marianna madia

LA SINTESI DELLA TESI: LA MADIA HA COPIATO MA LO FANNO TUTTI - IL MINISTRO DEL LAVORO ‘ASSOLTA’ DALL’UNIVERSITÀ PUR NON AVENDO RISPETTATO LE REGOLE SULLE CITAZIONI E INFILANDO NELLA SUA TESI DI DOTTORATO INTERI BRANI DI LAVORO ALTRUI - 51 PAGINE DI ANALISI SUL LAVORO

Estratto dall’articolo di Laura Margottini e Stefano Feltri per www.ilfattoquotidiano.it

 

la tesi di marianna madia e le fonti da cui ha copiato

Marianna Madia non ha rispettato le regole sulle citazioni, ha messo nella sua tesi di dottorato interi brani di lavori altrui, l’analisi del Fatto per la quale il ministro ha minacciato querela (mai arrivata) “risulta confermata” ma è tutto a posto, perché in economia copiano tutti. Sono queste le sorprendenti conclusioni a cui arriva l’analisi firmata da Enrico Maria Bucci e dalla sua società Resis, incaricata di verificare per conto della scuola di alti studi Imt di Lucca se ci fosse stato plagio nella tesi della Madia, discussa nel 2008 con il professor Giorgio Rodano, ora in pensione, come relatore.

 

Il documento di 51 pagine e datato 11 ottobre 2017 analizza i tre capitoli di cui è composto il lavoro finale della deputata Pd, per “accertare in maniera esaustiva se e quali brani di testo presenti nella tesi siano stati tratti da documenti precedenti”.

 

Il primo capitolo della tesi della Madia è un riepilogo della letteratura scientifica sul tema della flessibilità nel mercato del lavoro. Il secondo e il terzo dovrebbero essere i contributi originali. Anche l’analisi di Bucci per l’Imt conferma quanto rivelato dal Fatto: tutto il secondo capitolo si basa su un paper già presentato l’anno prima, Is there any relationship between the degree of labour market regulation and the degree of firm innovativeness? che però non è firmato dalla sola Madia, ma anche dalla sua collega di dottorato Caterina Giannetti.

la ministra marianna madia

 

“L’identificazione di un lavoro come già pubblicato, proprio perché ciò costituisce titolo di merito per il candidato, deve sempre essere immediata ed ovvia”, osserva Bucci. Eppure la Madia omette che il capitolo 2 è la riproposizione di un paper già pubblicato e, così facendo, non rivela che è frutto di un lavoro di squadra con la Giannetti, prendendosi di fatto il merito di tutto il contenuto. Perfino il prudente Bucci deve concludere che “in questo caso, quindi, vi è certamente una deviazione dagli standard comunemente accettati per la citazione del proprio lavoro”.

 

In una nota c’è l’argomento per assolvere la Madia: se la comunità di riferimento – cioè i professori – già conosceva il lavoro, la citazione diventa “pleonastica”. Per sostenere questo punto, Bucci usa un singolare argomento: in entrambi i lavori, la tesi e il paper del 2007, ci sono brani ripresi da Wikipedia, 117 parole prese dalla voce “Labour Market Flexibility”, a loro volta pescate da altri lavori, e questo “costituisce un esempio emblematico di testo identificato come conservato (cioè copiato, ndr) da un software antiplagio, testo che tuttavia corrisponde ad una di quelle definizioni la cui provenienza, almeno in ambito econometrico, è così ovvia da essere usata ampiamente nella comunità di riferimento senza virgolette”.

 

Non si capisce cosa c’entri l’ambito econometrico, visto che è soltanto una definizione, ma Bucci sostiene che Wikipedia copia senza citare le fonti, allora si può fare lo stesso anche in campo accademico.

 

(…)

 

marianna madia a piazzapulita

Per argomentare l’assoluzione della Madia nonostante quei “comportamenti inaccettabili”, il report di Bucci sceglie in modo arbitrario un testo citato nella bibliografia, firmato tra gli altri dal Nobel Franco Modigliani e da Paolo Sylos Labini, e pubblicato sulla rivista Bnl Quarterly Review. Un riassunto dei contenuti delle ricerche dei singoli autori, non un paper di ricerca scientifico passato al vaglio della peer review (il controllo incrociato di altri economisti) richiesto anche alle tesi di dottorato.

 

 “Anche questo lavoro, come la tesi oggetto di indagine, contiene numerosi brani tratti da testi precedenti, senza che la fonte sia citata, a conferma di uno standard diffuso nel settore”. La perizia certifica che la Madia non ha rispettato le regole ma la assolve sostenendo che “così fan tutti”. O almeno questo è lo standard giudicato accettabile dall’Imt di Lucca per la sua alunna più illustre.

 

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