giorgia meloni elly schlein silvia salis dario franceschini matteo renzi giuseppe conte

SAPORE DI SALIS – “SONO UNA MADRE, SONO CATTOLICA, SONO UNA MOGLIE” - PER BATTERE LA COMUNICAZIONE SCALTRA, VELOCISSIMA E ASSERTIVA DI GIORGIA MELONI, SILVIA SALIS HA CAPITO CHE, COME INSEGNA L'OMEOPATIA, IL MALE SI CURA CON IL MALE - E VAI CON IL VERSO ALLA RETORICA PARACULESCA E POPOLARESCA, TANTO CARA ALL'UNDERDOG – LA SINDACA "CIVICA" DI GENOVA, INDIVIDUATA COME IDEALE FEDERATRICE DI UN NUOVO “CENTRO LIBERAL” DA AFFIANCARE AL PD DELLA GRUPPETTARA ELLY SCHLEIN - COME CANDIDATA PREMIER ALLE POLITICHE 2027, CAMPO CAVALLO: NEI PROSSIMI DUE ANNI NESSUNO SA COSA POTRA' SUCCEDERE - RENZI LE FARA’ APRIRE LA LEOPOLDA (FRANCESCHINI APPROVA) - TOSTA, AMBIZIOSA, FURBA, NEL 2023 DISSE: “QUAL È L’ACCUSA CHE MI RIVOLGONO MAGGIORMENTE? “CHE SONO UNA STRONZA..."

 

Fabrizio Roncone per corriere.it - Estratti

 

silvia salis

I neuroni di Giorgia Meloni ed Elly Schlein, per ragioni diverse, sono al lavoro sulla stessa segnalazione di pericolo imminente: tenere d’occhio questa Silvia Salis. Controllare cosa dice, come lo dice. E dove va. Quando, perché. Curiosità strazianti. Dentro una domanda ad alto potenziale drammaturgico: sul serio la tipa ha già messo nel mirino l’ambita poltrona da premier a Palazzo Chigi?

 

(...)

 

Retroscena: Salis sarebbe stata individuata come ideale federatrice di un nuovo «centro» che guardi a sinistra, riformista, con attenzioni specifiche alle esigenze del mondo cattolico e a quello delle imprese, attento a contrastare certe campagne destrorse del governo e, però, poco incline a seguire alcune sfrenate passioni per i diritti civili. A dirigere i lavori per la costruzione di questo soggetto politico, come si sa, c’è Matteo Renzi.  Che «per la Silvia», letteralmente, stravede.

 

La immagina dentro un percorso identico al suo: da primo cittadino a presidente del Consiglio, bruciando tappe e avversari. Nel caso specifico: avversarie. Dario Franceschini, che pure lavora allo stesso progetto nella penombra dell’officina trasformata in ufficio, quartiere Esquilino, Chinatown romana, approva l’identikit della prescelta, ma suggerisce: «Prima, però, facciamole almeno fare per un po’ il sindaco».

 

silvia salis

Lei, di solito, reagisce così: «Preferisco essere chiamata sindaca. Se comunque sindaco vi piace di più, tranquilli: mi volto lo stesso».

 

Comprensibili, le preoccupate suggestioni diffuse tra chi siede a Palazzo Chigi (Meloni) e chi lavora per andarci (Schlein): Salis è tosta e ambiziosa, testardamente ambiziosa e fresca, nuova, sicura, brillante, furba, bella, bionda, spregiudicata, spavalda e competitiva (dieci titoli italiani, due Olimpiadi e tre mondiali: lanciava con il martello, sport di una noia mortale, tutta fatica e forza bruta, ma — appunto — ci sarà un motivo se non ha scelto danza). In più: è consapevole d’essere diventata subito personaggio. 

 

(...) Il dettaglio non sfugge a Elly (che ha da poco cominciato ad essere più disinvolta in tv). E nemmeno a Giorgia, già fuoriclasse del palco. Ricordate? «Sono donna, sono cristiana, sono madre!». Uno slogan che divenne tormentone rap, gospel politico. Ma adesso c’è lei, la Salis, che — addirittura — le fa il verso: «Sono madre, sono cattolica, sono moglie!».

