
“È STATO DECISO DI LASCIARE A NOI IL MODO CON IL QUALE TRATTARE CON KIEV. E CON L’EUROPA” – LA STAMPA RUSSA ESULTA PER LE PRATERIE CHE TRUMP HA LASCIATO A PUTIN: “KIEV E’ STATA DIMENTICATA” – I TROMBETTIERI DEL CREMLINO GIOISCONO PER LO SPAZIO CHE WASHINGTON CONCEDE A MOSCA: “DOVENDO SCEGLIERE TRA GLI AIUTI ALL’UCRAINA E L’ASSISTENZA AD ISRAELE, GLI USA SI SCHIERERANNO DALLA PARTE DI QUEST’ULTIMO. E LA RUSSIA POTRA’ RAFFORZARE LE SUE POSIZIONI” - “TRUMP INTENDE COINVOLGERE PUTIN NELLA RISOLUZIONE DELL’ESCALATION MEDIORIENTALE, E IN CAMBIO GLI STATI UNITI PERMETTERANNO A MOSCA DI COMPLETARE L’OPERAZIONE SPECIALE ALLE NOSTRE CONDIZIONI” - LE VOCI SULL’EVENTUALE ASILO POLITICO GIÀ ACCORDATO DA PUTIN ALL’AYATOLLAH KHAMENEI…
IL GIOCO DELLA RUSSIA: «AIUTEREMO GLI USA E LORO CI DARANNO VIA LIBERA IN UCRAINA»
Estratto dell’articolo di Marco Imarisio per il “Corriere della Sera”
Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi
«Kiev è stata dimenticata». L’esultanza del tabloid popolare Moskovskij Komsomolets vale come un riassunto della situazione. Sotto al titolo, un articolo che mette insieme la telefonata di buon compleanno di Vladimir Putin a Donald Trump, gli auguri «a nome del popolo americano» dal segretario di Stato Marco Rubio per la Festa della Russia, messaggio che mancava dal 2021, e lo spostamento di sistemi anti droni dal fronte di casa a quello mediorientale. La morale è sempre quella. «È stato finalmente deciso di lasciare a noi il modo con il quale trattare con Kiev. E con l’Europa».
[…] L’unico punto di caduta comune è quello dell’attuale calo dell’attenzione internazionale verso l’Operazione militare speciale. In particolare, di quella dell’America. Ormai tutto viene letto alla luce del nuovo rapporto con gli Usa. Il politologo Malek Dudakov è convinto che la guerra tra Israele e Iran offra il potenziale per migliorare le relazioni tra Stati Uniti e Russia.
«Hanno bisogno di noi: sul piano militare gli Usa sostengono Israele, ma c’è una spaccatura nella loro società, e anche all’interno del Partito repubblicano. Molti chiedono al loro leader di non farsi coinvolgere. Per questo, la mediazione di Vladimir Putin non è un semplice aiuto, ma una necessità per evitare una escalation che obbligherebbe Trump ad agire».
la telefonata tra donald trump e vladimir putin
L’eventuale intervento in un negoziato mediorientale non viene letto in alcun modo come un atto utile a ridare prestigio internazionale alla Russia, per la semplice ragione che i media di Stato sono sempre stati zelanti nel sottolineare la centralità di Putin in chiave antioccidentale. L’unica interpretazione di questo nuovo conflitto è il semplice do ut des .
Poco importa se l’Iran è uno storico alleato con il quale sei mesi fa era stato rinnovato un patto di collaborazione militare. […] E qui si torna al titolo iniziale. All’interesse russo, che consiste nell’avere mani libere in una Ucraina lontana dai pensieri di tutti. «In teoria, a seguito della guerra tra Iran e Israele, Volodymyr Zelensky potrebbe trovarsi da solo di fronte allo sguardo gelido di Putin e al volto distorto dalla rabbia del popolo ucraino» scrive un Sergey Markov lirico e cinico al tempo stesso […]
L’economista Mikhail Khazin, nome in sicura ascesa nelle scalette dei talk show di propaganda, pensa che questo conflitto inevitabilmente indebolirà e forse troncherà il sostegno occidentale all’Ucraina. «E la Russia non si lascerà sfuggire la chance utilizzando la situazione per rafforzare le sue posizioni. Dovendo scegliere tra gli aiuti all’Ucraina e l’assistenza ad Israele, gli Usa senza esitazioni si schiereranno dalla parte di quest’ultimo».
Anche nella galassia ultranazionalista si torna sempre a Trump, e all’eventuale baratto tra due conflitti. «Oggi più che mai — scrive il sito Tsargrad — il presidente Usa potrebbe puntare a una conclusione accelerata della guerra ucraina, dal momento che la Casa Bianca non è in grado di gestire contemporaneamente due grandi scontri per procura. Trump intende coinvolgere Putin nella risoluzione dell’escalation mediorientale, e in cambio gli Stati Uniti permetteranno a Mosca di completare l’Operazione speciale alle nostre condizioni». Corrono voci sull’eventuale asilo politico già accordato all’ayatollah Khamenei e ai suoi più stretti collaboratori. Ma al momento il Cremlino tace. […]