siri conte

SIRI, QUELLA E’ L’USCITA - IL SOTTOSEGRETARIO A UN PASSO DALLE DIMISSIONI: IL M5S CHIEDE A CONTE UN DECRETO PER CACCIARLO - SI TRATTEREBBE DI REVOCARE L'INCARICO SOTTOPONENDO LA DECISIONE AL VAGLIO DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, COME FU PER SGARBI NEL 2002 - I LEGHISTI SI IMPUNTANO: “NON LI SEGUIREMO MAI SU QUESTA STRADA…”

Carlo Bertini e Federico Capurso per “la Stampa”

 

SIRI CONTE

La prima data utile è lunedì 29 aprile, ma la coincidenza di un consiglio dei ministri delicato sulle nomine Bankitalia e una missione di mezzo governo in Tunisia martedì 30, fa sì che possa slittare al 2 maggio il giorno clou del caso Siri: quando cioè il premier Conte deciderà le sorti del sottosegretario indagato dopo averlo incontrato a Palazzo Chigi. E per come si stanno mettendo le cose, ovvero la probabile richiesta di dimissioni del sottosegretario ad opera del premier, sarà questa la prova del nove della tenuta della maggioranza gialloverde.

 

Perché uno dei due alleati ne uscirà sconfitto e di certo farà pesare la sua reazione sul piano mediatico e magari anche sul terreno parlamentare.

CONTE E SALVINI

 

LA VENDETTA DEL RIMPASTO

Già si è visto come è andata sul "Salva Roma" e di certo dopo un netto sorpasso alle Europee, la Lega è pronta a far pagare pegno sulla compagine governativa, pretendendo un nutrito rimpasto di ministri.

 

Una scelta, quella di Conte, così delicata che potrebbe minare le fondamenta del suo stesso esecutivo, vista la determinazione di Di Maio nel chiedere le dimissioni del sottosegretario e viceversa la difesa a oltranza di Siri da parte di Salvini. «Siri si deve dimettere da sottosegretario - insiste il capo del M5S-. E se non lo fa? Chiederemo con ancora più forza di farlo. Anche al presidente del Consiglio, perché noi lo abbiamo disinnescato togliendogli le deleghe, ma quella è una indagine di corruzione che riguarda anche fatti di mafia».

 

giuseppe conte armando siri

VUOLE DECIDERE CONTE

Ma il premier rivendica la primazia, tanto che se Salvini dirà a Siri di non dimettersi, Conte potrebbe chiedergliene conto e ragione. «Salvini non si può impuntare, deve riconoscere il ruolo del premier», è il ragionamento che fa Di Maio con i suoi. Si aprirebbe un problema istituzionale di prima grandezza, «in quel caso sarebbero loro a far cadere il governo», dicono i dirigenti M5S. Lo scontro si alza di livello.

 

Basta sentire le parole del Guardasigilli Bonafede, che evoca il ritorno «ai tempi di Berlusconi», o quando cita Borsellino che diceva che «un politico non deve essere solo onesto ma deve apparirlo», per capire quanto sia alta l'irritazione dei leghisti. Non a caso Salvini posta sui social i video di lui sulla ruspa che col caschetto abbatte le case sequestrate nel Lazio ai mafiosi, con la scritta «la mafia ci fa schifo».

 

Fontana, Salvini, Tajani e Conte al Salone del Mobile

E sul suo sottosegretario indagato tiene il punto. «Siri resta dov'è, ci mancherebbe altro.

Gli ho chiesto sei tranquillo? Mi ha risposto di sì, e allora sono tranquillo pure io. In un Paese civile, se si indaga qualcuno bisogna ascoltarlo un' ora dopo, non una settimana dopo. Sembra peraltro che quelle intercettazioni di cui si parla da giorni, non esistano, siano false... vedremo», dice Salvini citando la notizia pubblicata ieri da La Verità secondo cui non esisterebbe nel fascicolo dell' inchiesta l'intercettazione in cui si farebbe riferimento alla dazione di 30 mila euro a Siri.

