italia debito pubblico

RENDI A NOI IL NOSTRO DEBITO - A SETTEMBRE IL GOVERNO CONSEGNERÀ ALLA COMMISSIONE EUROPEA UN PROGRAMMA DI RIENTRO DAL DEBITO IN ECCESSO PRODOTTO DURANTE L'EMERGENZA COVID CHE AVRÀ UNA DURATA DI DIECI ANNI. CI SARÀ UNA NUOVA TORNATA DI SPENDING REVIEW, TAGLIO DELLE DETRAZIONI E DEDUZIONI FISCALI MA ANCHE UN AUMENTO DELLE TASSE SULLE ATTIVITÀ INQUINANTI…

Andrea Bassi per “il Messaggero”

 

Gualtieri Conte

Roberto Gualtieri lo mette nero su bianco fin dalle premesse del Programma Nazionale di Riforma che il governo si prepara ad approvare e a inviare a Bruxelles. «Sebbene», scrive il ministro dell'Economia, «le risorse europee che si renderanno disponibili per il rilancio dell'economia siano imponenti, le compatibilità finanziarie non dovranno essere trascurate». Dunque, aggiunge Gualtieri, «il governo elaborerà una strategia di rientro dall'elevato debito pubblico».

 

Che la questione del debito pubblico, stimato dal Fondo monetario internazionale in crescita quest'anno fino al 166 per cento del Pil, fosse solo accantonata grazie ai massicci interventi della Banca centrale europea, ma non dimenticata, perché prima o poi anche i programmi avviati da Francoforte finiranno, era chiaro.

 

conte gualtieri

Ma adesso che il debito tornerà ad essere una priorità per il governo, Gualtieri lo indica chiaramente nel Programma nazionale di riforma, il primo tassello di quel piano di Rilancio che il governo dovrà preparare entro settembre. Nel documento limato nelle riunioni tecniche che si sono tenute fino a ieri, e che Il Messaggero ha potuto leggere, è scritto che a settembre, oltre al piano di Rilancio, il governo consegnerà alla Commissione europea anche un programma di rientro dal debito in eccesso prodotto durante l'emergenza Covid che avrà una durata di dieci anni.

 

LA STRATEGIA

DEBITO PUBBLICO

«L'elevato debito pubblico dell'Italia», si legge nel documento, «rappresenta un freno alla crescita dell'economia oltre che un pesante fardello per la finanza pubblica. Il programma di Rilancio», prosegue il testo, «sarà pertanto accompagnato da un aggiornamento del Programma di Stabilità che presenterà non solo nuove proiezioni fino al 2023, ma anche un piano di rientro del rapporto debito/Pil su un orizzonte decennale».

 

Nel Piano nazionale di riforma è delineata anche la strategia che il governo intende seguire per la riduzione del debito. Certo, molto si punterà sulla crescita economica che dovrebbe ricevere una spinta consistente dai fondi europei. Ma, spiega il documento, «il miglioramento del saldo primario deriverà dalla razionalizzazione della spesa pubblica e dall'aumento dei proventi da imposizione ambientale».

 

Ci sarà, insomma, una nuova tornata di «spending review», di tagli di spesa. Ma dall'altro lato ci sarà anche un aumento delle tasse sulle attività inquinanti. Se ne era discusso molto già durante la scorsa manovra finanziaria. L'ipotesi di carbon tax, o di revisione di tutti i sussidi ambientalmente dannosi, come le accise ridotte per il diesel. Poi alla fine, non se n'era fatto però niente.

DEBITO PUBBLICO

 

Ora quel dossier torna sul tavolo. Come ne torna un altro che praticamente è un evergreen: la riduzione delle spese fiscali. Di un taglio delle detrazioni e deduzioni fiscali aveva parlato nei giorni scorsi lo stesso Gualtieri, spiegando che si tratta di un capitolo dal quale potrebbero essere ricavati miliardi di euro da dedicare al taglio delle aliquote fiscali.

 

IL CAPITOLO

A proposito di tasse. Il Piano nazionale di riforma dedica un capitolo anche a questo. Si parla di una riforma fiscale che vada incontro al ceto medio e alle famiglie con figli. «Il cuneo fiscale sul lavoro», si legge inoltre, «è troppo elevato e nel tempo si sono accumulate disparità di trattamento delle diverse fonti di reddito». L'intenzione sembrerebbe, insomma, anche quella di rivedere le differenti aliquote Irpef su lavoro e proventi da capitale.

 

TASSE

C'è anche la volontà di proseguire sulla strada della Web tax, nonostante le minacce arrivate dall'amministrazione americana nel caso in cui l'Italia (ma anche gli altri Paesi europei) non avessero fatto una marcia indietro sul tema.

 

Sempre sul fronte del debito, il Piano nazionale di riforma prevede anche una valorizzazione del patrimonio immobiliare dello Stato. L'idea è di razionalizzare gli spazi utilizzati dalle amministrazioni pubbliche, anche grazie all'utilizzo dello smart working, vendendo o affittando tutto ciò che non viene più utilizzato. I proventi verrebbero impiegati per ridurre l'indebitamento. L'obiettivo primario di un programma credibile di abbassamento del debito, ricorda il documento, è ridurre lo spread e quindi il costo degli interessi che i cittadini italiani sono chiamati a pagare.

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