SILVIA SALIS CON MATTEO RENZI

 

Di Fausto Brizzi, regista famoso e suo fan scatenato («Il consiglio che mi ha dato Fausto? Essere chiara nei messaggi»). Hanno un figlio: Eugenio, 23 mesi, che porta il cognome della madre. Scelta non banale. Come un po’ tutto il Wikipedia di Silvia: che inizia con la mamma Tamara, impiegata comunale, e il padre Eugenio, storico militante comunista e custode dell’impianto d’atletica Villa Gentile, nel quartiere genovese di Sturla («Una sera, da neopatentata, rimasi senza benzina. Lui arrivò in soccorso con una tanica e mi disse: «Ricordati che sei figlia di un operaio, nella vita non puoi permetterti di essere imbecille»). Consigli. E destino.

 

Quando lascia l’attività agonistica, Silvia diventa vicepresidente vicario del Coni. Un’intuizione di Giovanni Malagò. Che però resta abbastanza sorpreso — diciamo così — il giorno in cui nel frullatore acceso per la sua successione compare il nome di Silvia e lei invece di dire no, beh, scusate, c’è Giovanni, non scherziamo, lascia che il nome rotoli in giro, perché non si sa mai. «Sono la dimostrazione vivente — ammette — che lo sport è il primo ascensore sociale del Paese».

 

silvia salis

Malagò, signorilmente, finge di non accorgersene e la spedisce a Riad, dove si tiene la finale per la Supercoppa italiana di calcio e dove arriva pure il presidente del Senato, Ignazio La Russa (tifoso interista). Eccola perciò che, raggiante e disinvolta, si aggira tra i tavoli: per poi decidere di dimostrare tutto il suo talento pure nel lancio dei bigliettini da visita.

 

Marco Bucci, da sindaco di Genova per il centrodestra, la premia come «ambasciatrice della città». Lei, a Rep, dice: «Prima ero la candidata perfetta per la destra, poi sono diventata una pericolosa estremista con falce e martello». Nel 2023, il Fatto la intervistò: qual è l’accusa che le rivolgono maggiormente? «Che sono una stronza». In realtà ha capito che in politica conta solo arrivare primi. La medaglia d’argento non esiste.

 

silvia salis

«Mi sveglio alle 6,30 e resto sul tapis roulant un’ora: corro per 10 chilometri e leggo i giornali». In forma smagliante, capelli sciolti, un’eleganza banale e rassicurante, distante dai tailleur Armani di Meloni e dalle giacche sui toni pastello che l’armocromista sceglie per Schlein: finora non ha sbagliato mezza mossa. Un colpo a sinistra, uno al centro. E ogni volta che parla e si gira (ovunque, tra gli applausi): come se spiegasse il personale programma politico.

 

A Sant’Anna di Stazzema («Il fascismo è un mutaforma»). Nelle Marche da Matteo Ricci («I moderati devono consolidare il loro campo»). Poi accoglie Roberto Saviano al teatro Politeama. Sfila al Gay pride. Allestisce una giunta rosa: 7 donne su 12. La sua amministrazione registra 11 figli da coppie di donne

 

silvia salis elly schlein

Quindi va alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia e parla di «sicurezza» (argomento caro a Matteo Salvini) e urla che bisogna «vincere!» (verbo dal rimbombo fascista che, a sinistra, è impronunciabile). Rende omaggio alla Flotilla diretta a Gaza. Aprirà la prossima Leopolda renziana.

 

Non è un underdog. E l’abbiamo vista arrivare. Così torniamo alla domanda iniziale: che cos’ha in mente? Sensazione precisa: la sua partita è di prospettiva. Tradotto: la sfida è con Giorgia Meloni. Le eventuali primarie di coalizione del centrosinistra (con dentro lei, Schlein, Conte, uno di Avs e lo Scalfarotto di turno) qualora dovesse cambiare la legge elettorale, e fosse necessario indicare il nome del candidato premier prima delle elezioni, possono essere un passaggio importante. Forse. Chissà.

silvia salis elly schleinsilvia salis dopo la vittoriasilvia salis - genova silvia salis foto mezzelani gmt 025silvia salis fausto brizzifausto brizzi silvia salisfausto brizzi silvia salis (3)silvia salis selfie dopo la vittoria

Ultimi Dagoreport

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…