 

LUIGI DI MAIO E GIUSEPPE CONTE

L'arma finale dei Cinque stelle In ogni caso la questione politicamente andrà risolta: secondo i pentastellati, solo con le dimissioni di Siri. Se non dovessero arrivare, i grillini valutano anche l' arma finale: ovvero un decreto del presidente del consiglio (sul quale Conte sta cercando una sponda del Colle) con la revoca dell' incarico al sottosegretario: da sottoporre al vaglio del consiglio dei ministri, come fu per Sgarbi nel 2002. «Non li seguiremo mai su questa strada», replicano i leghisti. Una forzatura del genere spaccherebbe in due l' esecutivo con evidenti ripercussioni.

 

Di qui l' invito ai Cinque stelle a non forzare. «Non vogliamo replicare ai continui attacchi, certo se anche i loro ministri si occupassero meno di questioni che non gli competono, sarebbe meglio. Bonafede ad esempio avrebbe una riforma della Giustizia a cui pensare».

 

SALVINI DI MAIO CONTE

Toni alti fino alle Europee Ma è evidente che su tutta la vicenda pesa la cornice elettorale: i Cinque stelle hanno tutto il vantaggio a trascinare la questione a maggio, il più possibile a ridosso delle Europee, tenendo i toni alti. Non a caso Di Maio prova a colpire Salvini dove fa più male: «Puoi anche andare a Corleone a dire che vuoi liberare il paese dalla mafia, ma per farlo devi evitare che la politica abbia anche solo un' ombra legata a inchieste su corruzione e mafia».

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...

orcel messina

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI: ALLA CHIUSURA DELLA GIORNATA BORSISTICA DI OGGI LA CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO DI UNICREDIT REGISTRA 98,20 MILIARDI, E' SUPERIORE A QUELLA DI BANCA INTESA CHE SI SI ATTESTA A 97,67 MILIARDI – CON L’ARRIVO DI ANDREA ORCEL A UNICREDIT È INIZIATO IL CAMMINO DI SORPASSO SULLA PRIMA BANCA ITALIANA GUIDATA DA CARLO MESSINA – A PIAZZA GAE AULENTI, MENTRE SI AVVIA LA RICERCA DEL SOSTITUTO DEL PRESIDENTE PADOAN, ORCEL STA PREPARANDO I “BOTTI” DI NATALE, RICCHI DI SORPRESE…

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

FLASH! – LUCA ZAIA, ABBAIA MA NON MORDE: SONO IN MOLTI A CHIEDERSI PERCHÉ IL GOVERNATORE USCENTE DEL VENETO ABBIA ACCETTATO DI FARE DA CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI, ALLE PROSSIME REGIONALI, MALGRADO NON ABBIA OTTENUTO NÉ IL TERZO MANDATO, NÉ LA POSSIBILITÀ DI PRESENTARE UNA LISTA A SUO NOME (CON CUI AVREBBE POTUTO PESARE LA SUA FORZA ELETTORALE E SOTTRARRE CONSIGLIERI REGIONALI A FRATELLI D’ITALIA) - PERCHÉ ZAIA SI È PRESTATO A UN’OPERAZIONE DI COSÌ PICCOLO CABOTAGGIO? UNA MOSSA CHE AVVANTAGGIA SOLO SALVINI E FA FELICE LA MELONA, CHE NON CORRONO IL RISCHIO DI FARSI FREGARE I VOTI DA UNA LISTA ZAIA...

giorgia meloni donald trump al sisi tony blair

DAGOREPORT - COME MAI LA MELONISSIMA TROVA IL TEMPO PER SCAPICOLLARSI IL PRIMO NOVEMBRE IN EGITTO PER L’INAUGURAZIONE GRAND EGYPTIAN MUSEUM DI GIZA? - LA SCAMPAGNATA HA COME OBIETTIVO DI AMMALIARE IL LEADER EGIZIANO AL SISI PER AVERE UN POSTO AL TAVOLO DEL “CONSIGLIO DI PACE” CHE DOVRÀ GESTIRE LA DIFFICILE RICOSTRUZIONE DELLA PALESTINA – SE CONVINCERE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, PER LA “BELLISSIMA GIORGIA” (COPY TRUMP) NON È UN GRAN PROBLEMA, PER STREGARE IL MONDO ISLAMICO, UNA GITARELLA IN EGITTO CADE COME IL CACIO SUI MACCHERONI – E DOPO IL RIFIUTO ARABO COME “GOVERNATORE” DI GAZA DI BIGLIET-TONY BLAIR, LA NEFERTARI DER COLLE OPPIO COVEREBBE ADDIRITTURA IL SOGNO DI…