giuseppe conte aiuto

CHI DI SEQUESTRO FERISCE, DI SEQUESTRO PERISCE - GIUSEPPE CONTE GONGOLA OGNI VOLTA CHE SALVINI DEVE RISPONDERE DI QUELL’IMPUTAZIONE PER LA STRATEGIA DEI PORTI CHIUSI, MA ORA È LUI A RISCHIARE! IL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI DEL TRIBUNALE DI REGGIO EMILIA LUCA RAMPONI HA SCELTO DI NON DARE SEGUITO ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE AVANZATA DAL PM PER I LOCKDOWN DELLA PRIMAVERA 2020

Giovanni Sallusti per "Libero quotudiano"

 

matteo salvini giuseppe conte

A furia di maramaldeggiare col reato di sequestro di persona come clava contro l'avversario politico, può capitare che lo strumento ti si rivolti contro. È quello che sta succedendo a Peppino Conte da Volturara Appula, il quale gongola ogni volta che Matteo Salvini deve rispondere della surreale imputazione per essersi rifiutato di fare da mozzo ai trafficanti di uomini, e che oggi si vede rinviato al Tribunale dei Ministri (in qualità di ex premier del governo giallorosso) presso la Corte d'Appello di Bologna con la medesima dicitura.

L ULTIMO DPCM DI CONTE – MEME

 

La decisione è del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Emilia Luca Ramponi, che ha scelto di non dare seguito alla richiesta di archiviazione avanzata dal pm.

 

La denuncia contro l'allora presidente del Consiglio è stata presentata nel gennaio scorso dal signor Augusto Gambarelli, e la notizia del provvedimento del gip l'ha data con un video autocelebrativo sui social l'avvocato Marco Mori, del team legale di Italexit, il movimento di Gianluigi Paragone (l'ex leghista ed ex grillino che si è convinto di essere Boris Johnson, e non lo smuove da questo transfert politico-psicanalitico nemmeno il 2,99% impietosamente raggranellato nella corsa a sindaco di Milano). I reati ipotizzati a carico di Conte erano sequestro di persona, abuso d'ufficio e usurpazione del potere politico, e la toga reggiana ritiene che almeno il primo possa configurarsi.

giuseppe conte lockdown

 

LIBERTÀ LIMITATA

Nell'ordinanza ci si chiede infatti se i vari lockdown imposti «mediante gli atti di normazione secondaria richiamati nella notitia crimis» (ovvero i famigerati Dpcm spesso esposti alla nazione in crepuscolari messaggi del premier verso mezzanotte) abbiano determinato «limitazioni alla libertà personale» ingiustificate e anticostituzionali, anche attraverso un utilizzo ingannevole degli «strumenti propri della comunicazione istituzionale (si pensi alle note Faq pubblicate sul sito della presidenza del Consiglio)», che avrebbe surrettiziamente trasformato ad esempio un divieto di spostamento in un «divieto di uscire di casa» assoluto.

 

meme sulla crisi di governo conte e salvini

Detto così a perdifiato sembra che la questione sia davvero legalese-burocratese, eppure qui vorremmo rimanere testardamente ancorati alla sostanza. Dietro la notizia indubbia e per certi versi immane, un capo del governo che potrebbe dover rispondere di aver sequestrato 60 milioni di italiani, la ciccia è infatti politica.

 

IL VERNACOLIERE E L IPOTESI DI UN NUOVO LOCKDOWN

Che a noi (come a chiunque non abbia il Codice di procedura penale come unica griglia di lettura della realtà, peraltro) suona più o meno come segue. Giuseppe Conte e la sua maggioranza composta dalle due sinistre Pd-Cinque Stelle sono stati la punta avanzata di un processo degenerativo in Occidente che non un cronista alticcio di Libero, mail Premio Nobel per la Letteratura Mario Vargas Llosa ha definito gestione «autoritaria» della pandemia.

 

MODELLO CINESE

Sostanzialmente, un'imitazione parziale e a tratti parodistica del "modello cinese" (ricordate le sviolinate al Dragone comunista dello stesso Giuseppi, di Di Maio e altri zelanti ministri, di frotte di virologi governativi?), caratterizzata dall'ossessione monomaniacale delle chiusure, dal disinteresse per il dramma dei non economicamente garantiti che poi sono lo zoccolo produttivo del Paese, dalla disinvoltura nei confronti del fantasma delle libertà negate.

 

giuseppe conte e matteo salvini alla confesercenti

È stata una stagione politicamente scellerata e fallimentare rispetto all'emergenza sanitaria e occupazionale, tanto che solo sulle macerie giallorosse è stato possibile costruire il governo Draghi di unità nazionale, caratterizzato da un cambio di paradigma netto: il "rischio ragionato" (essenzialmente, il combinato disposto aperture/campagna vaccinale) al posto del lockdown permanente.

 

Ma, appunto, si trattò di scelleratezze politiche, non criminali. Chi oggi esulta per la bizzarra notizia e già pregusta un inverosimile Conte alla sbarra con la bava alla bocca (nove su dieci il Tribunale dei Ministri archivierà) cade nella stessa fallacia logica del movimento di cui costui è (presunto) leader: il bullismo giustizialista invece della lotta politica. Roba da Travaglio, per capirci.

MEME SU GIUSEPPE CONTE matteo salvini, giuseppe conte e i nutella biscuit

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?