IL SEMESTRE ITALIANO DI PRESIDENZA DELL’UE È INIZIATO CON LA FANFARA E SI È CHIUSO CON RENZI A DIRE BANALITÀ NELL'AULA VUOTA DI STRASBURGO - LA VERITÀ È NON ABBIAMO PORTATO A CASA NESSUN RISULTATO

Gian Maria De Francesco per "il Giornale"

 

Matteo Renzi a Strasburgo  Matteo Renzi a Strasburgo

La misura esatta del flop italiano nel semestre di presidenza dell'Unione europea è l'aula deserta del Parlamento di Strasburgo che ha ascoltato l'intervento del premier Matteo Renzi. Banchi vuoti, anche quelli dei deputati Pd che avrebbero dovuto fare da claque. Alla fine della giornata di ieri, nella quale Roma ha passato il testimone alla Lettonia, resterà solo la frustrazione del nostro primo ministro. Frustrazione mascherata dall'enfasi retorica e dalle citazioni dotte.

 

«Credo che o l'Europa cambia marcia nell'economia o diventeremo fanalino coda di un mondo che cambia rapidamente», ha detto l'ex sindaco. Secondo le indiscrezioni, l'Italia avrebbe ottenuto per i Paesi che si mantengono intorno al 3% la possibilità di uno 0,5% di investimenti che non fanno scattare la procedura d'infrazione. Ma la modalità per effettuare queste spese non è stata resa nota e, soprattutto, trattandosi in molti casi di impegni pluriennali, non è stato spiegato come potranno essere effettuati gli stanziamenti e come dovrà essere, di conseguenza, calcolato il debito.

 

matteo renzi angela merkelmatteo renzi angela merkel

«Un'Europa centrata sull'economia, sui vincoli e sull'austerità è stato un errore», ha argomentato Renzi entrando, poi, nel dettaglio dei vari argomenti come il tema della sicurezza («I nostri nemici non cambieranno il nostro modo di vivere»). Infine, la chiusa storico-letteraria puntata sul valore della cultura. «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza», ha declamato citando il Canto XXVI dell'Inferno di Dante. Citazione fiorentina, il «sommo poeta», il creatore della nostra lingua e soprattutto il riferimento a Ulisse che invita i propri compagni a varcare le colonne d'Ercole.

 

Magari come Ulisse avrebbe potuto scegliere quello del più «mitteleuropeo» Joyce, ma è stato proprio prima di pronunciarla, nel punto di massimo climax che il segretario della Lega Nord ed eurodeputato, Matteo Salvini, l'ha interrotto con un sonoro «Buu, non ti ascoltano neanche i tuoi, stai parlando al deserto!». Lì il premier s'è innervosito e ha replicato sprezzantemente: «Leggere più di due libri è difficile per alcuni di voi, lo capisco...».

juncker merkeljuncker merkel

 

Sarcasmo che ha suscitato lo sdegno del numero uno del Carroccio che, qualche ora dopo, per vendicarsi ha lanciato un hashtag su Twitter #ioleggopiùdiRenzi, postando le copertine di due libri: Il mondo nuovo di Aldous Huxley e Sottomissione, il nuovo romanzo di Michel Houellebecq che immagina una Francia islamizzata. Peccato che solo domani il volume giungerà nelle librerie (reali e virtuali) d'Italia. Impossibile che Salvini lo stia leggendo.

 

MATTEO SALVINI  1MATTEO SALVINI 1

Al di là delle diatribe «italo-italiane», come le ha amaramente definite il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker (che ha dato così l'immagine di quanto siamo stimati a Bruxelles), il semestre italiano non poteva concludersi peggio. Come detto, non è stata ottenuta ufficialmente una maggiore flessibilità sui trattati. Certo, l'ufficio stampa di Palazzo Chigi ha presentato come una vittoria il nuovo schema delle correzioni di bilancio richieste dall'Europa, ma la storia è diversa.

 

L'Italia non deve fare aggiustamenti solo perché il suo Pil è di molto inferiore alla crescita potenziale (il cosiddetto output gap è inferiore al -5%). Per quanto riguarda lo scorporo degli investimenti dal calcolo del rapporto deficit/Pil, bisognerà vedere come sarà impostata l'agenda digitale (ampliamento della rete a larga banda) in funzione della partecipazione al Fondo lanciato da Juncker. Che rappresenta l'unica certezza: l'apporto dei singoli Paesi non sarà calcolato ai fini del rispetto dei parametri.

federica mogherinifederica mogherini

 

Alla fine, le sconfitte più pesanti sono state tre. La Germania ha boicottato l'accordo sul «Made In», cioè sulla norma che consentirebbe di marchiare come europei solo i prodotti la cui lavorazione principale avviene in Ue. Il passaggio dall'operazione italiana Mare nostrum alla comunitaria Triton non ha migliorato per nulla il contrasto all'immigrazione clandestina. Ultimo ma non meno importante: anche con Federica Mogherini nuova Lady Pesc, i nostri marò sono sempre ostaggi dell'India. Per la Lettonia fare meglio non è un'impresa impossibile.

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