA LUDOPATICO HA ACCUMULATO DEBITI PER IL POKER. DI CHI SI TRATTA? - VIDEO

benjamin netanyahu donald trump hamas

DAGOREPORT: BYE BYE “BIBI” – I CEFFONI RIFILATI DA TRUMP A NETANYAHU SONO IL SEGNALE CHE IL PREMIER ISRAELIANO È AL CAPOLINEA POLITICO: COME I MILIZIANI DI HAMAS, OTTERRÀ UN SALVACONDOTTO (LA GRAZIA DAI SUOI PROCESSI) E POI SARÀ SPEDITO AI GIARDINETTI. NON SARÀ LUI A GESTIRE IL LUNGO PROCESSO DI PACE CHE SEGUIRÀ AL CESSATE IL FUOCO – L’ERRORE DI “BIBI” È STATO BOMBARDARE IL QATAR, CHE HA PRETESO DAGLI USA UN SIMIL-ARTICOLO 5 (CHI COLPISCE DOHA, COLPISCE L’AMERICA) – I PRESUNTI DOSSIERINI SU TRUMP BY EPSTEIN, IN MANO A ISRAELE? DISINNESCATI DAL TYCOON: DI FRONTE ALLA PACE, COS’È MAI UN’AMMUCHIATINA DI TRENT’ANNI FA? – IL SÌ DEI PAESI MUSULMANI, CHE SOGNANO UN PEZZO DELLA RICCA TORTA DEGLI INVESTIMENTI SU GAZA, IL RITORNO DEGLI USA SULLA SCENA MEDIORIENTALE, LE RICHIESTE DI HAMAS E I CONSIGLI DI TRUMP A NETANYAHU: “VOGLIONO BARGHOUTI? DAGLI BARGHOUTI. AL MASSIMO, L’AMMAZZI DOPO…”

donald trump zohran mamdani

FLASH – TRUMP HA VISTO I SONDAGGI SULLE ELEZIONI PER IL SINDACO DI NEW YORK ED È TRASECOLATO. IL MILLENNIAL ZOHRAN MAMDANI, CHE HA TRIONFATO ALLE PRIMARIE DEMOCRATICHE E VELEGGIA SERENO VERSO LA VITTORIA (SECONDO I SONDAGGI, SFIORA IL 50% E DOPPIEREBBE L’EX GOVERNATORE ANDREW CUOMO). IL TYCOON NON SI È PERSO D’ANIMO: HA SGUINZAGLIATO L’FBI PER SCAVARE A FONDO SUL PASSATO DEL SOCIALISTA MUSULMANO. COME PER IL FINTO CERTIFICATO DI NASCITA DI OBAMA, QUALCOSA SI TROVA SEMPRE. ALTRIMENTI SI CREA…